domenica 22 novembre 2015

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 48/2014-2015 (B) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino



Vangelo:  Gv 18,33-37




Dopo che il potere religioso ha da tempo emesso la sua sentenza su Gesù, quello politico ne sancisce la condanna a morte proclamando la sua regalità: Gesù è re, e chi si fa re è reo di morte. La Sacra Scrittura è da sempre critica nei confronti della monarchia (cfr. Gdc 9,8-15; 1Sam 8,1ss); il re è un uomo potente quasi come fosse un dio in terra, e desiderare un re che domina su tutto e tutti significa rinunciare a Dio, il vero re, che serve e libera il suo popolo. E' vero, Gesù è re ma la sua regalità non è come quella di questo mondo. Egli è venuto al mondo non per dominare ma per servire, non per opprimere ma per restituire libertà all'uomo, non con la violenza e la forza delle armi ma con il suo amore incondizionato. Contro di lui si sono coalizzati tutti i poteri di questo mondo, quello religioso e quello politico, per eliminarlo quasi fosse un corpo estraneo, ma proprio attraverso l'offerta della sua vita il Padre ha manifestato al mondo il suo amore e la sua gloria per la nostra salvezza. Pilato gli domanda cosa ha fatto di male per comparire davanti a lui. L'intera esistenza di Gesù è la risposta a questa domanda. Ha restituito la 'Luce della Vita'(cfr, 1,4) ad un mondo 'immerso nelle tenebre e nell'ombra della morte'(cfr. Mt 4,15-16) La sua regalità è la regalità di Dio che dona ciò che è: amore incondizionato e la vita eterna. Questo è il modo che Gesù ha di regnare sull'umanità intera: il suo potere è lavare i piedi a noi suoi fratelli, la sua dignità è essere in mezzo a noi come colui che serve. Questi sono i segni visibili della sua divina regalità, che risplenderà in pienezza illuminando il mondo dall'alto della croce e attirandoci tutti a sé.