giovedì 5 novembre 2015

«Non bisogna mai chiudere le porte a nessuno ma essere sempre col cuore aperto»» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
5 novembre 2015 
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 


Papa Francesco:
Non abbiamo il diritto di escludere nessuno”

È coi fatti che Gesù ci chiede di includere tutti, perché come cristiani «non abbiamo diritto» di escludere gli altri, di giudicarli e chiudere loro le porte. Anche perché «l’atteggiamento dell’esclusione» è alla radice di tutte le guerre, grandi e piccole. Lo ha affermato Francesco nella messa celebrata giovedì mattina, 5 novembre, nella cappella della Casa Santa Marta.

«San Paolo — ha fatto notare il Papa riferendo al passo liturgico tratto dalla lettera ai romani (14, 7-12) — non si stanca di ricordare il dono di Dio, quel regalo che Dio ci ha fatto di ricrearci, di rigenerarci». E «dice questa parola tanto forte: “Nessuno di noi vive per se stesso, nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore. E per questo Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore di tutti, morti e vivi”». Dunque, ha rilanciato Francesco, «Cristo che unisce, che fa l’unità; Cristo che, con il suo sacrificio nel Calvario, ha fatto l’inclusione di tutti gli uomini nella salvezza».
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«Quando noi giudichiamo una persona — ha proseguito Francesco — facciamo l’esclusione», magari dicendo: «Con questo no, con questa no, con questo no...». Così facendo «rimaniamo col nostro gruppetto, siamo selettivi e questo non è cristiano». E diciamo: «No, che questo è un peccatore, questo ha fatto quello...». La questione, ha insistito il Papa, è che «noi giudichiamo gli altri». Ma «lo stesso è accaduto a Gesù». E lo si legge nel passo evangelico di Luca (15, 1-10) proposto dalla liturgia: «In quel tempo, si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori — cioè gli esclusi, tutti quelli che erano fuori — per ascoltarlo. E i farisei e gli scribi mormoravano, dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro ”».

Anche «l’atteggiamento dei romani era di escludere». Ecco perché Paolo li «ammonisce di non giudicare». Si tratta proprio dello «stesso atteggiamento degli scribi, dei farisei, che dicono. “Noi siamo i perfetti, noi seguiamo la legge: questi sono peccatori, sono pubblicani”».

Ma «l’atteggiamento di Gesù è includere». Ecco che, ha spiegato il Papa, «ci sono due strade possibili: la strada dell’esclusione delle persone dalla nostra comunità e la strada dell’inclusione». E «la prima, anche se a livello limitato, è la radice di tutte le guerre: tutte le calamità, tutti i conflitti incominciano con un’esclusione». Così «si esclude dalla comunità internazionale, ma anche dalle famiglie: fra amici, quante liti!». Invece «la strada che ci fa vedere Gesù, e ci insegna Gesù, è tutt’altra, è contraria all’altra: includere».

Nel Vangelo «due parabole — ha spiegato il Pontefice — ci fanno capire che non è facile includere la gente perché c’è resistenza, c’è quell’atteggiamento selettivo: non è facile».
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«Cosa succede in ambo i casi?» si è chiesto a questo punto Francesco. Succede che il pastore e la donna «sono pieni di gioia, perché hanno trovato quello che era perso. E vanno dai vicini, dagli amici perché sono tanto felici: “Ho trovato, ho incluso!”». Proprio «questo è l’includere di Dio — ha rimarcato il Papa — contro l’esclusione di quello che giudica, che caccia via la gente, le persone», dicendo «No, questo no, questo no, questo no...» e creandosi «un piccolo circolo di amici, che è il suo ambiente».

Questa, ha aggiunto il Pontefice, «è la dialettica fra esclusione e inclusione: Dio ci ha inclusi tutti nella salvezza, tutti!».
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Invitando alla riflessione, Francesco ha suggerito di non giudicare mai, «almeno un po’», nel «nostro piccolo». Perché «Dio sa: è la sua vita. Ma non lo escludo dal mio cuore, dalla mia preghiera, dal mio sorriso e, se viene l’occasione, gli dico una bella parola». Insomma, «mai escludere, non abbiamo diritto» di farlo. Paolo scrive nella lettera ai Romani: «Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio. Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio». Dunque, «se io escludo sarò un giorno davanti al tribunale di Dio e dovrò rendere conto di me stesso».

Il Papa ha concluso chiedendo «la grazia di essere uomini e donne che includono sempre — sempre! — nella misura della sana prudenza, ma sempre». Non bisogna mai «chiudere le porte a nessuno» ma essere «sempre col cuore aperto». E dire «mi piace, non mi piace» ma tenendo comunque «il cuore aperto».


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