domenica 23 aprile 2017

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n.23/2016-2017 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea' 
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo: 
Gv 20,19-31



Dopo essere apparso a Maria di Màgdala, ora il Risorto si fa presente ai suoi discepoli che, per paura, sono rinchiusi nella casa. "Essi, del cenacolo, ne hanno fatto una tomba: mentre il sepolcro di Gesù è aperto e vuoto, il luogo dove sono riuniti è sprangato e puzza di morte, come il loro cuore". Ma il Vivente fa irruzione anche nella nostra morte e ci mostra le mani e il costato, segni dell'amore del Padre per il mondo, dalle cui ferite scaturisce la nostra salvezza (cfr. Is 53,5). E perché anche noi possiamo vivere da risorti, ci dona la sua Pace e ci immerge nel suo Spirito che già ci aveva anticipato sulla croce (19,30.34), nel suo Soffio di vita, la vita del Padre che adesso diviene anche nostra. "Lo Spirito che si posò e dimorò sull'Agnello di Dio (1,32-33) ora è alitato anche su di noi perché anche noi possiamo continuare la sua opera di riconciliazione: è la Pentecoste !"(cit.). 
Ma è una comunità imperfetta, già orfana di Giuda, adesso è priva anche di Tommaso, il gemello di Gesù e nostro. Egli è fuori dal gruppo dei discepoli che hanno visto il Risorto e ricevuto il suo Spirito, e non crede alla testimonianza dei suoi fratelli, pretendendo una prova. Gesù però non gli concede apparizioni particolari, ma si rende presente solo all'interno della comunità, "otto giorni dopo", durante la Celebrazione Eucaristica. Come Tommaso, anche noi oggi siamo chiamati ad avere fede senza "vedere e toccare". Facciamo esperienza di Gesù, Crocifisso e Risorto, nella sua Parola di vita che illumina i nostri passi, nell'Eucaristia che ci nutre nel cammino della fede, e nella carne sofferente del Povero, Sacramento Vivente e Santo della presenza di Dio fra gli uomini, davanti alle cui piaghe siamo chiamati ad esclamare: "Signore mio e Dio mio !"