venerdì 1 settembre 2017

«Dio ci vuole capaci di sognare come Lui e con Lui, mentre camminiamo ben attenti alla realtà. Sognare un mondo diverso.» Papa Francesco Udienza 30/08/2017 (foto, testo e video)

UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 30 agosto 2017

Il rapporto tra la speranza e la memoria, con particolare riferimento alla memoria della vocazione, è stato al centro della catechesi svolta da Papa Francesco all’udienza generale di oggi, in piazza san Pietro alla presenza di circa novemila pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. 
Come di consueto Papa Francesco prima della catechesi ha salutato tutti i fedeli radunati in piazza; subito ha fatto salire sulla jeep numerosi bambini emozionati e felici; numerose le soste per baciare i bambini, alcuni molto piccoli...







“Il battesimo significa per noi la certezza di una nuova vita.” Lo hanno dichiarato alcuni profughi nigeriani, con i quali si è soffermato Papa Francesco al termine dell'udienza, facevano parte di un gruppo di 14 rifugiati nigeriani, che il 16 agosto scorso hanno ricevuto il sacramento del battesimo nell’antica cattedrale di Chiusi, in provincia di Siena, dalle mani del vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, mons. Stefano Manetti.

Alla fine dell’Udienza generale di mercoledì 30 agosto 2017, papa Francesco ha salutato anche i giocatori e lo staff della Chapecoense, la squadra di calcio brasiliana che in un incidente aereo nei pressi della città colombiana di Medellin ha perso nel novembre scorso quasi tutti i suoi giocatori.


La Speranza cristiana - La memoria della vocazione ravviva la speranza.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi vorrei ritornare su un tema importante: il rapporto tra la speranza e la memoria, con particolare riferimento alla memoria della vocazione. E prendo come icona la chiamata dei primi discepoli di Gesù. Nella loro memoria rimase talmente impressa questa esperienza, che qualcuno ne registrò perfino l’ora: «Erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,39). L’evangelista Giovanni racconta l’episodio come un nitido ricordo di gioventù, rimasto intatto nella sua memoria di anziano: perché Giovanni scrisse queste cose quando era già anziano.

L’incontro era avvenuto vicino al fiume Giordano, dove Giovanni Battista battezzava; e quei giovani galilei avevano scelto il Battista come guida spirituale. Un giorno venne Gesù, e si fece battezzare nel fiume. Il giorno seguente passò di nuovo, e allora il Battezzatore – cioè, Giovanni il Battista – disse a due dei suoi discepoli: «Ecco l’agnello di Dio!» (v. 36).

E per quei due è la “scintilla”. Lasciano il loro primo maestro e si mettono alla sequela di Gesù. Sul cammino, Lui si gira verso di loro e pone la domanda decisiva: «Che cosa cercate?» (v. 38). Gesù appare nei Vangeli come un esperto del cuore umano. In quel momento aveva incontrato due giovani in ricerca, sanamente inquieti. In effetti, che giovinezza è una giovinezza soddisfatta, senza una domanda di senso? I giovani che non cercano nulla non sono giovani, sono in pensione, sono invecchiati prima del tempo. E’ triste vedere giovani in pensione … E Gesù, attraverso tutto il Vangelo, in tutti gli incontri che gli capitano lungo la strada, appare come un “incendiario” dei cuori. Da qui quella sua domanda che cerca di far emergere il desiderio di vita e di felicità che ogni giovane si porta dentro: “che cosa cerchi?”
Anche io vorrei oggi domandare ai giovani che sono qui in piazza e a quelli che ascoltano per i media: “Tu, che sei giovane, che cosa cerchi? Che cosa cerchi nel tuo cuore?”.

La vocazione di Giovanni e di Andrea parte così: è l’inizio di un’amicizia con Gesù talmente forte da imporre una comunanza di vita e di passioni con Lui. I due discepoli cominciano a stare con Gesù e subito si trasformano in missionari, perché quando finisce l’incontro non tornano a casa tranquilli: tant’è vero che i loro rispettivi fratelli – Simone e Giacomo – vengono presto coinvolti nella sequela. Sono andati da loro e hanno detto: “Abbiamo trovato il Messia, abbiamo trovato un grande profeta”: danno la notizia. Sono missionari di quell’incontro. Fu un incontro così toccante, così felice che i discepoli ricorderanno per sempre quel giorno che illuminò e orientò la loro giovinezza.

Come si scopre la propria vocazione in questo mondo? La si può scoprire in tanti modi, ma questa pagina di Vangelo ci dice che il primo indicatore è la gioia dell’incontro con Gesù. Matrimonio, vita consacrata, sacerdozio: ogni vocazione vera inizia con un incontro con Gesù che ci dona una gioia e una speranza nuova; e ci conduce, anche attraverso prove e difficoltà, a un incontro sempre più pieno, cresce, quell’incontro, più grande, l’incontro con Lui e alla pienezza della gioia.

Il Signore non vuole uomini e donne che camminano dietro a Lui di malavoglia, senza avere nel cuore il vento della letizia. Voi, che siete in piazza, vi domando – ognuno risponda a se stesso - voi avete nel cuore il vento della letizia? Ognuno si chieda: “Io ho dentro di me, nel cuore, il vento della letizia?”. Gesù vuole persone che hanno sperimentato che stare con Lui dona una felicità immensa, che si può rinnovare ogni giorno della vita. Un discepolo del Regno di Dio che non sia gioioso non evangelizza questo mondo, è uno triste. Si diventa predicatori di Gesù non affinando le armi della retorica: tu puoi parlare, parlare, parlare ma se non c’è un’altra cosa … Come si diventa predicatori di Gesù? Custodendo negli occhi il luccichio della vera felicità. Vediamo tanti cristiani, anche tra noi, che con gli occhi ti trasmettono la gioia della fede: con gli occhi!

Per questo motivo il cristiano – come la Vergine Maria – custodisce la fiamma del suo innamoramento: innamorati di Gesù. Certo, ci sono prove nella vita, ci sono momenti in cui bisogna andare avanti nonostante il freddo e i venti contrari, nonostante tante amarezze. Però i cristiani conoscono la strada che conduce a quel sacro fuoco che li ha accesi una volta per sempre.

Ma per favore, mi raccomando: non diamo retta alle persone deluse e infelici; non ascoltiamo chi raccomanda cinicamente di non coltivare speranze nella vita; non fidiamoci di chi spegne sul nascere ogni entusiasmo dicendo che nessuna impresa vale il sacrificio di tutta una vita; non ascoltiamo i “vecchi” di cuore che soffocano l’euforia giovanile. Andiamo dai vecchi che hanno gli occhi brillanti di speranza! Coltiviamo invece sane utopie: Dio ci vuole capaci di sognare come Lui e con Lui, mentre camminiamo ben attenti alla realtà. Sognare un mondo diverso. E se un sogno si spegne, tornare a sognarlo di nuovo, attingendo con speranza alla memoria delle origini, a quelle braci che, forse dopo una vita non tanto buona, sono nascoste sotto le ceneri del primo incontro con Gesù.

Ecco dunque una dinamica fondamentale della vita cristiana: ricordarsi di Gesù. Paolo diceva al suo discepolo: «Ricordati di Gesù Cristo» (2Tm 2,8); questo il consiglio del grande San Paolo: «Ricordati di Gesù Cristo». Ricordarsi di Gesù, del fuoco d’amore con cui un giorno abbiamo concepito la nostra vita come un progetto di bene, e ravvivare con questa fiamma la nostra speranza.

Guarda il video della catechesi


Saluti:
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APPELLO

Dopodomani, 1 settembre, ricorrerà la Giornata di preghiera per la cura del creato. In questa occasione, io e il caro fratello Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, abbiamo preparato insieme un Messaggio. In esso invitiamo tutti ad assumere un atteggiamento rispettoso e responsabile verso il creato. Facciamo inoltre appello, a quanti occupano ruoli influenti, ad ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri, che più soffrono per gli squilibri ecologici.


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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. ...

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Cari giovani, tornando dopo le vacanze alle consuete attività, sappiate trovare ogni giorno il tempo per il vostro dialogo con Dio e diffondete attorno a voi la sua luce e la sua pace. Voi, cari malati, trovate conforto nel Signore Gesù, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo. E voi, cari sposi novelli, imparate a pregare insieme, nell’intimità domestica, affinché il vostro amore sia sempre più vero, fecondo e duraturo.

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