venerdì 30 settembre 2016

Viaggio di Papa Francesco in Georgia e in Azerbaigian (30 settembre - 2 ottobre 2016) “Come un amico” ai confini dell’Europa ferita


Viaggio Apostolico del Santo Padre in Georgia e Azerbaijan 

(30 settembre - 2 ottobre 2016)



Francesco va per tre giorni e due notti nel Caucaso a completare il pellegrinaggio iniziato in Armenia: i profughi che scappano dall’Isis, il conflitto in Nagorno Karabakh, l’incontro con una delle Chiese ortodosse meno ecumeniche e la tappa nel paese a maggioranza musulmana sciita dove i fondamentalismi vorrebbero infiltrarsi

Quello che il Papa inizia venerdì 30 settembre è un viaggio lampo di tre giorni e due notti nel Caucaso. Francesco visiterà due paesi, Georgia e Azerbaigian, completando il pellegrinaggio iniziato lo scorso giugno in Armenia. Inizialmente il viaggio era stato concepito come un tutt’uno, ma la coincidenza con il concilio panortodosso di Creta aveva obbligato a dividerlo in due, per non intralciare la presenza del Patriarca georgiano Ilia II al grande sinodo: il Vescovo di Roma non avrebbe potuto giungere in un paese di antichissima tradizione cristiana in assenza del capo della Chiesa più importante. La sorte ha poi voluto che Ilia sia stato tra quei patriarchi che, insieme con quello di Mosca Kirill, hanno deciso all’ultimo di non prendere parte all’assise di Creta. Ma ormai il calendario del viaggio papale spezzato in due tronconi era stabilito. 

Il viaggio al confine tra l’Europa e l’Asia rientra nella tipologia delle trasferte bergogliane nel Vecchio Continente: Paesi piccoli, ancora feriti da conflitti, dove il Papa spera di incoraggiare percorsi di riconciliazione e di pace. Paesi dove i cattolici sono un «piccolo gregge» ma nei quali convivono con altre confessioni cristiane e con altre religioni. Quello in Georgia e Azerbaigian è - come già lo fu in Turchia - anche un pellegrinaggio che lambisce il dramma dei rifugiati in fuga dall’Isis. Bergoglio condividerà le sofferenze dei cristiani iracheni venerdì sera a Tbilisi nella chiesa assiro-caldea intitolata a Simone bar Sabbae. Come pure la visita lambisce il dramma di altri profughi, costretti a lasciare le zone di confine con la Federazione russa dopo gli scontri che hanno visto i carri armati di Mosca entrare in Georgia nel 2008. Ed è ancora una ferita aperta il conflitto tra Azerbaigian e Armenia per il controllo della regione del Nagorno Karabakh. 

«Ho accolto l’invito a visitare questi Paesi - spiegava lo scorso giugno Papa Francesco - per un duplice motivo: da una parte valorizzare le antiche radici cristiane presenti in quelle terre – sempre in spirito di dialogo con le altre religioni e culture – e dall’altra incoraggiare speranze e sentieri di pace. La storia ci insegna che il cammino della pace richiede una grande tenacia e dei continui passi, cominciando da quelli piccoli e man mano facendoli crescere, andando l’uno incontro all’altro. Proprio per questo il mio auspicio è che tutti e ciascuno diano il proprio contributo per la pace e la riconciliazione». 
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Il viaggio, specie nella sua prima tappa di due giorni in Georgia, ha importanti implicazioni ecumeniche. La Chiesa ortodossa georgiana, con la quale la Santa Sede intrattiene buone relazioni, è tra le poche che non riconoscono la validità del battesimo amministrato dai cattolici. Francesco e Ilia II si abbracceranno, ma non pregheranno insieme. Il Patriarca e Catholicos degli ortodossi georgiani non parteciperà personalmente alla messa celebrata dal Pontefice sabato 1° ottobre, ma ha deciso di inviare una delegazione: un segnale giudicato importante dalla Santa Sede.
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“Come un amico”. Così Papa Francesco si presenterà in Georgia e in Azerbaigian, i due paesi caucasici che visiterà da domani, 30 settembre, fino al 2 ottobre. Ad affermarlo è il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin nella consueta intervista con il CTV alla vigilia della partenza, durante la quale illustra i temi portanti di questo 16° viaggio apostolico internazionale: incontro, riconciliazione, pace.