venerdì 10 giugno 2016

Padre Franco: cardinale dal "cuore grande" che gira ancora sulla sua vespa blu...

La rivista “Credere” lo aveva intervistato un anno fa, poco dopo la sua nomina ad Arcivescovo di Agrigento e una delle domande al cardinale Francesco Montenegro riguardava proprio una sua singolare abitudine: “Continuerà a girare la diocesi con la Vespa blu?” le aveva chiesto la giornalista Vittoria Prisciandaro. La risposta di mons. Montenegro è stata: «Fino a quando ce la fa a portarmi… La stazza è quella che è. Non so perché dovrei cambiare stile di vita: ho sempre fatto le cose senza volere apparire, quindi non so perché non posso utilizzare ancora la Vespa.E il casco l’ho sempre usato».
Come testimonia questa fotografia, scattata nella splendida Valle dei Templi in occasione del centenario degli Scout, l’Arcivescovo ha mantenuto la sua promessa! Persino papa Francesco, di recente, ha chiesto se girasse ancora in Vespa…

Dopo quest'articolo pubblicato su Famiglia Cristiana (8/06/2016) riteniamo opportuno riproporne altri per conoscere meglio padre Franco...

«Quella cardinalizia è certamente una dignità, ma non è onorifica. Lo dice già il nome – "cardinale" – che evoca il "cardine"; dunque non qualcosa di accessorio, di decorativo, che faccia pensare a una onorificenza, ma un perno, un punto di appoggio e di movimento essenziale per la vita della comunità. Voi siete "cardini" e siete incardinati nella Chiesa di Roma, che «presiede alla comunione universale della carità»...
Con queste parole il Santo Padre ha accolto i nuovi cardinali, tra i quali anche il nostro arcivescovo mons. Francesco Montenegro, dopo la loro creazione: 20 nuovi "principi" della Chiesa ai quali Papa Francesco ha chiesto di esercitare e vivere nella carità questo nuovo percorso della loro vita...


"Ho invitato i poveri, un regalo per lei" Card. Montenegro a Papa Francesco

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Alle visite ‘di calore’ in Aula Paolo VI il gruppo venuto a rendergli omaggio era probabilmente il più numeroso: 1500 fedeli circa sono partiti da Agrigento e da ogni parte della Sicilia per venire a Roma e salutare il caro “don Franco”, ovvero il cardinale Francesco Montenegro, tra i 20 nuovi porporati creati nel Concistoro di oggi da Papa Francesco.
Che sia un vescovo molto amato sembra evidente; ma oltre alle sue doti umane, all’attenzione particolare per i giovani e per le fasce sociali meno abbienti, il tratto caratteristico del neo porporato è l’impegno per gli immigrati. 
Il “vescovo dei migranti” viene chiamato infatti Montenegro. Ma non solo per il suo incarico di presidente della commissione Cei per le migrazioni, o quello di presidente della fondazione “Migrantes”, o ancora per la responsabilità pastorale nel territorio di Lampedusa: per il cardinale siciliano il servizio a favore di questa povera gente è una vera vocazione che nasce da dentro.
E proprio la voce di questi rifugiati porterà ora nel Collegio Cardinalizio. “Perché non dovrei farlo?”, dice a ZENIT che lo ha incontrato fresco di porpora, “solo perché ora sono cardinale il mio impegno verrà meno? Assolutamente no, anzi…”...

... A fronte di un flusso stimato tra i 230 e i 240 milioni di migranti in tutto il mondo (un “sesto continente”, lo definisce il cardinale Montenegro) ed un Mediterraneo che è diventato una “tomba liquida”, con i suoi 25mila morti accertati (ma la cifra è probabilmente doppia), le autorità nazionali e internazionali purtroppo continuano a dare “segni di chiusura di occhi e anche chiusura di cuore”...

Impegnarsi per i poveri, tra cui i migranti, significa oggi, per i cristiani, vivere “una seconda edizione della Bibbia, perché quando i popoli si spostano sta cambiando la storia. Essere misericordiosi non significa essere compassionevoli: non è importante l’elemosina o la lacrimuccia ma il gesto, perché la fede e l’amore non possono essere vissuti senza sbracciarsi e prendere posizione”. Lo ha ribadito oggi a Roma il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento (nel cui territorio diocesano ricade Lampedusa) e presidente di Caritas italiana e della Commissione Cei per il servizio della carità e la salute, nella sua relazione alla giornata di studio su “Misericordia dalle periferie. Un Giubileo in uscita”, organizzata dall’Istituto superiore di catechesi e spiritualità missionaria, in collaborazione con la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana. “La misericordia ci rigenera, fa saltare gli ingranaggi iniqui – ha affermato -. Se la Chiesa è continuazione di Cristo oggi, la Chiesa non può non essere misericordiosa. Deve essere accogliente, estroversa, pronta ad uscire di notte, compagna di strada, capace di accogliere tutti. Questa Chiesa dobbiamo realizzare. Non è più possibile far finta di niente e passare oltre; non solo perché lo dice Papa Francesco ma perché la storia ce lo rinfaccia”...

Non una Chiesa dei riti senza vita, che sta alla finestra, ma una Chiesa che scende sulle strade e si piega su chi è ferito, questa Chiesa è fedele al Vangelo di Gesù: è quanto ha detto il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas Italiana, durante un incontro a Roma sul tema delle periferie organizzato dall’Istituto superiore di catechesi e spiritualità missionaria insieme alla Pontificia Università Urbaniana. La sua testimonianza è strettamente legata ai flussi migratori che la sua terra tocca con mano ogni giorno. Papa Francesco ha detto che la realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro. Da Lampedusa, che è porta d’Europa, come si vede la realtà? Ascoltiamo il cardinale Francesco Montenegro..

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