Lettera pastorale per l’anno 2016-2017
di Bruno Forte,
arcivescovo di Chieti-Vasto
1. In principio la carità. Nelle lettere pastorali degli ultimi anni ho trattato il tema dell’educazione alla fede, presentandola come proposta della buona novella di Gesù (2011-2012: Sulla via di Emmaus), trasmissione dell’esperienza dell’incontro con il Dio vivo (2012- 2013: In cammino con i Magi), attività fondamentale in cui si esprime la maternità della Chiesa (2013-2014: La Chiesa madre dei credenti), volto concreto della sua missione (2014-2015: Chiesa “in uscita”), che si realizza pienamente solo se si dà il primo posto in tutto all’amore misericordioso con cui l’Eterno ci raggiunge e ci salva (2015-2016: La misericordia, cuore del Vangelo, anima della Chiesa). In continuità con l’attenzione rivolta all’educazione alla fede, vorrei ora riflettere sull’educazione alla carità, certo di quanto afferma l’Apostolo Paolo per il quale “la fede si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6). La carità sta all’inizio dell’esistenza della Chiesa, generata dal dono dell’amore trinitario, è l’anima profonda e il respiro della sua vita e si offre al suo cammino come la meta verso cui tendere, perché nella Città celeste Dio sarà tutto in tutti e la carità che unisce le Persone divine sarà gioia e pace in eterno per tutti i beati. “Ecclesia de Trinitate - Ecclesia de caritate”: la Chiesa che nasce dalla Trinità e tende verso la patria trinitaria, è la Chiesa della carità, che è suscitata dall’amore e vive dell’amore, per giungere alla Gerusalemme del cielo, dove l’amore non avrà mai fine.
2. La carità e il rinnovamento della Chiesa.
... Chi intende rinnovare la vita ecclesiale deve sforzarsi di divenire semplice, partecipando alla vita del Dio che è Amore e mettendo ordine nella propria vita, sì da dare il primo posto alla carità nella docilità allo Spirito dell’amore eterno, infuso dal Figlio nel cuore di chi crede
... Chi è innamorato di Cristo, vive di Lui e lo annuncia,
testimoniando la carità in ogni gesto o parola
... La povertà è, inoltre, lo stile di vita di Gesù, che è nato povero, ha vissuto da povero ed è morto povero. Sul Suo esempio chi vuol servire i poveri deve “essere con” loro, prima ancora dell’“essere per” loro. Siamo una Chiesa povera e serva dei poveri, senza orpelli, libera dalle seduzioni della ricchezza e del potere? Ci sforziamo di vivere la sobrietà, la semplicità, l’umiltà e la compagnia degli ultimi, nei loro bisogni e nelle loro prove? L’amore che viene da Cristo e l’esempio che Lui ci dà sono la motivazione prima del nostro servizio del prossimo? Chiediamoci se la carità è viva e riconoscibile nei nostri rapporti fraterni, come nelle diverse forme del nostro
impegno per gli altri: siamo la Chiesa della carità,
che Cristo vuole, secondo quanto ci ha detto: “Da
questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35)? Diamo ascolto
ai poveri, ai piccoli, ai deboli, ai giovani, agli anziani,
alle famiglie in difficoltà? Nelle nostre parrocchie i poveri
sono presenti solo come “utenti” dei vari servizi o
sono parte attiva della vita della comunità?
...
La Chiesa della carità (PDF)