venerdì 25 marzo 2016

Il Giovedì Santo di Papa Francesco: S. Messa in Coena Domini (cronaca, foto, testi e video)

 24/03/2016 



Il Papa è arrivato a Castelnuovo di Porto alle 16.45 circa, accompagnato tra gli ospiti da tre interpreti d’eccezione: Ibrahim, afghano, Boro, del Mali, e Segen che viene dall’Eritrea. Assieme a loro ha salutato gli 892 ospiti uno per uno consegnando a ognuno un dono (200 uova di Pasqua, una scacchiera e numerosi palloni da calcio e palline da baseball autografate, di quelle che le varie squadre del mondo regalano al Papa...)
Sono tre musulmani, uno di religione hindù, tre donne di religione cristiana copta e cinque cattolici, quattro maschi e una femmina, coloro che hanno ricevuto la lavanda dei piedi da Papa Francesco al Cara, acronimo di Centro accoglienza richiedenti asilo, di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma. Sira, 37 anni, uno dei tre musulmani proviene dal Mali. È arrivato al Cara da meno di due anni dopo essere passato per il Niger e la Libia. Mohamed, anch’egli musulmano, ha compiuto 22 anni oggi ed è arrivato qui da neanche due mesi. Nato in Siria, è scappato varcando i confini della Libia fino ad approdare sulle nostre coste a Lampedusa lo scorso 11 gennaio. Il terzo musulmano ha invece dovuto attraversare otto paesi prima di raggiungere la destinazione definitiva: l’Italia. Si tratta di Khurram, 26 anni il 1° giugno prossimo, originario del Pakistan, da cui è partito attraversando Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria e Austria fino all’arrivo a Caltanissetta il 1° settembre scorso. L’unico profugo di religione hindù, Kunal di 29 anni, ha seguito le stesse tappe di Khurram ma ha iniziato il suo viaggio dall’India. Il Papa ha lavato i piedi anche alle tre donne profughe di religione copta e di nazionalità eritrea. Tutte e tre sono partite dall’Eritrea seguendo lo stesso percorso: Etiopia, Sudan, Libia e Italia e tutte sono arrivate in Sicilia. La più grande, la ventiseienne Luchia, è arrivata il 7 ottobre dello scorso anno. Kbra, 23 anni il primo aprile, è approdata sulle coste dell’isola il 5 novembre e l’appena ventenne Lucia il 4 dicembre. Dei dodici profughi che hanno ricevuto il segnale concreto di accoglienza del Santo Padre ci sono anche i cinque fedeli di religione cattolica. L’unica donna cattolica è Angela Ferri, 30 anni, proveniente da Stigliano. I restanti sono quattro giovani nigeriani, di cui due fratelli, arrivati in periodi diversi in Italia ma con lo stesso tragitto. Tutti e quattro sono studenti. Partiti dalla Nigeria hanno attraversato il Niger e la Libia. I due fratelli sono Shadrach Osahon ed Endurance rispettivamente di 26 e 21 anni. Per salvarsi sono stati separati alcuni mesi ma alla fine si sono riuniti. Il maggiore è arrivato in Italia il 16 agosto 2014 mentre il fratello minore il 17 ottobre dello stesso anno. Gli altri due profughi nigeriani sono Miminu Bright che compirà 27 anni il prossimo 15 giugno e il ventiduenne Osma, già laureato in fisica.

Omelia

I gesti parlano più delle immagini e delle parole. I gesti. Ci sono, in questa Parola di Dio che abbiamo letto, due gesti: Gesù che serve, che lava i piedi. Lui, che era il capo, lava i piedi agli altri, ai suoi, ai più piccoli. Il secondo gesto: Giuda che va dai nemici di Gesù, da quelli che non vogliono la pace con Gesù, a prendere il denaro con il quale lo ha tradito, le 30 monete. Due gesti. Anche oggi ci sono due gestiil primo è quello di questa sera: tutti noi, insieme, musulmani, indù, cattolici, copti, evangelici ma fratelli, figli dello stesso Dio, che vogliamo vivere in pace, integratiL’altro gesto è quello di tre giorni fa: un gesto di guerra, di distruzione in una città dell’Europa, di gente che non vuole vivere in pace. Ma dietro a quel gesto, come dietro a Giuda, c’erano altri. Dietro a Giuda c’erano quelli che hanno dato il denaro perché Gesù fosse consegnato. Dietro a quel gesto di tre giorni fa in quella capitale europea, ci sono i fabbricanti, i trafficanti di armi che vogliono il sangue, non la pace; che vogliono la guerra, non la fratellanza.

Due gesti uguali: da una parte Gesù lava i piedi, mentre Giuda vende Gesù per denaro; e da una parte voi, noi, tutti insieme, diverse religioni, diverse culture, ma figli dello stesso Padre, fratelli, mentre quei poveretti comprano le armi per distruggere la fratellanza. Oggi, in questo momento, quando io farò lo stesso gesto di Gesù di lavare i piedi a voi dodici, tutti noi stiamo facendo il gesto della fratellanza, e tutti noi diciamo: “Siamo diversi, siamo differenti, abbiamo differenti culture e religioni, ma siamo fratelli e vogliamo vivere in pace”. E questo è il gesto che io faccio con voi. Ognuno di noi ha una storia addosso, ognuno di voi ha una storia addosso: tante croci, tanti dolori, ma anche ha un cuore aperto che vuole la fratellanza. Ognuno, nella sua lingua religiosa, preghi il Signore perché questa fratellanza contagi il mondo, perché non ci siano le 30 monete per uccidere il fratello, perché sempre ci sia la fratellanza e la bontà. Così sia.


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Si è inginocchiato per lavare e baciare quei piedi che hanno camminato attraverso i deserti, che hanno solcato i mari per sfuggire alla violenza, per raggiungere la salvezza. Piedi di chi ha abbandonato la sua vita nel tentativo di salvarsela. Ha lavato i piedi, così come Gesù fece con i suoi, lui “capo” che “lava i piedi ai suoi, ai più piccoli”.


 

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Parole pronunciate al termine della Messa

Adesso vi saluterei uno a uno, di tutto cuore. Vi ringrazio di questo incontro. E soltanto ricordiamoci e facciamo vedere che è bello vivere insieme come fratelli, con culture, religioni e tradizioni differenti: siamo tutti fratelli! E questo ha un nome: pace e amore. Grazie.
 

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