martedì 18 aprile 2017

"Bisogna lottare con Gesù per la vita! Si può lottare." Mons. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna - Omelia Veglia Pasquale 2017

Bisogna lottare con Gesù per la vita!
 Si può lottare.
 La Pasqua è un grido di speranza per vincere le tenebre 
che vogliono avvolgere il mondo e oscurare i sentimenti.



Mons. Matteo Zuppi, 
Arcivescovo di Bologna 
Sabato 15 Aprile 2017, 
Cattedrale
Veglia Pasquale 2017


Omelia  

"Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa". 
Ecco il segreto di questa notte, che fa splendere il sole nato nel mondo per liberare gli uomini dalla loro ombra di morte. E' un trionfo al contrario, affidato a due donne, tutto umano, che appare insignificante ai grandi e così diverso dalle vittorie degli uomini. Non disprezziamo mai l'amore, perché lì c'è tutta la forza della Pasqua! E' il grido che aspetta un mondo senza pasqua, ingannato da promesse di benessere che evitano e nascondono il male. La Pasqua è lotta, terribile, dolorosa, umanissima, vera. La morte aveva vinto. Gesù non ha ascoltato la tentazione del "salva te stesso" e, chicco di grano, si è lasciato gettare a terra per non restare solo. Dio non resta solo, perché non è buono per l'uomo essere solo. E Dio stesso non vuole essere solo. Ci cerca. Ci vuole, ci ama, ci apre la via del cielo, ci prepara un posto nella sua casa con tante dimore e ci insegna a conoscere la via. La apre lui stesso, come una nuova creazione, spalancandola per primo ad un ladro crocifisso come siamo ognuno di noi. Qui capiamo la sua onnipotenza: amare fino alla fine e sperimentare il perdere tutto. 
Solo Maria e Giovanni, il discepolo che ama sono rimasti con lui. E' la famiglia di Dio. Chi resta sotto la croce, chi non scappa dal male, vede anche per primo il sepolcro! Giovanni nell'amore trova la forza che gli altri discepoli, quelli della spada, dell'orgoglioso coraggio e della grandi promesse, della discussione sul più grande, non ebbero. Giovanni era il più piccolo, quindi per certi versi il più indifeso, ma sentiva l'amore di Gesù. Non c'è bisogno di scelte difficili, impossibili, di un coraggio che nessuno ha e può darsi. C'è bisogno di amare, di aiutare questa madre, di esserle amica come le altre Maria che non smettono di amare Gesù. La Madre non abbandona suo figlio. La chiesa non vuole abbandonare nessuna croce dove è appesa l'umanità. Insiste per ricordare tutte le vittime innocenti di un mondo che non combatte contro il male, che si rassegna, che spera solo non lo riguardi, che non sa più dov'è il suo fratello, che gioca con le armi, che alza troppi muri, che si volta dall'altra parte, che si abitua al dolore degli innocenti. La Madre chiesa resta vicino alla sofferenza di ogni fratello più piccolo di Gesù e non può accettare che nessuno sia perduto. Aiutiamo anche noi questa madre andando anche noi in tanti sepolcri dove la vita è nascosta, considerata finita. A volte sono sepolcri nascosti nei cuori disillusi, morti all'amore perché pieni di odio o di disperazione. Saranno le nostre vere visite pasquali. Portiamo lì un po' di questa luce di amore più forte della morte e della solitudine. Non misuriamo i frutti: amiamo sempre, dovunque e comunque e vedremo che le situazioni cambieranno. L'amore non è mai perso! E' il chicco che non cade che è perso! Questa luce è accesa per noi, ma è anche affidata perché possa arrivare a tutti. Gesù non ha lasciato altro, solo questa luce, Vangelo di amore che salva. Portiamola a chi ne ha bisogno e aspetta la Pasqua nel buio. Come è avvenuto questa notte con le nostre piccole luci: comunicarle non ha diminuito il suo splendore, ma è cresciuto. La morte è sconfitta per sempre! Solo l'amore rende piena la vita. Non è un ottimismo vago, funzionale a un benessere senza vita vera. E' speranza, sofferta, piena di lacrime ma anche di gioia senza fine. C'è tanto bisogno di speranza vera, di Pasqua! Ce lo ricordano i fratelli più piccoli di Gesù, che con la loro povertà e sofferenza inquietano un mondo finto che rincorre un benessere senza prossimo. Pasqua la chiedono e la capiscono quanti sono sprofondati nell'orrore del buio, persi nel mare mediterraneo che è un cimitero o sotto le bombe di una guerra che distrugge tutto. Cerca la luce chi è torturato dalla solitudine e nel corpo sente il fallimento degli anni che non sono accompagnati dall'amicizia e dalla protezione degli uomini, chi sperimenta la durezza della disoccupazione, i troppi che aspettano invano una stabile. Cerca luce chi invece di trovare l'amicizia di cui ha bisogno finisce prigioniero delle tante dipendenze o chi vive la solitudine amara di tanti contatti virtuali e compulsivi, presentissimi ma anche inesistenti. Cercano luce i peccatori che non scappano dal proprio peccato, che non si credono a posto perché imbiancati fuori, che fanno i conti con se stessi senza barare con le giustificazioni, che si lasciano guardare ed amare così come sono dagli occhi buoni di Dio. Abbiamo bisogno di questa luce, necessaria più del pane. "Bisogna sapersi perduti per voler essere salvati", scriveva Delbrel. Siamo perduti nel naufragio della vita. Bisogna lottare con Gesù per la vita! Si può lottare. La Pasqua è un grido di speranza per vincere le tenebre che vogliono avvolgere il mondo e oscurare i sentimenti. Lottare significa anche soffrire. Serve. Facciamolo per contrastare la solitudine, l'ingiustizia, per dare opportunità a chi non le ha, per essere la famiglia di questi fratelli più piccoli di Gesù e saremo liberi dal vittimismo. Prendiamo anche noi la nostra croce, affrontando il sacrificio di chiedere perdono, di alzarsi, di pregare, di compiere gli infiniti e umili gesti dell'amore. Non restiamo soli conservando una vita che non avrebbe più senso e diamo frutti di quello che non finisce. Vedremo negli altri che ameremo la stessa fortissima e dolce luce della pasqua, dell'amore che splende nelle tenebre. Che tutti possano trovare l'amore della Madre di Gesù con il nostro amore. 
Come le donne andiamo al sepolcro. E' insignificante per il mondo, in fondo anche per i discepoli che restano lontano, forse tentati di cercare sempre se stessi, di studiarsi, prigionieri della tentazione di rimanere soli e sfiduciati. Le cose grandi nascono da un amore che non si arrende, tenace, che sfida le convenienze, un amore "di più" della paura e della prudenza. Non è ingenuo o inutile volere bene. Pasqua libera dalla logica inutile e inconcludente della paura, perché il terremoto dello spirito rimuove la pietra pesante della rassegnazione. «Voi non abbiate paura!". «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Il male ci inganna facendoci credere che non può esser sconfitto; illudendoci che servano armi che non abbiamo, intimidendoci. Non cediamo alla delusione, all'oscurità interiore che diventa una vita grigia e insipida. Cristo ha vinto la morte e l'amore sempre vince il male. "Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti". "La stella del mattino, questa stella che non conosce tramonto è Cristo che risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena che mai si spegne". Canta Romano il Melode: "Sei stato deposto in un sepolcro e a me hai donato per soggiorno il paradiso; scendendo nell'abisso, mi hai esaltato; distruggendo le porte dell'Ade, hai aperto per me le porte del cielo. Prepara per lui un'anima pura, affinché abitandola, il tuo re ne faccia un cielo". Il cielo di un amore che non finisce che si apre nel tuo cuore. Alleluia! Amen

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