giovedì 23 giugno 2016

« Il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lascia venire tutti.» Papa Francesco Udienza Generale 22/06/2016 (Foto, testo e video)

 22 giugno 2016 

Sta diventando quasi una consuetudine, ormai, far salire alcuni bambini a bordo della “papamobile”: oggi erano quattro, due femminucce e due maschietti, vestiti con l’abito della loro Prima Comunione. 
Papa Francesco è arrivato puntuale, qualche minuto prima delle 9.30, in piazza San Pietro per l’ultima udienza generale prima della pausa di luglio. Mercoledì prossimo, infatti, il Papa presiederà nella basilica di San Pietro la Messa per la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo. Quindicimila, secondo la Prefettura della Casa Pontificia, i fedeli presenti oggi in piazza San Pietro, muniti di ombrelli e cappellini colorati per il sole estivo che bacia la Capitale. Protagonisti, come sempre, i bambini accarezzati e abbracciati dal Papa, che più volte ha sistemato i loro cappellini o li ha aiutati a rimettere il ciuccio. Un bimbo vestito di azzurro e una bambina in rosa hanno pianto nell’avvicinarsi a lui, sollevati dagli uomini della sicurezza vaticana, e Francesco li ha consolati con parole sussurrate e una carezza. Lavoro supplementare, per i gendarmi, che hanno dovuto sollevare per porgere al Papa anche alcune bambine vestite da “sposine”, anche loro con l’abito della Prima Comunione. A metà percorso, una vecchina con i cappelli bianchi si è slanciata verso la jeep bianca scoperta, e il Papa ha fatto fermare l’auto per fermarsi ad ascoltarla, mentre lei si era quasi aggrappata ai sostegni esterni della jeep.


Guarda il video del saluto ai fedeli

Salgono con Francesco sul Sagrato della Basilica di S. Pietro e si siedono ai suoi piedi. E’ una scena inconsueta a segnare l’udienza generale di oggi: un gruppo di giovani immigrati africani assistiti dalla Caritas di Firenze con uno striscione che chiede vicinanza aspettano il Papa scendere dalla jeep e lui li accoglie e li porta con sé perché ascoltino, assieme agli oltre 15 mila fedeli presenti, il “segno” della misericordia che è nella parabola del lebbroso dell’evangelista Luca.



Guarda il video con il gruppo dei rifugiati
La Misericordia purifica il cuore (cfr Lc 5,12-16)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

«Signore, se vuoi, puoi purificarmi!» (Lc 5,12): è la richiesta che abbiamo sentito rivolgere a Gesù da un lebbroso. Quest’uomo non chiede solamente di essere guarito, ma di essere “purificato”, cioè risanato integralmente, nel corpo e nel cuore. Infatti, la lebbra era considerata una forma di maledizione di Dio, di impurità profonda. Il lebbroso doveva tenersi lontano da tutti; non poteva accedere al tempio e a nessun servizio divino. Lontano da Dio e lontano dagli uomini. Triste vita faceva questa gente!

Nonostante ciò, quel lebbroso non si rassegna né alla malattia né alle disposizioni che fanno di lui un escluso. Per raggiungere Gesù, non temette di infrangere la legge ed entra in città – cosa che non doveva fare, gli era vietato -, e quando lo trovò «gli si gettò dinanzi, pregandolo: Signore, se vuoi, puoi purificarmi» (v. 12). Tutto ciò che quest’uomo considerato impuro fa e dice è l’espressione della sua fede! Riconosce la potenza di Gesù: è sicuro che abbia il potere di sanarlo e che tutto dipenda dalla sua volontà. Questa fede è la forza che gli ha permesso di rompere ogni convenzione e di cercare l’incontro con Gesù e, inginocchiandosi davanti a Lui, lo chiama “Signore”. La supplica del lebbroso mostra che quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi. Bastano poche parole, purché accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa infatti rimetterci alla sua infinita misericordia. Anche io vi farò una confidenza personale. La sera, prima di andare a letto, io prego questa breve preghiera: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!”. E prego cinque “Padre nostro”, uno per ogni piaga di Gesù, perché Gesù ci ha purificato con le piaghe. Ma se questo lo faccio io, potete farlo anche voi, a casa vostra, e dire: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!” e pensare alle piaghe di Gesù e dire un “Padre nostro” per ognuna di esse. E Gesù ci ascolta sempre.

Guarda il video della preghiera serale del Papa

Gesù è profondamente colpito da quest’uomo. Il Vangelo di Marco sottolinea che «ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!» (1,41). Il gesto di Gesù accompagna le sue parole e ne rende più esplicito l’insegnamento. Contro le disposizioni della Legge di Mosè, che proibiva di avvicinarsi a un lebbroso (cfr Lv 13,45-46), Gesù stende la mano e persino lo tocca. 
Quante volte noi incontriamo un povero che ci viene incontro! Possiamo essere anche generosi, possiamo avere compassione, però di solito non lo tocchiamo. Gli offriamo la moneta, la buttiamo lì, ma evitiamo di toccare la mano. E dimentichiamo che quello è il corpo di Cristo! Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso, perché Lui è in essi. Toccare il povero può purificarci dall’ipocrisia e renderci inquieti per la sua condizione. Toccare gli esclusi. Oggi mi accompagnano qui questi ragazzi. Tanti pensano di loro che sarebbe stato meglio che fossero rimasti nella loro terra, ma lì soffrivano tanto. Sono i nostri rifugiati, ma tanti li considerano esclusi. Per favore, sono i nostri fratelli! Il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lascia venire tutti.

Dopo aver guarito il lebbroso, Gesù gli comanda di non parlarne con nessuno, ma gli dice: «Va’ a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro» (v. 14). Questa disposizione di Gesù mostra almeno tre cose. La prima: la grazia che agisce in noi non ricerca il sensazionalismo. Di solito essa si muove con discrezione e senza clamore. Per medicare le nostre ferite e guidarci sulla via della santità essa lavora modellando pazientemente il nostro cuore sul Cuore del Signore, così da assumerne sempre più i pensieri e i sentimenti. La seconda: facendo verificare ufficialmente l’avvenuta guarigione ai sacerdoti e celebrando un sacrificio espiatorio, il lebbroso viene riammesso nella comunità dei credenti e nella vita sociale. Il suo reintegro completa la guarigione. Come aveva lui stesso supplicato, ora è completamente purificato! Infine, presentandosi ai sacerdoti il lebbroso rende loro testimonianza riguardo a Gesù e alla sua autorità messianica. La forza della compassione con cui Gesù ha guarito il lebbroso ha portato la fede di quest’uomo ad aprirsi alla missione. Era un escluso, adesso è uno di noi.

Pensiamo a noi, alle nostre miserie… Ognuno ha le proprie. Pensiamo con sincerità. Quante volte le copriamo con la ipocrisia delle “buone maniere”. E proprio allora è necessario stare da soli, mettersi in ginocchio davanti a Dio e pregare: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi!». E fatelo, fatelo prima di andare a letto, tutte le sere. E adesso diciamo insieme questa bella preghiera: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!”.


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Saluti:
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Un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana!

Con gioia accolgo ... i medici e i volontari del Policlinico “Gemelli” aderenti all’iniziativa “Dona la vita con il cuore”, e li ringrazio per le visite cardiologiche gratuite agli indigenti attraverso l’ambulatorio mobile. Nello stesso Ospedale giovedì scorso è stata inaugurata la “Villetta della misericordia”, dormitorio per persone senza fissa dimora, gestita dalla comunità di Sant’Egidio, opera concreta di questo Giubileo straordinario. Grazie tante!

Saluto con affetto i protagonisti della Giostra del Saracino di Arezzo, quest’anno dedicata al tema della Misericordia, ed esprimo a voi vivo apprezzamento per l’impegno di rievocare vicende storiche, diffondendo un messaggio di pace, di dialogo e di confronto tra culture nel nome di San Francesco. Grazie! 
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Alla fine, un saluto speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, Gesù vi chiama ad essere “cuori ardenti”: corrispondete con generosità al suo invito ciascuno secondo il proprio talento; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza a Cristo crocifisso per cooperare alla redenzione del mondo; e voi, cari sposi novelli, siate consapevoli dell’insostituibile missione a cui vi impegna il sacramento del matrimonio.

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