giovedì 7 aprile 2016

In attesa della nuova Esortazione Apostolica “Amoris Laetitia”


Antivigilia di Laetitia: 
la fretta della curiosità e 
la pazienza della complessità
di 
Andrea Grillo
*Andrea Grillo (Savona 1961) Insegna dal 1994 Teologia dei sacramenti e Filosofia della Religione a Roma, presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo e Liturgia a Padova, presso l’Abbazia di Santa Giustina.

Tra gli aspetti più singolari di questa “attesa” della nuova Esortazione Apostolica “sull’amore nella famiglia” vi è un tensione molto particolare tra due esigenze opposte:

a) da un lato, forse a causa di recenti incidenti con alcuni giornalisti, non vi è mai stato un “silenzio” tanto alto su un testo di prossima pubblicazione. Chi la conosce non ne parla e chi vorrebbe o dovrebbe parlarne non ne sa nulla.

b) d’altro canto ci sono alcuni elementi certi del testo – la lunghezza e lo “stil novo” – che consiglierebbero una lettura pacata e meditata. Sembra proprio che Amoris Laetitia non si possa leggere “di corsa”: né materialmente, perché è un documento molto lungo, né stilisticamente, perché sembra che sia scritto in una stile “diverso” – come già abbiamo visto per Evangelii Gaudium.

E allora? La combinazione di questi due fattori potrebbe rendere i primi giorni dopo la pubblicazione particolarmente complessi e confusi.

Mi permetto di suggerire tre piccoli rimedi, per diminuire la confusione:

a) sconsiglio di leggere il documento solo parzialmente: proprio la lunghezza potrebbe quasi imporre una lettura solo parziale e rapsodica, ma bisogna resistere. Solo nella sua integralità si comprenderà veramente ogni parte e il tutto;

b) sconsiglio di leggere solo le risposte ai problemi più scottanti, ma consiglio di integrare queste importanti e attese risposte nelle proposte di vita cristiana, nell’approccio globale alla fede e al mondo, come delineazione di una “stile cristiano” rinnovato e convertito;

c) consiglio di leggere la “letizia dell’amore” con “amore per la letizia”. Già sono circolate, in questi ultimi giorni, previsioni e profezie ispirate alla tristezza, alla sventura, al disincanto, alla sfiducia, alla rassegnazione. Prima ancora di leggere c’è chi dice – non importa se con speranza o con timore: “Non ci sarà niente di nuovo”.

Non può esserci mai niente di nuovo se non ci si aspetta nulla. Senza speranza è sia il disperato sia il presuntuoso. Senza amore per la gioia, non potremo mai vedere la gioia dell’amore. Così se un Cardinale di oltre Oceano dice: “Il documento parlerà di matrimonio, non di divorzio”, pur dicendo una cosa ovvia, sembra volersi difendere dal testo e dalla storia, ma potrebbe restare sorpreso dal leggere, proprio nel vangelo, che Gesù non è venuto per i sani, ma per i malati. Strani paradossi ci riserva la nostra fede nel Kyrios. Per comprenderli occorre unire alla impazienza della curiosità la pacatezza della complessità.
(fonte: M m-u-n-e-r-a rivista europea di cultura link diretto all'articolo)