sabato 12 marzo 2016

"Mosè: la misericordia come solidarietà con il popolo" a cura di p. Alberto Neglia (VIDEO INTEGRALE)

"Mosè: la misericordia come solidarietà con il popolo"
p. Alberto Neglia, ocarm
(VIDEO INTEGRALE)


I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2016

RIGENERATI NELLA SUA
GRANDE MISERICORDIA (1Pt 1,3)

promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto

3 febbraio 2016

1. Se ci si lascia incontrare, visitare da Dio misericordioso si diventa misericordiosi

La figura di Mosè riveste un'importanza fondamentale nell'ambito della tradizione ebraica; questa gli ha voluto attribuire tutti quei caratteri che servono a ricondurre a lui l'origine dell'intera storia del popolo nei suoi vari aspetti. In At 7,20-41 Stefano presenta la vita di Mosè in tre tappe di quarant'anni ciascuna. Indicano tre grandi periodi completi:
1° periodo At 7,20-22: Mosè è oggetto di una speciale provvidenza di Dio

Alla sua nascita viene definito "bello", aggettivo che non vuole indicare, come oggi intendiamo, un aspetto fisico avvenente, ma è di ordine teologico. Mosè è bello perché corrisponde al progetto creazionale di Dio, il suo volto riflette lo splendore del Signore (Es 33,18-21) il suo cuore manifesta la passione liberatrice di Dio.

È tenuto nascosto tre mesi, poi in un cestello è affidato alle acque. La parola "cestello" (tebah) è la stessa usata per indicare l'arca che salvò Noè dal diluvio. Già questa piccolissima arca mi sembra un segno della misericordia-provvidenza di Dio. La figlia del faraone che lo salva, è detta "donna di compassione" (Es 2,6). È interessante che nel palazzo del faraone, dove si nutrono progetti di morte, c’è una creatura che prova compassione. Lo assume come figlio e provvede alla sua educazione per cui «venne istruito in tutta la sapienza degli egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere» (At 7,22).
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Ogni persona umana è depositaria di una vocazione che viene da Dio; ed ogni vocazione ha sempre il significato di un impegno a vantaggio dell'umanità: manifestare la misericordia di Dio. 

Di fronte a Dio che lo chiama, Mosè, invecchiato e reso sapiente dalla fatica della vita riesce soltanto a dire: «Chi sono io per andare?» (Es 3,11). Alla proposta di Dio obietta presentando la sua inutilità. Sembra che la chiamata lo abbia come inchiodato all'evidenza della sua inutilità. Dio gli risponde «Io sono con te» (Es 3,12). Ed è così che la missione di Mosè acquista la sua reale portata: essa non è altro che il frammento di un mistero in cui Dio stesso lo sta coinvolgendo, per raccontare la sua misericordia.

Mosè parte per vedere i fratelli (Es 4,18), in fondo si ripete il gesto di Es 2,11. Ma nella sostanza ora tutto è diverso.

Adesso sono i fratelli e Aronne che gli vengono incontro al monte di Dio (Es 4,27), con grande sorpresa, (la misericordia di Dio lo precede) e gli danno il bacio della pace. In fondo Mosè ogni giorno nella sua missione, scoprirà che è scavalcato dall'iniziativa di Dio, che lo proviene. Per chi è veramente chiamato al servizio dei propri fratelli, tutto accade come a gente sorpresa da un dono: il dono per Mosè è Aronne collaboratore che gli consente di superare qualsiasi imbarazzo (Es 4,16). Mosè non è più solo.
La collaborazione Mosè-Aronne porta frutti: il cap. 4 si chiude con una constatazione meravigliosa e che Mosè non immaginava (cf. Es 4,1), infatti "il popolo credette" (Es 4,31). 
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