venerdì 15 aprile 2016

"Restiamo umani" l'eredità di Vittorio Arrigoni nel ricordo della mamma


Era il 15 aprile 2011 quando dalla Striscia di Gaza arrivò la notizia del rapimento finito in modo tragico dell'attivista per i diritti umani che era diventato un punto di riferimento per decine di migliaia di persone. Oggie Egidia Beretta porta la sua testimonianza in ogni angolo d'Italia e, assieme alla figlia Alessandra e ad amici, tiene vivi memoria e impegno di Vittorio attraverso la Fondazione Vik Utopia. Ecco le sue intense parole

Cinque anni, oggi 15 aprile 2016. Tanti ne sono passati da quando Vittorio Arrigoni, attivista nato in Brianza ma figlio del mondo, ha perso la vita per mano di assassini spietati nella Striscia di Gaza, a soli 36 anni. Tanti, perché la mancanza di Vittorio, delle sue azioni, delle sue denunce, si sente eccome”. A parlare è una madre che, passo dopo passo, sta recuperando le macerie del cuore - quello stresso brutale anno, il 2011, ha perso anche il marito per malattia - con una forza di volontà che mai si sarebbe aspettata di avere: Egidia Beretta Arrigoni, anni, ex sindaco di Bulciago (LC), in questi ultimi anni non si è fai fermata, girando tutta l’Italia a parlare di Vik, partendo dal libro che racconta la sua storia, Il viaggio di Vittorio. “Associazioni, biblioteche, catechisti, scuole: ricevo ancora oggi inviti da chiunque. Vado, racconto di mio figlio, lo tengo vivo per chi mi ascolta, certo, ma in fondo lo faccio per me, perché così ho l’impressione che non mi abbandoni mai”, indica senza troppi giri di parole la donna.

“E’ un passaggio di testimone a cui è impossibile sottrarsi, sebbene sia doloroso. Spesso arrivo agli incontri molto affaticata, anche per problemi fisici, ma ogni volta succede un piccolo miracolo: quando mi siedo in procinto di iniziare una testimonianza pubblica, passa tutto e l’energia per raccontare arriva a più non posso”, racconta Egidia Beretta. Energia che investe lei e la figlia Alessandra, con cui condivide questi anni di resistenza, la creazione della Fondazione Vik Utopiaonlus- che tra le ultime attività ha offerto borse di studio legate alla musica nei campi profughi palestinesi e un pulmino per gli studenti siriani rifugiati al confine con la Turchia - e l’organizzazione di un emozionante incontro annuale proprio a Bulciago, alla presenza di persone in arrivo da tutta Italia e con la collaborazione di numerosi artisti (l’edizione 2016 di Ricordando Vik avrà luogo domenica 24 aprile). Alle due donne della famiglia Arrigoni, così come a parenti e amici di Vittorio,manca una cosa che forse non arriverà mai: la verità sulla sua morte, al di là di quella giudiziaria, che parla di un rapimento di una cellula di estremisti islamici finito male, ma non si accenna alle motivazioni profonde, che rimangono oscure. “Ci abbiamo messo una pietra sopra, per andare avanti”, riporta Egidia Beretta.
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Cinque anni fa moriva Vittorio Arrigoni, l'attivista italiano rapito e ucciso a Gaza il 15 aprile del 2011. Lo ricordiamo con un'intervista alla madre Egidia Beretta Arrigoni

«Se mio figlio Vittorio fosse qui, accanto a me, gli direi di continuare a spendersi come ha sempre fatto, a essere il testimone credibile che è stato». Le lacrime fanno tremare la voce di Egidia Beretta, le parole si interrompono poi riprendono flebili. Suo figlio, l'attivista italiano Vittorio Arrigoni, è stato ucciso a Gaza il 15 aprile del 2011, cinque anni fa, ma il dolore per la sua perdita è forte come il primo giorno.

«In questi giorni sto molto male. Vittorio mi è sempre presente, è nella mia mente poi ci sono i periodi come questi, in cui il dolore è più forte e per affrontarlo vivo la mia quotidianità. Mi aiuta lavorare alla Fondazione Vik Utopia, il 24 aprile sarà online il sito e questo mi tiene molto impegnata».

Egidia Beretta, che pochi mesi dopo la morte di Vittorio ha perso anche il marito Ettore, non ha mai smesso di lottare. Da cinque anni si batte perché la verità sul rapimento e l'omicidio vengano a galla, ha chiesto alla Corte Penale che venisse risparmiata la pena di morte agli assassini di suo figlio. «In famiglia siamo stati contrari per motivi per noi ovvi, dissi solamente "chiedete ai vostri figli perché lo hanno ucciso"».

Ogni giorno porta in giro per l'Italia, sopratutto nelle scuole, le parole e gli scritti di Vittorio, anche se non è facile parlare di lui, innamorato della Palestina e di quei bambini a cui viene negato il futuro. Per loro era tornato a Gaza, per non lasciarsli soli. «Se non fosse andato a Gaza, sarebbe andato altrove a cercare qualcuno da aiutare». 
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Quando le viene domandato di raccontare Vittorio da dove inizia? 
«Di Vittorio mi piace soprattutto raccontare il suo indomito coraggio, la sua coerenza spinta all’estremo, la sua sofferenza nel constatare l’indifferenza che era quella che temeva di più. Sono contenta che molti giovani ascoltino con attenzione le mie parole, Vittorio non è stato un improvvisatore, tutta la sua vita è stata un lungo viaggio che lo ha portato ad affrontare situazioni molto diverse e quasi sempre di sofferenza, proprio da quando era piccolo. Già alle elementari scriveva di pace, giustizia e diritti. Quando sostengo che Vittorio non è un eroe o un martire voglio dire proprio questo, è arrivato fino a qui con un lungo percorso».

Gli ha mai chiesto di non partire? 
«Non ho mai voluto negare a Vittorio il sogno, la ricerca della sua utopia perché penso che per me almeno, come per molte mamme, anche se è un dolore vedere partire il figlio, sia anche una responsabilità quella che ci prendiamo nei loro confronti quando li mettiamo al mondo, di lasciarli liberi. Non l’abbiamo mai frenato, io sono stata una sognatrice e tante volte vedevo in quello che lui faceva, ciò che avrei voluto per me. Vittorio e sua sorella Alessandra hanno assorbito l’aria che si respirava in casa, ci si metteva sempre dalla parte del più debole, di chi aveva bisogno di supporto».
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Si sente vicina alla madre di Giulio Regeni? 
«Sì, posso immaginare il suo strazio, è lo stesso che provavo io. Mi sconvolgeva e feriva molto leggere sulla stampa e vedere in tv tutti i particolari su come suo figlio è stato torturato, non ne capisco la necessità, sentivo il suo dolore. Ho seguito la conferenza stampa e mi è piaciuta molto la sua franchezza, le idee molto chiare, il desiderio di giustizia che io condivido fino in fondo perché sappiamo per Vittorio come si sono svolti i fatti ma non sappiamo i motivi».

Che significato hanno per lei le parole di suo figlio «Restiamo umani»? 
«Le prime volte che lo scriveva alla fine dei suoi articoli mi sembrava esagerato , gli chiedevo "Come fai a scrivere questo quando sei in un posto dove l’umanità sembra essere sparita, come tu stesso dici?". Ho sempre qui con me il segnalibro di Vittorio in cui spiega cosa significhi per lui restare umani, l’invito a ricordarsi della natura dell’uomo e penso che le parole che lui pronunciò nel 2009 siano state profetiche vista la situazione in cui viviamo oggi. "Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, a un’unica famiglia che è la famiglia umana"».
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Il 24 aprile a Bulciago, città natale di Vittorio Arrigoni, la famiglia insieme agli amici e a chi lo porta nel cuore celebrerà un pomeriggio di ricordo e festa in onore di Vik, perché il dolore diventi gioia e coraggio.


Leggi anche il saluto di Donata Frigerio a Vittorio Arrigoni: Per chi dirà: se l'è cercata

E' il 13 Aprile del 2011: Vittorio Arrigoni, attivista e pacifista italiano, viene sequestrato a Gaza da un commando terrorista che chiede, per la liberazione, il rilascio immediato dal carcere dello sceicco salafitaAbu al Walid al Maqdisi. Il giorno successivo Vittorio viene ucciso. Chi era Arrigoni, perché era a Gaza, quali erano gli ideali che lo muovevano? Con interviste del 2009, all'indomani dell'operazione "Piombo Fuso", documenti e filmati esclusivi, Crash racconta la storia di un attivista convinto, un blogger che attraverso la rete testimoniava quotidianamente quello che succedeva nella striscia di Gaza anche durante i bombardamenti, uno spirito critico che era scomodo a tutti.
Per ricordare la vitae la morte di un ragazzo che non si stancava mai di ripetere il suo credo: restiamo umani.
Guarda il video


Guarda anche il nostro post precedente:
A quattro anni dalla morte di Vittorio Arrigoni... RESTIAMO UMANI!!! (all'interno i link ad altri post precedenti)