ESEMPIO - Esprimere il meglio di noi
di Mons. Nunzio Galantino
«Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime. Che cambi in esempio» (A. Camus). Forse viviamo troppo velocemente e freneticamente per permettere ai nostri pensieri di cambiarci e di cambiare la nostra vita; i nostri pensieri – sempre più brevi e veloci – si fermano in superficie, spesso vengono dimenticati e non trasformati, né in esempi né in gesti e azioni conseguenti. Dal latino eximere (cavar fuori), l’esempio è (tra gli altri significati) la manifestazione esplicita e visibile dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti. È l’atto di «metter fuori» quello che di più profondo c’è dentro di noi per condividerlo con gli altri, per contagiare gli altri; per permettere ad altri di appropriarsene nella misura in cui lo vogliano. Se in Pedagogia l’esempio è un modello educativo di apprendimento; in Psicologia, esso diviene un comportamento che viene proposto per essere riprodotto. In questo caso, implica l’imitazione. Il vero esempio è infatti contagioso, mostra il modello verso cui tendere, spingendo al comportamento imitativo. Vale per tutti quello che papa Francesco ha scritto per la Chiesa nella Evangelii gaudium (14), citando Benedetto XVI: «La Chiesa non cresce per proselitismo ma “per attrazione”». L’esempio contagia in maniera imperscrutabile, spesso inconsapevole, soprattutto quando non è “gridato” e imposto. È questo l’esempio che fa crescere. E, in questo caso, non c’è differenza fra persone che “sono di esempio” o che danno il “buon esempio” e persone che “seguono” l’esempio. È evidente che è più facile imitare o “prendere esempio” da qualcuno cui vengono riconosciute autorevolezza e stima. Ma ciò non dispensa nessuno dalle sue personali responsabilità nel discernere cosa va imitato in una persona.
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