giovedì 19 maggio 2016

Ermes Ronchi: VORREI UNA CHIESA CON GLI STESSI SOGNI DI DIO

C’è chi ormai lo chiama “il predicatore del Papa”. A tu per tu con il religioso che ha tenuto gli esercizi di Quaresima alla Curia romana. Ora un libro ne raccoglie le dieci meditazioni.


«Quando l’ho incontrato, la prima cosa che gli ho detto è stata: “Papa Francesco, posso abbracciarla?”. Mi ha risposto con un sorriso». I friulani dovrebbero essere schivi e riservati per natura, almeno così si dice. Eppure, a padre Ermes Ronchi, di Francesco è rimasto impresso l’abbraccio. «Appena potevo lo abbracciavo, ne ho proprio approfittato», dice ridendo, e aggiunge: «Papa Francesco è un uomo amico della vita, un uomo sereno e pacificato che emana benessere, è un vero piacere stargli vicino».

Sacerdote dell’ordine dei Servi di Maria, 69 anni, padre Ermes è un volto e una penna noti al grande pubblico. Per molti anni ha condotto il commento al Vangelo della domenica nella trasmissione A Sua immagine su Raiuno. Su Avvenire cura una rubrica di commento al Vangelo ogni giovedì. Lo scorso marzo, dopo una telefonata inaspettata di papa Francesco, ha guidato gli esercizi spirituali di Quaresima per la Curia romana. Le dieci meditazioni proposte in quell’occasione ora escono raccolte in un libro della San Paolo, intitolato Le nude domande del Vangelo.

LE DOMANDE DELLA VITA

«Ho scelto come filo conduttore degli incontri con il Papa dieci domande del Vangelo, che ne contiene ben 220, una messe sterminata!», spiega padre Ermes. «Era la tecnica di comunicazione preferita di Gesù, insieme alle parabole. Le sue erano le domande semplici: “Cosa cerchi?” o “Perché piangi?”. Domande della vita, che ti lasciano disarmato, perché ti costringono a tirar fuori qualcosa di nuovo dentro di te». Da molto tempo padre Ermes è uno che ama le domande più delle risposte. Lo ha imparato innanzitutto da padre Giovanni Vannucci, anch’egli frate dei Servi di Maria, che incontrò a 18 anni mentre studiava al liceo con l’intenzione di diventare frate. «Non si nutriva di teologia cattedratica, ma ci invitava a cercare Dio nel mondo, negli altri». A padre Ermes cambiò la vita.

«Con gli anni ho capito che le risposte non vengono subito», dice a distanza di tanto tempo. «Le domande lavorano in un altro modo: bisogna lasciarle scendere dentro di sé, farle agire, hanno una gestazione dentro di noi, crescono fino a che trovano una risposta. Bisogna amarle, le domande, come dice il grande poeta Rainer Maria Rilke, custodirle, coltivarle, più tardi daranno il frutto della risposta». Oggi il luogo in cui padre Ermes scrive, vive e prega è la comunità dei Servi di Maria della basilica di San Carlo al Corso a Milano, di cui è parroco. La stessa dove visse e operò un altro famoso confratello, padre David Maria Turoldo, «poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini», lo definì il cardinale Carlo Maria Martini. «Anche lui era un profeta degli ultimi, di chi è vittima dell’ingiustizia, di coloro che sono dimenticati da tutti. Con Francesco si sarebbero subito trovati, e abbracciati».

COME UN DONNA INCINTA

Per il ritiro del Papa, padre Ermes ha scelto un altro filo conduttore: la figura di Maria, partendo proprio da un’invocazione di padre Turoldo: “Vergine, se tu non riappari anche Dio sarà triste”. «Il riferimento non era alle apparizioni mariane ma alla necessità che Maria entri nell’anima, nella fede, dentro il nostro modo di vivere», spiega. «Ho parlato anche delle virtù “umane” di Maria, donna innamorata di normalità che ha sperimentato tutto lo spessore della sua femminilità, che prima di essere Regina del cielo ha mangiato la polvere di questa nostra povera terra. Siamo abituati a vedere la Madonna posta in alto, inarrivabile, irraggiungibile. Io ho voluto immaginarla in cucina, in questo luogo un po’ nascosto che è il luogo della prossimità. Santa Teresa d’Avila in una lettera alle consorelle ha lasciato scritto che “Dio va fra le pentole, in cucina”».

Alla Curia romana padre Ermes ha parlato di «un Dio domestico, famigliare, che viene a casa e a tavola». E citando Origene, grande teologo del III secolo, ha detto che l’immagine più bella del cristiano è una donna incinta che passa nel mondo gravida di una vita nuova: «Dovremmo passare nel mondo gravidi di Dio, incinti di luce».

A CONTATTO CON LA REALTÀ

Il lavoro, il contatto con la realtà è stato importante nella vita di padre Ermes Ronchi. Appena ordinato sacerdote, nel 1973, decise di lasciare il convento classico per dar vita, insieme ad altri frati, a una comunità sperimentale nella provincia di Vicenza, dove ognuno si manteneva con il proprio lavoro. «Poi sentii il bisogno di studiare», racconta, «andai a Parigi e qui mi mantenni agli studi facendo i lavori più disparati, dal bracciante agricolo, allo spazzino comunale, all’insegnante di italiano». Un percorso che potrebbe essere utile a molti sacerdoti: «Di sicuro rivedere la formazione del clero è una priorità che la Chiesa deve affrontare, insieme al ruolo delle donne», dice. «Alla Curia ho anche lanciato qualche provocazione, citando l’episodio del Vangelo in cui Gesù è a cena a casa di Simone e arriva la donna con il profumo di nardo. Gesù chiede: “Simone, la vedi questa donna?”. Alla Curia ho detto: “Se Gesù facesse questa domanda, qui e ora, se chiedesse: La vedi questa donna?”, io dovrei dire: No Signore, io qui non vedo nessuna donna”. E ho aggiunto: “Questo vi sembra normale?”. Ho fatto una pausa, perché volevo suscitare una domanda. Non ho risposte da dare, ma di certo il “governo” della Chiesa non è rappresentativo del mondo cristiano».

La più grande novità di papa Francesco? Per Ermes Ronchi è la conversione dello sguardo: «Da una Chiesa che si mette al centro, che gira i riflettori su se stessa, dove noi pastori vogliamo tirare la gente dentro, a una Chiesa che si mette a servizio dell’avvenire del mondo, della vita, della cultura, del domani, delle nuove generazioni. È questo il grande cambiamento che ci sta facendo fare papa Francesco. Ed è bello come trasmette il Vangelo. Non avvicina le persone come vasi vuoti da riempire, ma come fuochi da accendere. La fede non si genera, si propaga attraverso questo calore. Se il caffè bolle, il profumo si sente nella stanza. Ma se non bolle, non si sente niente!».


IL LIBRO 
IL PROFUMO DELLA VITA IN DIECI MEDITAZIONI

«Alle volte pensiamo che il sogno sia una fantasia, come dipingere il cielo di blu. Eh no, il sogno è un’altra cosa. Ci vuole coraggio per sognare, il coraggio che hanno avuto i santi». A dirlo è stato Francesco, alla fine degli esercizi di Quaresima predicati da padre Ronchi. Il commento e ringraziamento del Papa è in appendice a Le domande del Vangelo (San Paolo), che raccoglie le riflessioni proposte dal frate servita. Al termine degli incontri il Papa ha “azzardato” un invito: «Ma io mi domando: cosa accadrebbe in Curia se tutti noi ci permettessimo di sognare un po’ di più? Credo che dovremmo chiamare i vigili del fuoco...!». Il libro uscirà la prossima settimana con Credere a 9,90 euro. Ordinazioni contattando il n. 02.48027575, vpc@stpauls.it, o sul sito www.edicolasanpaolo.it.

(Fonte: Credere - Testo di Emanuela Citterio)