domenica 22 novembre 2015

Cosa fare perché i bambini non restino rinchiusi in un presente dominato dalla paura rispettandone sensibilità ed emozioni?


Ai bambini bisogna dire la verità. E soprattutto non sottovalutare la loro capacità di comprendere anche le cose più orrende e inquietanti. Non che siano più forti degli adulti, ma la loro sensibilità può essere messa alla prova senza conseguenze disastrose sul loro sviluppo. Mentre la menzogna e la negazione rischiano di lasciare sequele e complessi. Cercare di presentare al bambino un mondo roseo, mentire sulla gravità dei fatti avvolgendoli nell’ovatta o in confezione regalo vuol dire rischiare di isolarlo dalla vita, che è fatta di bellezza ma anche di violenza.
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I traumi vissuti dalle famiglie direttamente colpite dagli attentati del 13 novembre sono devastanti per gli adulti come per i bimbi, che hanno bisogno di spiegazioni e di consolazione. Il lutto è qualcosa di crudele, anche se il tempo è un alleato. Ma la perdita di una persona cara scava nell’esistenza un vuoto tremendo, indipendentemente dall’età. Il bambino ha evidentemente bisogno di comprendere, attraverso parole precise e scelte con attenzione...


Come spiegare il terrorismo ad un bambino? L'argomento è delicato e complesso, questo video documenta il momento in cui alcuni genitori hanno raccontato i terribili attacchi di Parigi ai loro figli cercando di esorcizzarne le paure. 



Una bellissima testimonianza di come affrontare con i bambini il problema della paura di questi giorni sta facendo il giro dei social ed è quella che vi mostriamo in questo video in cui un giornalista di Le Petit Journal intervista un bambino che il padre ha portato davanti al Bataclan, a rendere omaggio ai morti negli attentati. E' un bimbo di 5-6 anni, origine asiatica inequivocabile e madrelingua francese. E i suoi silenzi e le sue parole raccontano bene quanto l'eredità della violenza si infili subdola nei pensieri dei bambini. Ma è a questo punto che interviene il padre, e a microfono acceso, in un dialogo onesto e meraviglioso, dà al bimbo le risposte che gli servono.


Come rassicurare un bambino che ha visto in Tv l'orrore delle stragi di Parigi e la follia del fanatismo che uccide e ci rende fragili. E come insegnargli che domani a scuola non dovrà avere paura dei suoi compagni stranieri. Le parole dello psicoterapeuta Alberto Pellai.

No, figlio mio non so spiegarti perché a Parigi la follia fanatica di pochi uomini ha spento la vita di centinaia di persone che stavano ascoltando un concerto oppure che erano a cena al ristorante con gli amici. Hai ragione quando dici che le immagini della Tv e le parole della radio ti mettono tanta paura. E no, io non posso assicurarti che a noi non succederà mai, che la nostra vita resterà indenne da tutto questo. Però, io e te possiamo fare subito qualcosa per rendere il mondo un posto bello in cui vivere. Possiamo abbracciarci, così i nostri cuori che battono, l’uno contro l’altro, faranno capire alla nostra mente che non siamo soli. Che io e te possiamo contare l’uno sull’altro quando qualcosa ci spaventa. E sappi che io non sarò mai stanco di regalarti la forza protettiva del mio abbraccio. 
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Perché se c’è una cosa che la vita mi ha insegnato è che chi è amato, impara ad amare. Mentre chi odia, impara ad odiare. E allora, anche se qualcuno ti verrà a dire che adesso c’è bisogno di vendetta, perché nessuno ha il diritto di farci provare così tanto terrore e paura, tu non crederci. Perché nel bisogno di vendetta si nasconde l’odio. E l’odio non porterà mai alla pace. E alla giustizia.
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Ecco, figlio mio, non ti posso dare la certezza che a te e a me non succederà mai qualcosa di brutto. Ma ti posso assicurare che io e te insieme possiamo rendere questo mondo migliore. Con le nostre parole, i nostri gesti, i nostri sguardi. E la nostra voglia di pace. Abbracciami forte allora figlio mio. Prendi forza dal mio cuore che batte contro il tuo. Impara che quando ci si abbraccia, quando ci si guarda negli occhi, quando si alza lo sguardo al cielo per trovare la vera luce, il brutto smette di essere tale, la paura perde consistenza e si contamina con il coraggio dell’Amore. ...

... Vincere il terrorismo di oggi significa ripartire dai bambini. Francesi, italiani, stranieri che siano, stanno adesso a scuola, nei quartieri, magari negli oratori anche se islamici. Che facciamo? Perderne uno potrebbe essere letale tra 10 o 20 anni. Non possiamo più permettercelo.
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Se qualcuno usa ancora il nome di Dio per uccidere altri esseri umani significa che non per tutti il vero nome di Dio è la pace.
Nel 1986 ci fu la preghiera ad Assisi delle religioni con Giovanni Paolo II. Ora il Giubileo. La sfida è che dal cuore dell’Europa risuoni la forza della preghiera che cambia i cuori. Il mondo migliore ci attende.
Leggi tutto: Ripartiamo dai bambini per battere il terrorismo