giovedì 23 marzo 2017

«il Signore ci chiede di essere seminatori di speranza. E oggi serve seminare speranza, ma non è facile …» Papa Francesco Udienza Generale 22/03/2017 (foto, testo e video)

 Udienza Generale 
 22 marzo 2017 

Il Papa è arrivato oggi un paio di minuti dopo le 9.30 in piazza San Pietro, e subito ha fatto fermare la “papamobile” per far salire a bordo insieme con lui cinque ragazzi – tre maschi, con cappellino giallo, e due femmine dai lunghi capelli – sulla jeep bianca scoperta. Durante la sua prima sosta, davanti alla transenna prospiciente al sagrato, Francesco è stato festosamente salutato anche da alcuni fedeli cinesi, con le loro bandierine rosse. 15mila, oggi, secondo la Prefettura della Casa Pontificia, le persone presenti all’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro. Molti i bimbi che Francesco ha baciato e accarezzato, tra cui una bimba in tutù bianco. Variopinti anche gli striscioni, uno dei quali violetto con la scritta “Unidos per la Fe'”, proveniente dal Perù. Molto nutrito il gruppo degli studenti, riconoscibili dai cappellini colorati. Prima di compiere l’ultimo tratto a piedi, verso la sua postazione al centro del sagrato, il Papa è sceso dalla jeep bianca scoperta congedandosi, con un bacio, dai suoi piccoli passeggeri. Ultimissima sosta, quella con un gruppo di studenti – dai cappellini gialli come i suoi tre passeggeri maschi – che lo acclamavano a gran voce per un “bagno di folla” personalizzato.



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Una speranza fondata sulla Parola (cfr Rm 15, 1-6)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Già da alcune settimane l’Apostolo Paolo ci sta aiutando a comprendere meglio in che cosa consiste la speranza cristiana. E abbiamo detto che non era un ottimismo, era un’altra cosa. E l’apostolo ci aiuta a capire questo. Oggi lo fa accostandola a due atteggiamenti quanto mai importanti per la nostra vita e la nostra esperienza di fede: la «perseveranza» e la «consolazione» (vv. 4.5). Nel passo della Lettera ai Romani che abbiamo appena ascoltato vengono citate due volte: prima in riferimento alle Scritture e poi a Dio stesso. Qual è il loro significato più profondo, più vero? E in che modo fanno luce sulla realtà della speranza? Questi due atteggiamenti: la perseveranza e la consolazione.

La perseveranza potremmo definirla pure come pazienza: è la capacità di sopportare, portare sopra le spalle, “sop-portare”, di rimanere fedeli, anche quando il peso sembra diventare troppo grande, insostenibile, e saremmo tentati di giudicare negativamente e di abbandonare tutto e tutti. La consolazione, invece, è la grazia di saper cogliere e mostrare in ogni situazione, anche in quelle maggiormente segnate dalla delusione e dalla sofferenza, la presenza e l’azione compassionevole di Dio. Ora, san Paolo ci ricorda che la perseveranza e la consolazione ci vengono trasmesse in modo particolare dalle Scritture (v. 4), cioè dalla Bibbia. Infatti la Parola di Dio, in primo luogo, ci porta a volgere lo sguardo a Gesù, a conoscerlo meglio e a conformarci a Lui, ad assomigliare sempre di più a Lui. In secondo luogo, la Parola ci rivela che il Signore è davvero «il Dio della perseveranza e della consolazione» (v. 5), che rimane sempre fedele al suo amore per noi, cioè che è perseverante nell’amore con noi, non si stanca di amarci! E’ perseverante: sempre ci ama! E si prende cura di noi, ricoprendo le nostre ferite con la carezza della sua bontà e della sua misericordia, cioè ci consola. Non si stanca neanche di consolarci.

In tale prospettiva, si comprende anche l’affermazione iniziale dell’Apostolo: «Noi, che siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi» (v. 1). Questa espressione «noi che siamo i forti» potrebbe sembrare presuntuosa, ma nella logica del Vangelo sappiamo che non è così, anzi, è proprio il contrario perché la nostra forza non viene da noi, ma dal Signore. Chi sperimenta nella propria vita l’amore fedele di Dio e la sua consolazione è in grado, anzi, in dovere di stare vicino ai fratelli più deboli e farsi carico delle loro fragilità. Se noi stiamo vicini al Signore, avremo quella fortezza per essere vicini ai più deboli, ai più bisognosi e consolarli e dare forza a loro. Questo è ciò che significa. Questo noi possiamo farlo senza autocompiacimento, ma sentendosi semplicemente come un “canale” che trasmette i doni del Signore; e così diventa concretamente un “seminatore” di speranza. E’ questo che il Signore ci chiede, con quella fortezza e quella capacità di consolare e essere seminatori di speranza. E oggi serve seminare speranza, ma non è facile …

Il frutto di questo stile di vita non è una comunità in cui alcuni sono di “serie A”, cioè i forti, e altri di “serie B”, cioè i deboli. Il frutto invece è, come dice Paolo, «avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù» (v. 5). La Parola di Dio alimenta una speranza che si traduce concretamente in condivisione, in servizio reciproco. Perché anche chi è “forte” si trova prima o poi a sperimentare la fragilità e ad avere bisogno del conforto degli altri; e viceversa nella debolezza si può sempre offrire un sorriso o una mano al fratello in difficoltà. Ed è una comunità così che “con un solo animo e una voce sola rende gloria a Dio” (cfr v. 6). Ma tutto questo è possibile se si mette al centro Cristo, e la sua Parola, perché Lui è il “forte”, Lui è quello che ci dà la fortezza, che ci dà la pazienza, che ci dà la speranza, che ci dà la consolazione. Lui è il “fratello forte” che si prende cura di ognuno di noi: tutti infatti abbiamo bisogno di essere caricati sulle spalle dal Buon Pastore e di sentirci avvolti dal suo sguardo tenero e premuroso.

Cari amici, non ringrazieremo mai abbastanza Dio per il dono della sua Parola, che si rende presente nelle Scritture. È lì che il Padre del Signore nostro Gesù Cristo si rivela come «Dio della perseveranza e della consolazione». Ed è lì che diventiamo consapevoli di come la nostra speranza non si fondi sulle nostre capacità e sulle nostre forze, ma sul sostegno di Dio e sulla fedeltà del suo amore, cioè sulla forza e la consolazione di Dio. Grazie.


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Saluti:
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[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Danimarca, Norvegia e Stati Uniti d’America. Auspico che questa nostra celebrazione di Quaresima sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, colmo di gioia e pace nel Signore Gesù.

Rivolgo il mio cordiale saluto ai partecipanti al Convegno sul tema: “Watershed: Replenishing Water Values for a Thirsty World”, promosso dal Pontificio Consiglio per la Cultura e dal Capitolo Argentino del Club di Roma. Proprio oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita 25 anni fa dalle Nazioni Unite, mentre ieri ricorreva la Giornata Internazionale delle Foreste. Mi rallegro di questo incontro, che segna una nuova tappa nell’impegno congiunto di varie istituzioni per sensibilizzare alla necessità di tutelare l’acqua come bene di tutti, valorizzando anche i suoi significati culturali e religiosi. Incoraggio in particolare il vostro sforzo nel campo educativo, con proposte rivolte ai bambini e ai giovani. Grazie per quanto fate, e che Dio vi benedica!]

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APPELLO

Invito tutte le comunità a vivere con fede l’appuntamento del 23 e 24 marzo per riscoprire il sacramento della riconciliazione: “24 ore per il Signore”. Auspico che anche quest’anno tale momento privilegiato di grazia del cammino quaresimale sia vissuto in tante chiese del mondo per sperimentare l’incontro gioioso con la misericordia del Padre, che tutti accoglie e perdona.


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Cari pellegrini di lingua italiana, benvenuti!

Saluto i partecipanti all’incontro per Direttori Migrantes e li incoraggio a proseguire nell’impegno per l’accoglienza e l’ospitalità dei profughi e dei rifugiati, favorendo la loro integrazione, tenendo conto dei diritti e dei doveri reciproci per chi accoglie e chi è accolto. Non dimentichiamo che questo problema di oggi dei rifugiati e dei migranti è la tragedia più grande dopo quella della Seconda Guerra Mondiale.

Saluto i ragazzi con sindrome di down della Diocesi di Ascoli Piceno e i lavoratori del Sindacato Italiano balneari, del Gruppo Fruit imprese e della Accenture Services.

Un particolare saluto rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Sabato prossimo celebreremo la Solennità dell’Annunciazione del Signore alla Vergine Maria. Cari giovani, sappiate mettervi in ascolto della volontà di Dio come Maria; cari malati, non scoraggiatevi nei momenti più difficili sapendo che il Signore non dà una croce superiore alle proprie forze; e voi, cari sposi novelli, edificate la vostra vita matrimoniale sulla salda roccia della Parola di Dio.


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