giovedì 2 giugno 2016

Rispondendo all'appello di Papa Francesco e seguendo il suo esempio parrocchie e diocesi continuano ad aprirsi all'accoglienza

Papa Francesco Angelus del 6 settembre 2015:
... Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi”, dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!...”. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura.
Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia.
Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma.
Mi rivolgo ai miei fratelli Vescovi d’Europa, veri pastori, perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome dell’Amore: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi...

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... “Il Papa ha voluto fare un gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori. Si tratta di persone che erano già presenti nei campi di accoglienza di Lesvos prima dell’accordo fra Unione Europea e Turchia”. Lo ha dichiarato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, poco prima della partenza dell’aereo papale dall’aeroporto di Mytilene alla volta di Roma...

Attesi per metà aprile, i primi 4 rifugiati – guineani sbarcati in Sicilia con una carretta del mare – sono arrivati nella parrocchia di Marliana (località alle porte di Pistoia) domenica 22 maggio e sono stati accolti dal parroco, don Alessandro Carmignani, e dai suoi parrocchiani, avvisati del loro arrivo durante la messa della mattina e accorsi nel pomeriggio per offrire un contributo pratico e un’accoglienza calorosa. Altri 7 profughi, provenienti dal Sudan, sono poi giunti, tre giorni dopo, nella parrocchia di don Massimo Biancalani (parroco di Vicofaro, altra zona periferica di Pistoia). E così il progetto di un’accoglienza integrale e armoniosa dei migranti nel territorio pistoiese ha iniziato a muovere i primi passi nelle parrocchie dei due parroci, i quali – supportati dai propri fedeli e assistiti dall’associazione “Virgilio-Città futura”, accreditata presso la prefettura perché già impegnata nell’accoglienza dei bisognosi – avevano deciso di rispondere in maniera concreta all’appello di papa Francesco a spalancare le porte di parrocchie e conventi a chi fugge da guerre e disperazione.
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Nel mese di marzo, a far rimbalzare la notizia del progetto di accoglienza sulla cronaca, non solo locale, è stata la reazione, dura e a tratti minacciosa, delle destre ultracattoliche locali e di taluni commentatori nazionali, paladini del cattolicesimo tradizionalista, i quali hanno attaccato i due sacerdoti a causa della loro proposta di mettere a disposizione degli nuovi ospiti musulmani alcuni spazi interni alle loro chiese. La notizia aveva anche spinto il vescovo di Pistoia, mons. Fausto Tardelli, a precisare “d’autorità” che tali spazi sarebbero stati invece esterni alle chiese, destinate dunque alla sola preghiera cattolica
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Come vi comporterete con la preghiera musulmana? Dopo le polemiche e dopo la “correzione” del vescovo, avete intenzione di proseguire su questa linea rischiando ulteriori attaccchi?
È un rischio necessario quando si vuole crescere nella comprensione del Vangelo e nella sua messa in pratica. Il Vangelo è per l'essere umano e per la sua libertà. Direi che è un rischio necessario proprio perché evangelico: sacro è l’essere umano prima che l’edificio. Il vescovo ha sbagliato a non parlare con noi prima di lanciare la sua “reprimenda” che ha creato grande confusione. I vescovi non possono non seguire la linea del Vangelo e del papa, quella di dare la priorità alla persona e alla sua dignità, anche nella legittima esigenza di permettere a ognuno l'espressione della propria religione. Talvolta si nota una discrasia profonda fra la novità e la freschezza del Vangelo che papa Francesco sempre sottolinea e il “boicottaggio subdolo” che ne fanno alcuni vertici della Chiesa, soprattutto italiana (come abbiamo potuto vedere nell'ultima assemblea generale della Cei).
Molti vescovi e cardinali attaccano Francesco per “difendere” la fede, la tradizione…

In pericolo qui non c’è la Tradizione, tutt’altro. Il vero pericolo per la Chiesa di oggi è piuttosto il tradizionalismo – che dimentica Dio sostituendolo con la norma e con la legge dell'essere umano – promosso dai movimenti "ultracattolici" che trovano terreno fertile in alcune canoniche, paladini delle celebrazioni in latino (che spesso nemmeno conoscono) e incapaci di dialogo con la società che semplicemente rifiutano.
Come ha reagito la sua comunità all’annuncio del progetto e all’arrivo dei ragazzi?
Una grande gioia verso una sfida che chiama tutti a mettersi in gioco, anche se qualche voce discorde non è mancata e qualche titubanza va superata. Credo sia bello poter cogliere quest'occasione per crescere nella conoscenza e fiducia reciproca, per collaborare e allenare i nostri occhi a vedere le necessità di tanti fratelli: senza distinzioni. I poveri non hanno colore, razza, religione che li distingua: i poveri sono la missione del cristiano e la comunità cristiana è chiamata a fare la propria parte eminentemente profetica. La Chiesa o è profetica o non è.
Cosa scatena la rabbia e la paura di molti di fronte ai progetti di accoglienza come questo? 
È la solita storia del capro espiatorio. Abbiamo bisogno di trovare una causa delle nostre difficoltà e del nostro malessere, e soprattutto alcuni partiti politici cavalcano l'onda delle tante difficoltà che molti cittadini e famiglie vivono oggi, solo per guadagnare consenso: che pericolo il populismo… In realtà, in Toscana l'accoglienza diffusa, con piccoli gruppi di migranti in ogni comunità, seppur fra tante difficoltà, sta andando bene ed è funzionale a una vera integrazione. Anche se certo potrebbe essere fatto di più…
Per esempio?
Ad esempio sarebbe più che opportuno velocizzare i tempi per il riconoscimento dello status giuridico dei richiedenti protezione. Poi serve un serio progetto di professionalizzazione per i migranti, perché non stiano ad attendere un mondo che purtroppo non li vuole, che li considera scarti. Poi c’è da fare un grande lavoro culturale, soprattutto nelle scuole, per contrastare le semplificazioni (interessate) di tanti mezzi di comunicazione.
Insomma, l’accoglienza si può e si deve fare!
Ci sono esempi anche in Italia in cui vediamo che la convivenza è possibile, anzi è fruttuosa. Le migrazioni sono un fenomeno che ha da sempre caratterizzato la storia del mondo: questo è il mondo nel quale siamo chiamati a vivere. Questo fenomeno non dobbiamo subirlo ma va governato, e così costruire un mondo che trovi nell'accoglienza il cardine sul quale far maturare una società solidale, giusta e colorata di pace.

​​"Ho spalancato le porte della mia parrocchia ai migranti". La storia di accoglienza arriva da Ventimiglia, teatro negli ultimi mesi di una resistenza pacifica da parte di centinaia di stranieri in attesa di varcare il confine verso la Francia. Padre Francesco Marcoaldi, frate della congregazione Figli di Maria Immacolata, stamattina ha annunciato la buona notizia: 150migranti, che erano accampati nella cittadina, sono ospitati in parrocchia, con il benestare del vescovo di Ventimiglia-Sanremo Antonio Suetta. Il gesto del religioso ha evitato a questo gruppo di essere sgomberato. 

L'intervista a Tv2000.

"Ho avuto apertura dal vescovo e io ho spalancato le porte della mia parrocchia ai migranti. Resteranno qui fino a quando non sarà trovata una soluzione a questo problema. Resteranno qui fino a quando è necessario. Ai pasti ci pensa la Caritas" ha detto ancora padre Francesco. 


"Lancio un appello ai parroci della diocesi affinché seguano l'esempio di padre Francesco ed aprano le porte delle loro parrocchie ai migranti". A parlare è il vescovo di Ventimiglia, Antonio Suetta, che in queste ore è in trattativa con la Prefettura di Imperia per la realizzazione di tre tendopoli, una delle quali dovrebbe sorgere nel parcheggio del seminario a Bordighera. "Non sarà una soluzione immediata - dice il vescovo - e nel frattempo c'è bisogno di trovare una sistemazione, per questo chiedo ai sacerdoti di aprire le parrocchie".

L'intervista di Tv2000
Il vescovo ieri aveva spiegato di essere pronto a autorizzare un accampamento. "Con il sindaco di Ventimiglia stiamo lavorando per evitare qualsiasi soluzione forzosa e disordini. La situazione è ancora tutta in fieri, ma noi abbiamo già dato la disponibilità a montare una tendopoli in un terreno del seminario, attivando una collaborazione con la Croce Rossa per una cucina da campo e con la Protezione Civile per i servizi igienici" ha spiegato.
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Al termine della celebrazione delle esequie di monsignor Barabino il prefetto ha contattato il vescovo chiedendo un luogo per accogliere 20 rifugiati, da poco sbarcati sulle nostre coste.Subito si è pensato al Seminario di Bordighera, che aveva accolto da pochi giorni due ragazzi nigeriani.
Ho accolto con gioia la sfida perché questa fatica di organizzare l’accoglienza colma il vuoto lasciato da Monsignor Giacomo Barabino, ci impedisce di piangerci addosso e ci sprona a vivere quanto il vescovo emerito ci ha insegnato soprattutto con il suo sorriso.
Un altro motivo importante per cui dire sì all’accoglienza è che questo è un luogo formativo, in cui coloro che saranno i futuri sacerdoti stanno imparando a scoprire ed a rispondere di “sì!” al Signore che li chiama. Stare con gli ultimi, condividere le loro storie, asciugare le loro lacrime, piangere con loro, dare cibo, acqua, riparo educherà i seminaristi a fare della loro vita un dono.
Stamattina con una decina di volontari insieme abbiamo preparato le camere, predisposto i letti ed i bagni, ma prima di tutto si è incominciato con la celebrazione dell’Eucaristia ed una piccolissima processione dalla cappella maggiore a quella più piccolina, in cui solitamente si riuniscono le Suore di Santa Marta.
Una festa del Corpus Domini davvero particolare, che permette di sperimentare quanto dice il papa dei poveri, che “sono carne di Cristo”.
Ferruccio Bortolotto,
Rettore del Seminario
Bordighera, 29 maggio 2016
(fonte: Diocesi di Ventimiglia)