venerdì 16 settembre 2016

Trent’anni dopo, lo spirito di Assisi soffia ancora. Ad Assisi non un evento celebrativo: uomini e religioni da 30 anni in dialogo per la pace guardano al futuro del mondo

Trent'anni dopo, lo spirito di Assisi soffia ancora


Ad Assisi non un evento celebrativo:
uomini e religioni da 30 anni in dialogo per la pace
guardano al futuro del mondo


"Sete di pace. Religioni e culture in dialogo" 
è il titolo del meeting organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e dalle Famiglie Francescane.

Dopo la Giornata Mondiale di Preghiera di Assisi, convocata da San Giovanni Paolo II il 27 ottobre del 1986, la Comunità di Sant’Egidio ha raccolto l'invito finale del Papa in quello storico incontro delle religioni: "Continuiamo a diffondere il messaggio della Pace e a vivere lo spirito di Assisi". Da allora, nel corso di 30 anni, la Comunità di Sant’Egidio ha scelto di far vivere e crescere lo “spirito di Assisi”. Oggi siamo felici del traguardo dei 30 anni, ma “Sete di Pace. Religioni e Culture in dialogo”, che si svolgerà dal 18 al 20 settembre ad Assisi, non sarà un evento celebrativo. Sarà piuttosto il racconto di una storia da cui sono maturate tante novità positive. Si va dalla caduta del Muro di Berlino, appena tre anni dopo, alla pace in Mozambico: proprio in uno degli incontri nello spirito di Assisi il vescovo di Beira, Jaime Gonçalves chiese se potevamo impegnarci a fermare una guerra civile che aveva fatto un milione di morti. E così il 4 ottobre del 1992 si è giunti all’accordo di pace firmato a Roma grazie alla mediazione di Sant’Egidio. Ma nel 1994 la stessa richiesta è giunta, a noi cristiani, da un gruppo di leader musulmani per aiutare l’Algeria in preda ad una sanguinosa guerra civile: l’anno dopo venne firmata la piattaforma di Roma per una soluzione pacifica di quella crisi.

Si può fare lo stesso discorso per tanti altri Paesi lungo 30 anni, dalla Costa d’Avorio, che ha conosciuto dal 2002 al 2011 la divisione in due di quello Stato dell’Africa Occidentale, alla Guinea Conakry o al Guatemala. Insieme a tanti leader e rappresentanti delle religioni abbiamo capito che lo spirito di Assisi poteva sprigionare un’energia di pace benefica per il mondo. Senza dimenticare il suo apporto al riavvicinamento tra le Chiese: l’incontro del ’98 a Bucarest aprì la strada alla visita di San Giovanni Paolo II in Romania dell’anno successivo, la prima di un Papa in un Paese a maggioranza ortodossa.

Oggi siamo di fronte a problemi diversi: siamo entrati nell’era della globalizzazione e dobbiamo affrontare pericoli diversi come quelli del terrorismo. Ma nel nostro tempo lo spirito di Assisi è prezioso nel desolidarizzare la violenza dalle religioni e far nascere nuove alleanze per la pace. Un discorso importante per tutti. Pensiamo in particolare ai musulmani, con le grandi scuole dell’Islam storico che si trovano di fronte ad interpretazioni radicalizzate e violente della loro fede.

Con l’inaugurazione dell’incontro “Sete di Pace”, il 18 settembre, attraverso le personalità che interverranno, assisteremo quasi ad una sintesi dei problemi e delle speranze del mondo intero: alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parleranno infatti il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, che proviene dalla Turchia, insieme al presiedente della Repubblica Centrafricana, che ha visto il suo Paese avviarsi sulla via della pacificazione proprio grazie al ruolo svolto dai leader cristiani e musulmani e alla visita di Papa Francesco, che ha scelto di aprire a Bangui la prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia.

Ci sarà la presidente dell’Assemblea Nazionale del Sud Africa, Baleka Mbete, e l’arcivescovo di Rouen che giovedì sera parteciperà alla consegna del breviario di padre Jacques Hamel, il prete di 86 anni che è stato ucciso questa estate in Francia mentre celebrava la messa, nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, la chiesa che San Giovanni Paolo II ha voluto affidare alla Comunità di Sant’Egidio per la memoria dei nuovi martiri. Interverranno anche monsignor Domenico Pompili, il vescovo di Rieti, diocesi che sta soffrendo per il recente terremoto nell’Italia centrale, e Cèsar Alierta di ProFuturo, l’associazione ispano-argentina che si occupa, con alcuni progetti, dell’istruzione in Africa, fino ai rifugiati dei corridoi umanitari, promossi da Sant’Egidio insieme ai valdesi e agli evangelici, che pranzeranno con Papa Francesco, la cui visita è per tutti noi fonte di gioia e di incoraggiamento a continuare a camminare nello spirito di Assisi.

A rappresentare il mondo della cultura umanistica in cerca di pace sarà presente, tra gli altri, il filosofo Zygmunt Bauman, ma non mancheranno tanti premi Nobel, compresi due dalla Tunisia, Paese che conosciuto una realizzazione positiva delle primavere arabe. Ciò solo per parlare dell’inaugurazione. Ma ci saranno, fino al 20 mattina, 29 panel con focus su tante diverse realtà del nostro mondo. Significativa anche la delegazione degli ebrei, con Israel Lau, superstite della Shoah, che incontrerà i giovani. La partecipazione popolare sarà importante: si sono già registrate all’evento migliaia di persone da tutta Europa e al momento, sono 511 gli esponenti religiosi, del mondo della cultura e delle istituzioni previsti a “Sete di Pace”: testimoniano la crescita non solo numerica, rispetto ai poco più di cento del 1986, ma l’adesione convinta allo “spirito di Assisi” nella fiducia che sia una via maestra da percorrere per il futuro delle religioni, della pace e del mondo.

Leggi:

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- Come seguire: le trasmissioni WEB e TV

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GUARDA IL VIDEO
Intervista a Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, 
docente di storia all’università per stranieri di Perugia,
 dall’87 organizzatore degli incontri di preghiera per la Pace
 tra religioni e culture della Comunità di Sant’Egidio