mercoledì 1 giugno 2016

Giubileo dei diaconi (27/29 maggio 2016) - Papa Francesco: "il diacono è mite, è servitore e non gioca a “scimmiottare” i preti" omelia - "cari Diaconi, grazie della vostra presenza nella Chiesa!" Angelus (foto, testi e video)



Papa Francesco celebra in piazza San Pietro la messa conclusiva del Giubileo dei diaconi (27/29 maggio 2016)

Alla cerimonia hanno partecipato i diaconi permanenti (molti di loro con le famiglie), arrivati da tutto il mondo all’evento giubilare loro dedicato. L’Anno santo dei diaconi permanenti cade quest’anno nel cinquantenario della istituzione di queste figure di laici cristiani (nel mondo sono circa 45mila) che affiancano preti e vescovi nelle opere di carità della chiesa, sul modello della prima comunità cristiana. 

L’incontro mondiale dei diaconi permanenti è stata l’occasione per riflettere, pregare e confrontarsi sul ruolo e sul ministero che essi svolgono nella Chiesa e attraverso di esso manifestare al mondo che, come ha sottolineato Francesco “la misericordia è il fondamento stesso della vita della Chiesa”. 

La speciale ricorrenza dei 50 anni della re-istituzione del diaconato permanente, avvenuta nel Concilio Vaticano II ha offerto l’opportunità di riproporre l’importanza che questo ministero compie al servizio della liturgia e della carità. Il giubileo dei diaconi si era aperto venerdì 27 maggio con un incontro sul tema «Il diacono, immagine della misericordia per la promozione della nuova evangelizzazione», che si è svolto in contemporanea in diverse chiese in modo da dare la possibilità a tutti di seguire dibattito nella propria lingua. 

Una suddivisione che ha visto la presenza degli italiani nella chiesa di Santa Maria in Vallicella e nella basilica di Sant’Andrea della Valle, degli inglesi nella Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini e nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva (dove sono state anche effettuare le traduzioni per i portoghesi e i tedeschi) e degli spagnoli nella Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio. Identica suddivisione linguistica è stata poi mantenuta ieri pomeriggio per la catechesi «Il diacono: chiamato a essere dispensatore della carità nella comunità cristiana», al termine del pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro. Francesco indica la strada ai diaconi: “Servire senza tornaconto e senza paura di accarezzare la carne dei poveri”, perché “non è grande chi comanda ma chi serve”. Infatti “Gesù si è fatto diacono di tutti”. E i diaconi “sono chiamati a fare i suoi annunciatori. Il discepolo di Gesù non può andare su una strada diversa da quella del Maestro, ma se vuole annunciare deve imitarlo, come ha fatto Paolo: ambire a diventare servitore”, avverte il Pontefice.

Il Papa ha presieduto la messa nella quale, per la distribuzione della comunione, è stato assistito da 250 diaconi.


L'omelia di Papa Francesco

«Servitore di Cristo» (Gal 1,10). Abbiamo ascoltato questa espressione, con la quale l’Apostolo Paolo si definisce, scrivendo ai Galati. All’inizio della lettera si era presentato come «apostolo», per volontà del Signore Gesù (cfr Gal 1,1). I due termini, apostolo e servitore, stanno insieme, non possono mai essere separati; sono come due facce di una stessa medaglia: chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù.

Il Signore ce l’ha mostrato per primo: Egli, la Parola del Padre, Egli, che ci ha portato il lieto annuncio (Is 61,1), Egli, che è in se stesso il lieto annuncio (cfr Lc 4,18), si è fatto nostro servo (Fil 2,7), «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mc 10,45). «Si è fatto diacono di tutti», scriveva un Padre della Chiesa (Policarpo, Ad Phil. V,2). Come ha fatto Lui, così sono chiamati a fare i suoi annunciatori. Il discepolo di Gesù non può andare su una strada diversa da quella del Maestro, ma se vuole annunciare deve imitarlo, come ha fatto Paolo: ambire a diventare servitore. In altre parole, se evangelizzare è la missione consegnata a ogni cristiano nel Battesimo, servire è lo stile con cui vivere la missione, l’unico modo di essere discepolo di Gesù. È suo testimone chi fa come Lui: chi serve i fratelli e le sorelle, senza stancarsi di Cristo umile, senza stancarsi della vita cristiana che è vita di servizio.

Da dove cominciare per diventare «servi buoni e fedeli» (cfr Mt 25,21)? Come primo passo, siamo invitati a vivere la disponibilità. Il servitore ogni giorno impara a distaccarsi dal disporre tutto per sé e dal disporre di sé come vuole. Si allena ogni mattina a donare la vita, a pensare che ogni giorno non sarà suo, ma sarà da vivere come una consegna di sé. Chi serve, infatti, non è un custode geloso del proprio tempo, anzi rinuncia ad essere il padrone della propria giornata. Sa che il tempo che vive non gli appartiene, ma è un dono che riceve da Dio per offrirlo a sua volta: solo così porterà veramente frutto. Chi serve non è schiavo dell’agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all’imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore è aperto alla sorpresa, alle sorprese quotidiane di Dio. Il servitore sa aprire le porte del suo tempo e dei suoi spazi a chi gli sta vicino e anche a chi bussa fuori orario, a costo di interrompere qualcosa che gli piace o il riposo che si merita. Il servitore trascura [va oltre] gli orari. A me fa male al cuore quando vedo un orario, nelle parrocchie: “Dalla tal ora alla tal ora”. E poi? Non c’è porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono, non c’è laico che riceva la gente… Questo fa male. Trascurare [andare oltre] gli orari: avere questo coraggio, di trascurare [andare oltre] gli orari. Così, cari diaconi, vivendo nella disponibilità, il vostro servizio sarà privo di ogni tornaconto ed evangelicamente fecondo.

Anche il Vangelo odierno ci parla di servizio, mostrandoci due servitori, da cui possiamo trarre preziosi insegnamenti: il servo del centurione, che viene guarito da Gesù, e il centurione stesso, al servizio dell’imperatore. Le parole che questi manda a riferire a Gesù, perché non venga fino alla sua casa, sono sorprendenti e sono spesso il contrario delle nostre preghiere: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto» (Lc 7,6); «non mi sono ritenuto degno di venire da te» (v. 7); «anch’io infatti sono nella condizione di subalterno» (v. 8). Davanti a queste parole Gesù rimane ammirato. Lo colpisce la grande umiltà del centurione, la sua mitezza. E la mitezza è una delle virtù dei diaconi. Quando il diacono è mite, è servitore e non gioca a “scimmiottare” i preti, no, è mite. Egli, di fronte al problema che lo affliggeva, avrebbe potuto agitarsi e pretendere di essere esaudito, facendo valere la sua autorità; avrebbe potuto convincere con insistenza, persino costringere Gesù a recarsi a casa sua. Invece si fa piccolo, discreto, mite, non alza la voce e non vuole disturbare. Si comporta, forse senza saperlo, secondo lo stile di Dio, che è «mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Dio infatti, che è amore, per amore si spinge persino a servirci: con noi è paziente, benevolo, sempre pronto e ben disposto, soffre per i nostri sbagli e cerca la via per aiutarci e renderci migliori. Questi sono anche i tratti miti e umili del servizio cristiano, che è imitare Dio servendo gli altri: accogliendoli con amore paziente, comprendendoli senza stancarci, facendoli sentire accolti, a casa, nella comunità ecclesiale, dove non è grande chi comanda, ma chi serve (cfr Lc 22,26). E mai sgridare, mai. Così, cari diaconi, nella mitezza, maturerà la vostra vocazione di ministri della carità.

Dopo l’Apostolo Paolo e il centurione, nelle letture odierne c’è un terzo servo, quello che viene guarito da Gesù. Nel racconto si dice che al suo padrone era molto caro e che era malato, ma non si sa quale fosse la sua grave malattia (v. 2). In qualche modo, possiamo anche noi riconoscerci in quel servo. Ciascuno di noi è molto caro a Dio, amato e scelto da lui, ed è chiamato a servire, ma ha anzitutto bisogno di essere guarito interiormente. Per essere abili al servizio, ci occorre la salute del cuore: un cuore risanato da Dio, che si senta perdonato e non sia né chiuso né duro. Ci farà bene pregare con fiducia ogni giorno per questo, chiedere di essere guariti da Gesù, di assomigliare a Lui, che “non ci chiama più servi, ma amici” (cfr Gv 15,15). Cari diaconi, potete domandare ogni giorno questa grazia nella preghiera, in una preghiera dove presentare le fatiche, gli imprevisti, le stanchezze e le speranze: una preghiera vera, che porti la vita al Signore e il Signore nella vita. E quando servite alla mensa eucaristica, lì troverete la presenza di Gesù, che si dona a voi, perché voi vi doniate agli altri.

Così, disponibili nella vita, miti di cuore e in costante dialogo con Gesù, non avrete paura di essere servitori di Cristo, di incontrare e accarezzare la carne del Signore nei poveri di oggi.

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Al termine di questa celebrazione desidero rivolgere uno speciale saluto a voi, cari Diaconi, venuti dall’Italia e da diversi Paesi. Grazie della vostra presenza oggi, ma soprattutto della vostra presenza nella Chiesa!

Saluto tutti i pellegrini, in particolare l’Associazione europea degli Schützen storici; i partecipanti al “Cammino del Perdono” promosso dal Movimento Celestiniano; e l’Associazione Nazionale per la Tutela delle Energie Rinnovabili, impegnata in un’opera di educazione alla cura del creato.

Ricordo inoltre l’odierna Giornata Nazionale del Sollievo, finalizzata ad aiutare le persone a vivere bene la fase finale dell’esistenza terrena; come pure il tradizionale pellegrinaggio che si compie oggi in Polonia al Santuario mariano di Piekary: la Madre della Misericordia sostenga le famiglie e i giovani in cammino verso la Giornata Mondiale di Cracovia.

Mercoledì prossimo, 1° giugno, in occasione della Giornata Internazionale del Bambino, le comunità cristiane della Siria, sia cattoliche che ortodosse, vivranno insieme una speciale preghiera per la pace, che avrà come protagonisti proprio i bambini. I bambini siriani invitano i bambini di tutto il mondo ad unirsi alla loro preghiera per la pace.

Invochiamo per queste intenzioni l’intercessione della Vergine Maria, mentre affidiamo a lei la vita e il ministero di tutti i Diaconi del mondo.

Angelus Domini…

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