venerdì 16 giugno 2017

«Nessuno di noi può vivere senza amore. Tutti siamo figli amati di Dio.» Papa Francesco Udienza Generale 14/06/2017 (Foto, testo e video)

Piazza San Pietro
Mercoledì, 14 giugno 2017

«Oggi faremo l’udienza in due posti diversi, ma saremo uniti con il maxischermo, così voi sarete più comodi qui, perché in piazza il caldo batte! Sarà un bagno turco, oggi…». Così il Papa che, intorno alle 9, si è recato in aula Paolo VI, dove i gruppi dei malati sono sistemati per sfuggire al caldo ormai estivo che si percepisce in piazza San Pietro. Papa Francesco si è trattenuto un po’ con loro e ha pregato insieme prima di tenere l’udienza in piazza.


Parole del Santo Padre ai malati riuniti nell'Aula Paolo VI all'inizio dell'Udienza Generale

Buongiorno a tutti voi!

Accomodatevi, accomodatevi …

Oggi faremo l’udienza in due posti diversi, ma saremo uniti con il maxischermo, così voi sarete più comodi qui, perché in piazza il caldo batte! Sarà un bagno turco, oggi…

Grazie tante per essere venuti. E dopo ascoltate quello che dirò, ma con il cuore unito a quelli che sono in piazza: la Chiesa è così. Un gruppo è qui, un altro là, un altro là, ma tutti sono uniti. E chi unisce la Chiesa? Lo Spirito Santo. Preghiamo lo Spirito Santo perché ci unisca tutti oggi, in questa udienza.

Veni, Sancte Spiritus…

Padre Nostro…

Ave o Maria,…

E adesso vi do la benedizione.

[benedizione]

Grazie tante e pregate per me: non dimenticatevi! E continuiamo a vederci…


 Il Papa si è quindi spostato in piazza San Pietro, a bordo della jeep bianca scoperta, alle 9.25. Nonostante il caldo afoso su Roma è stato accolto da 12mila fedeli muniti di cappellini per proteggersi dal solleone. Molti gli striscioni variopinti e colorati, tra cui quello dei bambini della Prima comunione di Prosacco, con scritte giganti rosse che inneggiano al suo nome e sono accompagnate da un cuore rosso, e le bandiere variopinte, comprese quelle bianco e azzurre dell’Argentina. In piazza, tra gli altri, anche 15 fedeli provenienti da Hong Kong e 20 da Seoul, in Corea del Sud. Appena sceso dalla “papamobile”, prima di compiere a piedi l’ultimo tratto fino alla sua postazione al centro del sagrato, Francesco ha salutato alcuni fedeli, tra cui alcuni ragazzi, della prima fila, che lo avevano richiamato a gran voce.


Al termine dell’Udienza generale, i due vescovi di Stoccolma — il cattolico Anders Arborelius e la luterana Antje Jackelén — hanno consegnato a papa Francesco un’icona di San Francesco d’Assisi per ringraziarlo per il suo viaggio a Lund e Malmö in occasione del 500° anniversario della Riforma di Martin Lutero. L’immagine, che rappresenta l’incontro di San Francesco con il lupo di Gubbio, è stata realizzata da uno dei più noti pittori di icone del mondo scandinavo, lo svedese Lars Gerdmar, il quale ha partecipato alla cerimonia di consegna del dipinto.


La Speranza cristiana - 26. Figli amati, certezza della Speranza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi facciamo questa udienza in due posti, ma collegati nei maxischermi: gli ammalati, perché non soffrano tanto il caldo, sono in Aula Paolo VI, e noi qui. Ma rimaniamo tutti insieme e ci collega lo Spirito Santo, che è colui che fa sempre l’unità. Salutiamo quelli che sono in Aula!

Nessuno di noi può vivere senza amore. E una brutta schiavitù in cui possiamo cadere è quella di ritenere che l’amore vada meritato. Forse buona parte dell’angoscia dell’uomo contemporaneo deriva da questo: credere che se non siamo forti, attraenti e belli, allora nessuno si occuperà di noi. Tante persone oggi cercano una visibilità solo per colmare un vuoto interiore: come se fossimo persone eternamente bisognose di conferme. Però, ve lo immaginate un mondo dove tutti mendicano motivi per suscitare l’attenzione altrui, e nessuno invece è disposto a voler bene gratuitamente a un’altra persona? Immaginate un mondo così: un mondo senza la gratuità del voler bene! Sembra un mondo umano, ma in realtà è un inferno. Tanti narcisismi dell’uomo nascono da un sentimento di solitudine e di orfanezza. Dietro tanti comportamenti apparentemente inspiegabili si cela una domanda: possibile che io non meriti di essere chiamato per nome, cioè di essere amato? Perché l’amore sempre chiama per nome …

Quando a non essere o non sentirsi amato è un adolescente, allora può nascere la violenza. Dietro tante forme di odio sociale e di teppismo c’è spesso un cuore che non è stato riconosciuto. Non esistono bambini cattivi, come non esistono adolescenti del tutto malvagi, ma esistono persone infelici. E che cosa può renderci felici se non l’esperienza dell’amore dato e ricevuto? La vita dell’essere umano è uno scambio di sguardi: qualcuno che guardandoci ci strappa il primo sorriso, e noi che gratuitamente sorridiamo a chi sta chiuso nella tristezza, e così gli apriamo una via di uscita. Scambio di sguardi: guardare negli occhi e si aprono le porte del cuore.

Il primo passo che Dio compie verso di noi è quello di un amore anticipante e incondizionato. Dio ama per primo. Dio non ci ama perché in noi c’è qualche ragione che suscita amore. Dio ci ama perché Egli stesso è amore, e l’amore tende per sua natura a diffondersi, a donarsi. Dio non lega neppure la sua benevolenza alla nostra conversione: semmai questa è una conseguenza dell’amore di Dio. San Paolo lo dice in maniera perfetta: «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). Mentre eravamo ancora peccatori. Un amore incondizionato. Eravamo “lontani”, come il figlio prodigo della parabola: «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione…» (Lc 15,20). Per amore nostro Dio ha compiuto un esodo da Se stesso, per venirci a trovare in questa landa dove era insensato che lui transitasse. Dio ci ha voluto bene anche quando eravamo sbagliati.

Chi di noi ama in questa maniera, se non chi è padre o madre? Una mamma continua a voler bene a suo figlio anche quando questo figlio è in carcere. Io ricordo tante mamme, che facevano la fila per entrare in carcere, nella mia precedente diocesi. E non si vergognavano. Il figlio era in carcere, ma era il loro figlio. E soffrivano tante umiliazioni nelle perquisizioni, prima di entrare, ma: “E’ il mio figlio!”. “Ma, signora, suo figlio è un delinquente!” – “E’ il mio figlio!”. Soltanto questo amore di madre e di padre ci fa capire come è l’amore di Dio. Una madre non chiede la cancellazione della giustizia umana, perché ogni errore esige una redenzione, però una madre non smette mai di soffrire per il proprio figlio. Lo ama anche quando è peccatore. Dio fa la stessa cosa con noi: siamo i suoi figli amati! Ma può essere che Dio abbia alcuni figli che non ami? No. Tutti siamo figli amati di Dio. Non c’è alcuna maledizione sulla nostra vita, ma solo una benevola parola di Dio, che ha tratto la nostra esistenza dal nulla. La verità di tutto è quella relazione di amore che lega il Padre con il Figlio mediante lo Spirito Santo, relazione in cui noi siamo accolti per grazia. In Lui, in Cristo Gesù, noi siamo stati voluti, amati, desiderati. C’è Qualcuno che ha impresso in noi una bellezza primordiale, che nessun peccato, nessuna scelta sbagliata potrà mai cancellare del tutto. Noi siamo sempre, davanti agli occhi di Dio, piccole fontane fatte per zampillare acqua buona. Lo disse Gesù alla donna samaritana: «L’acqua che io [ti] darò diventerà in [te] una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14).

Per cambiare il cuore di una persona infelice, qual è la medicina? Qual è la medicina per cambiare il cuore di una persona che non è felice? [rispondono: l’amore] Più forte! [gridano: l’amore!] Bravi! Bravi, bravi tutti! E come si fa sentire alla persona che uno l’ama? Bisogna anzitutto abbracciarla. Farle sentire che è desiderata, che è importante, e smetterà di essere triste. Amore chiama amore, in modo più forte di quanto l’odio chiami la morte. Gesù non è morto e risorto per se stesso, ma per noi, perché i nostri peccati siano perdonati. È dunque tempo di risurrezione per tutti: tempo di risollevare i poveri dallo scoraggiamento, soprattutto coloro che giacciono nel sepolcro da un tempo ben più lungo di tre giorni. Soffia qui, sui nostri visi, un vento di liberazione. Germoglia qui il dono della speranza. E la speranza è quella di Dio Padre che ci ama come noi siamo: ci ama sempre e tutti. Grazie!

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Saluti:
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Do il benvenuto ai pellegrini di lingua italiana!

Accolgo i sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia e li incoraggio ad essere Pastori secondo il cuore di Dio, come pure l’Associazione “Carità senza confini” della Diocesi di San Marino-Montefeltro in occasione dei venti anni di attività.

Saluto l’unione italiana ciechi di Rossano Calabro; la Fondazione Silvana Angelucci di diverse regioni italiane e l’Associazione Culturale Reatium, che commemora la figura di Papa San Zosimo. Saluto i fedeli di Corridonia, Altamura e Potenza. Un pensiero speciale ai familiari dei militari deceduti in missioni di pace: vi sono vicino con l’affetto, il conforto e l’incoraggiamento.

Saluto infine i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Ieri abbiamo ricordato nella liturgia Sant’Antonio di Padova, “insigne predicatore e patrono dei poveri e dei sofferenti”. Cari giovani, imitate la linearità della sua vita cristiana; cari ammalati, non stancatevi di chiedere a Dio Padre con la sua intercessione ciò di cui avete bisogno; e voi, cari sposi novelli, alla sua scuola gareggiate nella conoscenza della Parola di Dio.


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