venerdì 30 dicembre 2016

NATALE 2016, BOLOGNA - "Dio ci ama e non può restare lontano. Chi ama non può guardare a distanza! Per questo viene... L'amore ci fa vedere in ogni uomo o donna il fratello... " don Matteo Zuppi, arcivescovo

NATALE 2016 - BOLOGNA 


Dio ci ama e non può restare lontano. 
Chi ama non può guardare a distanza! 
Per questo viene ..
L'amore ci fa vedere in ogni uomo o donna il fratello... " 
don Matteo Zuppi, 
arcivescovo di Bologna






"Questa sera la città di Bologna ha avuto 2 cattedrali, una la sala di aspetto della stazione dove si sono riuniti i senzatetto e l’altra la Chiesa di S. Pietro" (don Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna - servizio RAI - TG Emilia Romagna Edizione del 25.12.2016 -19.30)

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Natale in Stazione

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Delle S. Messe alla stazione e in cattedrale


Omelia S. Messa nella notte di Natale 

in Cattedrale, 24 dicembre 2016

"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama". Questo è il grido che risuona in questa notte santa che rischiara con tenera luce la notte degli uomini. Natale non è una bella notizia per un mondo distratto e dimentico. Non c'è niente di buono nel buio delle tenebre del mondo, di ogni violenza, dell'indifferenza, del banale pensare a sé (l'egoismo sdrucciolo che canta il poeta). E c'è un immenso e dolente bisogno di pace in un mondo che vive i pezzi della guerra mondiale. Noi siamo usciti proprio di notte perché abbiamo bisogno di luce, per la nostra vita e per i poveri che sono nella disperazione. "Il popolo che camminava nelle tenebre" ha bisogno di vedere questa "grande luce". Gesù nasce di notte perché è la luce nel buio e perché nessuno sia perduto nell'insignificanza, nel nulla. "Chi glielo fa fare a Dio di venire in un mondo così cattivo?" mi ha chiesto un bambino pochi giorni fa. Aveva ragione. Noi ci teniamo alla larga dei problemi, pensando di stare bene evitandoli, convinti di poterci salvare prudentemente da soli, sperando che non capiti a noi. Dio ci ama e non può restare lontano. Chi ama non può guardare a distanza! Per questo viene. Viene per le terribili notti buie di Aleppo e di tutte le città avvolte dalle tenebre di morte della guerra che cancella l'umanità dal cuore. Vien per le notti della sofferenza e della solitudine, per la disoccupazione, per quelli la cui vita non vale più niente tanto che anche loro stessi pensano non abbia significato. Viene per la notte della violenza che arma le mani assassine del terrorismo. Dio nasce perché ha speranza. Non aspetta che tutto sia risolto; non giudica e aspetta di verificare se ce la facciamo da soli; non dice come Caino "a me che importa"; non ha paura di sporcarsi con la nostra umanità, di essere incompreso, di perdere tempo con noi. Lui sì, si fa prossimo venendoci incontro come siamo, confusi, incerti, presuntuosi, complici assurdamente delle stesse tenebre che sono la nostra condanna. Natale è speranza. Dio nasce e così non può più tornare indietro, perché la sua speranza è una scelta definitiva per noi. Non rimane virtuale riservandosi sempre un'altra possibilità, come fanno gli uomini. Dio vuole che la speranza sia definitiva, non un'illusione che serve per tirarci su ma senza vincere il buio del male. Natale libera dalla rassegnazione, sottile o volgare, intelligente o rozza, ma che ci convince che non bisogna aspettarsi più nulla, che possiamo solo conservare quello che già è nostro. Natale è speranza che il mondo cambi e quindi invita a mettere tutto il cuore e l'intelligenza perché questo avvenga. E' speranza che il povero diventi il mio prossimo, lo straniero uno dei fratelli, l'anziano scartato un amico prezioso e una compagnia cara di cui anche noi in realtà abbiamo bisogno. E' la speranza che chi non ha posto lo trovi, che il peccatore sia riconciliato, che il violento diventi pacifico. Non si può vivere senza speranza. Non c'è vita senza speranza.
Per vivere la speranza del Natale dobbiamo essere umili, piegarci, proprio come occorre per entrare nella Basilica della Natività a Betlemme. Solo gli umili incontrano Gesù bambino e sono avvolti dalla gioia che unisce terra e cielo. I pastori sono gli umili. Essi non pensano a sé stessi. Vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Solo fuori dalla bolla di sapone e solo vegliando sui fratelli, specie i più deboli, possiamo andare a Betlemme. I grandi cercano la gioia nelle cose grandi, nell'affermazione di sé, nei palazzi del potere di Gerusalemme dove pensano di diventare importanti e si vendono per un po' di considerazione. Ma lì non nasce nulla. Dio si fa umile, piccolo, si regala e lo trovano gli umili. Impariamo anche noi a fare lo stesso per comunicare ad altri la luce del Natale con i piccoli gesti, possibili a tutti, di accoglienza, di tenerezza, di protezione per chi è lasciato fuori, forestiero, spogliato della sua dignità, escluso. "Sii la ragione del sorriso di qualcuno", ha detto un giovane profugo. L'amore ci fa vedere in ogni uomo o donna il fratello, con l'articolo determinativo, la sorella, quella persona, unica, bella perché amata, con i suoi difetti, i suoi sogni, le speranze, da aiutare come è, ad iniziare dai fratelli più piccoli del piccolo e commovente Bambino Gesù. Umile è chi non guarda l'altro con la distanza e la freddezza dell'operatore, ma con la premura del fratello, con la tenerezza di una madre. Non siamo chiamati ad essere dei volontari, ma dei fratelli! Ricordiamoci che possiede l'amore chi lo serve, perché l'importante non è ciò che si è ma ciò che si offre, diceva Raul Follereau. Lui amava ripetere che la più' grande disgrazia che possa capitare è quella di non essere utili a nessuno, e che la nostra vita non serva a niente. Aveva ragione. Che ci facciamo con la nostra vita se non la doniamo, se non cerchiamo amicizia andando incontro, regalando generosità? Chesterton diceva che "gli angeli possano volare perché non si prendono troppo sul serio". Umile è chi diventa leggero perché libero di amare, condividere, fare proprio tutto ciò che è del fratello. Sant'Agostino, ed è la scelta che Dio rivela nel suo Natale in questo mondo, invitava ad accogliere Gesù: "Chi vuole fare posto al Signore non deve appagarsi del suo bene particolare, ma deve preoccuparsi del bene comune. Come fecero i primi credenti: i loro beni particolari li fecero diventare beni comuni. Perdettero forse ciò che essi avevano per loro stessi? Se essi fossero stati soli a possederli, ciascuno non avrebbe posseduto che il suo bene proprio. Ma nel momento in cui uno mette in comune ciò che ha di proprio, diventa suo anche ciò che appartiene agli altri". Ecco la via dell'umile: mettere in comune, condividere, sfuggendo alla paura che ci fa conservare e vivere per sé, non confondendo amore con possesso. Lui, Dio, lo fa con noi. Noi possiamo farlo scegliendo l'umiltà e iniziando da chi è più povero. In questo anno Eucaristico contempliamo il Natale della carne di Dio che nasce e che ci viene offerta nel suo Corpo e nella sua Parola, presenza che ci genera a figli e ci dona la forza per condividere il cibo terreno! E' questa la via della gioia per tutti gli uomini che Egli ama e che scoprono come sono amati. Il contrario è l'uomo che si fa grande da solo, vero peccato originale di coloro che confidano tristemente solo nella propria forza per essere grandi. Buon Natale, mistero di amore che accende la speranza in un mondo tenebroso e ci indica la via dell'umiltà per trovare noi stessi e Dio, per combattere il male e cambiare il mondo. 
Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.

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Omelia integrale in Cattedarle


Omelia S. Messa di Natale

Nel carcere della Dozza, 25 dicembre 2016

L'avvento ci aiuta a trovare le parole per capire ed esprimere quello che viviamo. Le cose di Dio non stanno nei cieli e basta, ma si uniscono a quelle nostre, a quelle della terra, così come sono e siamo. Le cose di Dio ci aiutano a trovare il senso della nostra vita, a volte così difficile da capire anche per noi. Ad esempio quante volte ci interroghiamo sul perché abbiamo fatto certe azioni, perché non può essere un caso! Spesso abbiamo paura di farlo fino in fondo, perché non riusciamo nemmeno noi a spiegare noi stessi, come se scoprissimo dentro di noi una forza oscura che ci ha portato a fare del male e farci del male. E questo ci angoscia. L'avvento è questa attesa di futuro, di nuovo, di speranza. Tutti abbiamo diritto a un futuro. E per questo c'è il Natale, per noi uomini ai quali sembra che non ci sia più domani. Vorremmo dimenticare il passato e non sappiamo proprio cosa abbiamo davanti. Dio viene sulla terra per aiutarci e per farlo non da lontano (come spesso fanno gli uomini che danno buoni consigli agli altri ma senza alzare mai un dito per davvero!) Viene per noi e perché la nostra attesa trovi già da adesso una risposta. Se vediamo la risposta, se sappiamo dove dobbiamo arrivare, se capiamo qual è il nostro futuro camminiamo tutti più veloci, meno incerti; superiamo le difficoltà, perché sappiamo che c'è un posto dove arrivare, come quando non siamo più presi di sorpresa e sappiamo che cosa ci succede. 
Natale è Dio che sceglie. Infatti nasce. È una scelta, perché così non può più tornare indietro, non può scomparire, volatilizzarsi come spesso facciamo noi che restiamo virtuali, non ci leghiamo mai agli altri fino in fondo e pensiamo si possa staccare e riattaccare come ci piace a noi. Dio sceglie una volta per sempre. Il suo amore è definitivo. Dio scommette su di noi. Davvero ci sembra impossibile. Ed è impossibile! Scommette su di me? Forse non mi conosce, non ha capito chi sono! Anche il più presuntuoso tra noi sa bene che non merita nulla. Dio scommette su di noi, mentre spesso, purtroppo, il mondo non solo non scommette ma ci ricorda continuamente il nostro passato e non ci aiuta a cercare e a credere nel futuro. E qualche volta anche noi ci rassegniamo. Non diciamo spesso: "orai è andata così", "sono così". Il futuro non viene da un momento all'altro, ma occorre costruirlo. E inizia da me! "Egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia", dice l'Apostolo. Perché "giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna". Non è scontato. Sappiamo bene come spesso la condanna resta, lo vedi negli sguardi, lo senti dentro, ti accorgi da quello che non è più possibile. E poi c'è quello che manca a te e, più importante ancora, quello che fai mancare agli altri. Quanto ci fa stare male che per colpa nostra manchi un posto a chi sappiamo ci vuole bene! I
Il futuro inizia dentro il cuore, aprendo quella cella che spesso teniamo chiusa, nascosta, ma così nascosta che non sappiamo più parlare di quello che abbiamo dentro. Dio scommette su di me? Gli piace vincere difficile! Davvero difficile! Su uno come me? Papa Francesco si interroga sempre, andando a visitare le carceri (e ci va in tutte le città che visita perché non dimentica mai i suoi fratelli carcerati) "perché io non sto qui?". Cioè: "Siamo tutti peccatori, tutti possiamo sbagliare, tutti abbiamo sbagliato. Dio scommette su noi, così come siamo. Lo ameranno proprio i peccatori, quelli che hanno sbagliato tutto! Non lo capiranno, invece, i giusti o quelli che, ipocriti, si ritengono a posto. A me ricorda un mio amico di Trastevere, che non aveva mai una lira. Si era innamorato di una ragazza e faceva finta di essere ricco. Lo faceva con i soldi miei, perché non aveva davvero una lira e mi veniva a chiedere qualcosa per fare scena e portarla a mangiare fuori, nei ristoranti buoni, sperando così che lei così si innamorasse di lui. Un giorno la ragazza scoprì tutto. Lui si mise a piangere, perché pensava che sarebbe finita la storia, che lei lo avrebbe lasciato. Ma la ragazza, che era davvero innamorata di lui, ma lui non lo credeva anzi pensava che interessasse solo per il conto che saldava, gli disse: "io avevo capito chi sei, mi piaci come sei non per le cene che mi paghi!". Lui disse: "Io pensavo che tu mi avresti lasciato!". Lei si mise a ridere! "Ma io ti amo per quello che sei!", gli disse. E stanno ancora assieme, anzi lui finalmente si è messo a lavorare! Ecco cosa fa Dio con noi! Scommette su di noi. Si è innamorato di noi! 
Infine di fronte a qualcuno che ci vuole bene ci possono essere due atteggiamenti. C'è chi se ne approfitta e chi, come quel mio amico, cambia, apre la cella del suo cuore, si fa volere bene così com'è, vuole bene. Certo approfittarsi di chi ti vuole bene è davvero da infami! Ti approfitteresti di tua madre? Vuol dire che proprio hai perso tutto! Ecco, non approfittiamo di Dio perché ci ama, ce lo dice con questo bambino di tenerezza infinita. Ci fa capire che Dio scommette su di noi, su di te, sul mondo. È venuto per dirci questo. Nasce per non andare più via. Natale ci apre alla speranza, che spesso non abbiamo più. Ma davvero non si può vivere senza speranza. E questa ci fa bene. Tanto. Infine oggi sentiamo l'amarezza perché non stiamo con nostri cari. Ci dispiace. E forse ci fa bene, perché ci aiuta a capire quanto ne abbiamo bisogno e anche per loro vogliamo guardare al domani. Qualcuno ha tanta amarezza perché fa mancare qualcosa a loro! Sono loro che stanno male per il fatto che noi non ci stiamo. E questo ci dispiace, forse ancora di più: quello che facciamo mancare alle persone che amiamo. 
Natale dice però una cosa: non ti rassegnare! Io vengo! E la mangiatoia a Natale è una sola: il mio cuore. Dio si fa deporre lì. Ma è una mangiatoia!! Lo sa. E si lascia mettere lì perché diventi il luogo più grande che c'è al mondo. Ecco la vera gioia del Natale. E gioia a Dio nell'altro dei cieli! 
Pace in terra agli uomini che egli ama e scommette su di loro perché l'attesa abbia una risposta! 
Grazie Dio e insegnaci a custodirti dentro la mangiatoia del mio cuore. Grazie: grazie, perché fai tutto questo per me.