La croce è l'abisso dove Dio diviene l'amante
di p. Ermes Ronchi
Commento
DOMENICA delle PALME
- anno C -
... Dio è così: non spezza nessuno, spezza se stesso, non versa il sangue di nessuno, versa il proprio sangue, non chiede sacrifici a me, sacrifica se stesso per me.
La croce è l'immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso.
Scrive Karl Rahner, non un semplice devoto, ma il più grande teologo del novecento: «Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce»...
E noi qui disorientati, che non capiamo. Ma poi c'è lo stupore, e anche l'innamoramento e dopo duemila anni sentiamo, come le donne, il centurione, il ladrone, che nella Croce c'è attrazione, c'è seduzione, bellezza. La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, quando il Figlio di Dio si lascia inchiodare, povero e nudo, per morire d'amore.
A fondamento della fede cristiana c'è la cosa più bella del mondo: un atto d'amore!
La croce è l'abisso dove Dio diviene l'amante, dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa.
La croce mi interroga sempre, è una domanda sempre aperta, e io so di non capire, ma alla fine ciò che mi convince di più non sono le spiegazioni dei teologi, ma parole semplici come questa poesia di Jan Twardowski:
"Perché la croce / il sorriso / la pena inumana?/ Credimi / è così semplice / quando si ama."
Un'ultima annotazione: scrive il vangelo che si fece buio su tutta la terra da mezzogiorno alle tre. Una piccola notazione temporale che però mi riempie di speranza: perché dice che c'è fissato un tempo al dolore, un argine alla sofferenza: tre ore e poi ritorna il sole.
E la stessa cosa accadrà anche nei giorni del nostro dolore, e ci chiama a credere nel sole, anche quando non splende, a credere nell'amore anche quando non lo senti, a credere in Dio, anche quando tace, perché se Dio parla è per amore, ma se Dio tace è ancora per amore!
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