Una liturgia viva per una Chiesa viva
Celebrare i sacramenti per vivere la fede
di Bruno Forte
Relazione tenuta in occasione del
SETTIMANA LITURGICA NAZIONALE -
70MO ANNIVERSARIO DEL CAL
(Roma, 21-24 agosto 2017)
SETTIMANA LITURGICA NAZIONALE -
70MO ANNIVERSARIO DEL CAL
(Roma, 21-24 agosto 2017)
1. Per una liturgia viva - 2. Dal Padre al Padre - 3. Per Cristo, il Figlio venuto fra noi - 4. Nella forza del Paraclito - 5. La comunione ai santi doni - 6. L’“ethos” sacramentale - 7. “Communio sacramentorum” - 8. “Communio Sancti” – “communio sanctorum” - 9. Communio viatorum -
Conclusione La riflessione che segue intende rispondere a tre domande: in che cosa consiste una liturgia viva? Come una tale liturgia ci rende partecipi della vita divina trinitaria? Come questa partecipazione, attuata attraverso gli eventi sacramentali, è fonte e culmine di una Chiesa viva nella fede? Dalle risposte date potrà delinearsi il modo in cui la celebrazione dei sacramenti si offre quale sorgente sempre nuova ed efficace di vita cristiana piena e vivificante. Articolo la riflessione in nove brevi tappe, tante quante sono le luci del candelabro di “ḥănukkāh”, la festa ebraica dell'inaugurazione del tempio, celebrazione del sempre nuovo inizio che la fede nel Dio dell’alleanza consente di vivere, festa della luce che viene a diradare le tenebre. Questo simbolismo - anche se puramente formale - vuole essere un richiamo alla radicazione della liturgia cristiana in quella del popolo eletto fra i popoli, pur nell’assoluta novità rappresentata dall’incarnazione del Verbo. Lo stesso Signore Gesù, peraltro, nei giorni della Sua carne celebrò fedelmente le festività liturgiche d’Israele e anche nell’istituzione dell’Ultima Cena volle offrire il dono dell’eucaristia, culmine e fonte della vita del Suo popolo, nel contesto della liturgia pasquale ebraica.
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L’essenza della liturgia consiste dunque nel pregare Dio nello stesso mistero di Dio, in unione al Cristo, che si rende presente nella pienezza del suo mistero pasquale per l’azione dello Spirito Santo. Gesù stesso, peraltro, ha introdotto i suoi nel mistero trinitario quando ha insegnato loro a pregare: “Voi dunque pregate così: Padre nostro...” (Mt 6,9; cf. Lc 11,2). Nella preghiera liturgica il cristiano sperimenta il mistero della filiazione divina: egli non sta davanti a Dio come dinanzi a una divinità indifferente, adorabile e terribile, ma dimora in Lui nello Spirito, per il Figlio, come figlio nel mistero del Padre. “Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo, che grida: Abba - Padre!” (Gal 4,6; cf. Rm 8,15). Perciò la liturgia è terreno d’avvento, luogo della venuta sempre nuova della Trinità nella storia, mistero d’alleanza fra la storia eterna di Dio e la storia dell’umanità: in essa la storia viene accolta nel grembo della Trinità e la Trinità viene ad abitare nel cuore dell’uomo e della storia. È in essa che si compie in pienezza la santificazione del tempo. Si potrebbe affermare che il mistero dell’incontro fra l’eternità e il tempo - attuato nella liturgia - consiste nell’ingresso della comunità celebrante nella Trinità Santa: pregare, per il cristiano, non è pregare un Dio, ma pregare in Dio! Nello Spirito per il Figlio la liturgia si rivolge a Dio Padre, da cui per Cristo e nello Spirito viene a noi ogni dono.
... La vita morale del cristiano non è altro che “conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Fil 3,10s). La gioia dei risorti è esperienza della vittoria di Pasqua, in cui tutto l’uomo e ogni uomo è accolto con Cristo in Dio. Ed è proprio attraverso questo lasciarsi accogliere nell’accoglienza del Figlio che la liturgia educa all’accoglienza degli altri in Lui. Così la liturgia genera la compagnia della fede e della vita: in essa i molti diventano l’unico Corpo del Signore, vivente nel tempo. Il senso della Chiesa si nutre perciò alle sorgenti dell’esperienza del mistero, che è la liturgia, ingresso dell’eternità nel tempo: chi vive la liturgia ama la Chiesa, e chi ama la Chiesa vive veramente la liturgia! Oltre la compagnia della fede, però, anche la compagnia della vita si radica nella realtà dell’essere accolti nel Cristo (cf. il racconto della lavanda dei piedi in Gv 13, che corrisponde nel quarto vangelo alla “liturgia” dell’ultima cena). La compagnia della vita è pane condiviso (da cum e panis), solidarietà dell’“essere con”, prima che dell’“essere per”: in questo senso dalla liturgia nasce la solidarietà; in essa s’impara a portare gli uni i pesi degli altri.
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