mercoledì 19 aprile 2017

La preghiera di Asia Bibi per la Pasqua: "Gesù, spezza le mie catene"



ASIA BIBI, DAL CARCERE, PER PASQUA:
«GESÙ, SPEZZA LE MIE CATENE»


Ha celebrato Pasqua qualche giorno prima: lo ha fatto, per la precisione il 13 aprile, Giovedì Santo. In carcere dal 2009 e condannata a morte per blasfemia ha consumato nella cella in cui è rinchiusa una cena frugale in compagnia del marito, Ashiq, e del tutore della sua famiglia, Joseph Nadeem, ha scambiato con loro gli auguri per l'imminente festività e - su un pezzo di carta recuperato in prigione - ha scritto una supplica a Dio invocando dal Padre la grazia di rimuovere gli ostacoli, alleviando le sue sofferenze indicibili. «Ti prego Gesù di donarmi la libertà, spezza le mie catene, fa’ che il mio cuore possa librarsi al di là di queste sbarre», ha scritto. Asia Bibi ha anche pregato per i suoi nemici , ribadendo di aver perdonato coloro che le hanno fatto del male. Infine ha rivolto un appello al Papa chiedendogli di non dimenticarsi di pregare per lei. 

E mentre il caso di Asia Bib, otto anni dopo l’arresto della donna, resta in attesa dell’ultima parola che dev'essere detta dalla Corte suprema, la blasfemia e la legge che la punisce anche con l'ergastolo e con la pena capitale, continua a far discutere e a scandalizzare. Spesso si accusa qualcuno di aver offeso l'islam e Maometto per banali motivi di invidia o per vendette personali. In molti casi non vengono addotte convincenti prove a carico ovvero non vengono garantiti a dovere i diritti della difesa. E capita cyhe una denuncia, vera o falsa che sia, scateni una violenza inaudita. L’ultimo sconcertante episodio è avvento all’Università Abdul Wali Khan di Mardan (nella provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa) dove, nei giorni scorsi, Mashal Khan, studente di giornalismo, è stato torturato e ucciso a colpi d’arma da fuoco da compagni che lo accusavano di blasfemia. Allungando così la lista delle esecuzioni extragiudiziali motivate da presunta blasfemia: 66, negli ultimi 27 anni,

Fortunatamente ci sono anche notizie di segno opposto. Ne dà conto Paolo Affatato sull'agenzia Fides. In Pakistan, infatti, esistono anche cristiani e musulmani che vogliono costruire la pace sociale e religiosa nella nazione e, con questo intento, hanno lanciato una campagna che ha scelto il simbolo dell’ulivo per indicare l’impegno comune a favore della pace e dell'armonia.Fides ha sottolineato in particolar modo che la Commissione nazionale per il dialogo interreligioso e l'ecumenismo della Conferenza episcopale del Pakistan ha avviato in tutte le diocesi del Pakistan una simbolica campagna finalizzata a piantare ulivi in scuole, chiese, moschee, madrase, seminari, istituzioni cristiane e islamiche. “L'ulivo è un albero sempre verde. Il ramo d'ulivo è un simbolo di abbondanza, gloria e pace. L'ulivo è il simbolo di pace, saggezza, gloria, fertilità, potenza e purezza. La colomba ha portato un ramo di olivo e Noè per dimostrare che il diluvio era finito. L'olivo e l'olio di oliva sono menzionati sette volte nel Sacro Corano e l'olivo è lodato come un frutto prezioso”, ha ricodato pade Francis Nadeem, Segretario esecutivo della Commissione.

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Imam pakistani chiedono che Asia Bibi, la madre cristiana rinchiusa da sette anni nel braccio della morte per presunta blasfemia, venga impiccata. Secondo alcuni noti predicatori islamici, il linciaggio dello studente di Mardan, ucciso, denudato e torturato per offese al profeta, sarebbe “colpa” di Asia e del fatto che presunti blasfemi come lei non sono ancora stati puniti. Il mufti Muhammad Haneef Qureshi ha affermato davanti alle telecamere: “Se i peccatori venissero dichiarati blasfemi dai tribunali, senza che vengano concesse loro proroghe nella pena, gli studenti non agirebbero in quella maniera. Le persone hanno perso fiducia nello Stato, a causa della noncuranza delle istituzioni e del loro silenzio criminale. Incidenti come quello della Wali Khan University continueranno fino a quando verrà offeso il loro sentimento religioso”.

Ad AsiaNews p. Emmanuel Yousaf Mani, direttore della Commissione nazionale Giustizia e pace (Ncjp) della Conferenza episcopale pakistana, condanna le “errate dichiarazioni” degli imam: “Essi dovrebbero guardare in faccia la realtà. Essi devono scoraggiare le persone ad assumere la legge nelle proprie mani. Le moschee dovrebbero fermare questi annunci provocatori”.

Come il mufti, anche altri imam hanno chiesto che venga eseguita la sentenza di morte contro Asia Bibi. Secondo gli islamici, se la donna venisse impiccata, la sua esecuzione fungerebbe da deterrente contro le violenze di massa. In questo modo i leader islamici giustificano l’atroce episodio avvenuto la scorsa settimana nel campus dell’università di Mardan, dove il 23enne Mashal Khan è stato linciato a morte con l’accusa di aver pubblicato su Facebook commenti a favore della fede ahmadi.
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