giovedì 22 gennaio 2015

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani 18-25 gennaio 2015 “Dammi un po’ d’acqua da bere” (Giovanni 4, 7) - QUINTO GIORNO

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani 
18-25 gennaio 2015
“Dammi un po’ d’acqua da bere”
(Giovanni 4, 7)

La proposta di preghiera e di riflessione che in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci arriva dal Brasile, e per la quale siamo riconoscenti ai nostri fratelli che testimoniano la fede al di là dell’Oceano, ci porta quest’anno a sederci tutti attorno al pozzo di Giacobbe: forse affaticati per il viaggio, come Gesù, forse incuriositi, turbati, ma anche aperti alla conoscenza di quell’uomo capace di un discorso chiaro e profondo, così come succede alla donna di Samaria. È l’evangelista Giovanni a presentarci questo racconto (4,1-42), che costituisce il tema di fondo di quest’anno.




LETTURE BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA

V GIORNO

ANNUNCIO: “Tu non hai un secchio e il pozzo è profondo” (Giovanni 4, 11)

Genesi 46, 1-7 Dio dice a Giacobbe: “Non avere paura di andare in Egitto”

Giacobbe si mise in viaggio con tutto quel che possedeva. Giunto a Bersabea offrì sacrifici al Dio di suo padre Isacco. E Dio gli parlò in visione, di notte. — Giacobbe, Giacobbe! — lo chiamò. Ed egli rispose: — Eccomi! E Dio gli disse: — Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non avere paura di andare in Egitto, perché io voglio che là i tuoi discendenti diventino un grande popolo. Io ti accompagnerò in Egitto e un giorno ti farò anche ritornare. E sarà Giuseppe che ti chiuderà gli occhi quando sarai morto. Poi il viaggio prosegui da Bersabea. I figli di Giacobbe fecero salire il loro padre, i bambini e le donne sui carri che il faraone aveva mandato per trasportarli. Portarono con sé anche il bestiame e tutti i beni che avevano accumulato nella terra di Canaan. Fu così che Giacobbe venne in Egitto con tutta la sua famiglia: i figli e le figlie, i nipoti e le nipoti.

Salmo 133 [132], 1-4 Come è bello che i fratelli vivano insieme

Canto dei pellegrini. Di Davide.

Guarda come è bello e piacevole che i fratelli vivano insieme.
È come profumo d’olio prezioso versato sul capo di Aronne,
che scorre sulla barba fino sul collo del manto.
È come una fresca rugiada
che scende sul monte Sion
abbondante come sull’Ermon.
Il Signore manda su Sion
la sua benedizione:
la vita per sempre!

Atti 2, 1-11 Il giorno della Pentecoste

Quando venne il giorno della Pentecoste, i credenti erano riuniti tutti insieme nello stesso luogo. All’improvviso si sentì un rumore dal cielo, come quando tira un forte vento, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Allora videro qualcosa di simile a lingue di fuoco che si separavano e si posavano sopra ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e si misero a parlare in altre lingue, come lo Spirito Santo concedeva loro di esprimersi. A Gerusalemme c’erano Ebrei, uomini molto religiosi, venuti da tutte le parti del mondo. Appena si sentì quel rumore, si radunò una gran folla e non sapevano che cosa pensare. Ciascuno infatti li sentiva parlare nella propria lingua. Erano pieni di meraviglia e di stupore e dicevano: «Questi uomini che parlano non sono tutti Galilei? Come mai allora ciascuno di noi li sente parlare nella sua lingua nativa? Noi apparteniamo a popoli diversi: Parti, Medi e Elamiti. Alcuni di noi vengono dalla Mesopotamia, dalla Giudea e dalla Cappadòcia, dal Ponto e dall’Asia, dalla Frigia e dalla Panfilia, dall’Egitto e dalla Cirenaica, da Creta e dall’Arabia. C’è gente che viene perfino da Roma: alcuni sono nati ebrei, altri invece si sono convertiti alla religione ebraica. Eppure tutti li sentiamo annunziare, ciascuno nella sua lingua, le grandi cose che Dio ha fatto».

Giovanni 4, 7-15 “Tu non hai un secchio e il pozzo è profondo”

I discepoli entrarono in città per comprare qualcosa da mangiare. Intanto una donna della Samaria viene al pozzo a prendere acqua. Gesù le dice: — Dammi un po’ d’acqua da bere. Risponde la donna: — Perché tu che vieni dalla Giudea chiedi da bere a me che sono Samaritana? (Si sa che i Giudei non hanno buoni rapporti con i Samaritani). Gesù le dice: — Tu non sai chi è che ti ha chiesto da bere e non sai che cosa Dio può darti per mezzo di lui. Se tu lo sapessi, saresti tu a chiederglielo, ed egli ti darebbe acqua viva. La donna osserva: — Signore, tu non hai un secchio, e il pozzo è profondo. Dove la prendi l’acqua viva? Non sei mica più grande di Giacobbe, nostro padre, che usò questo pozzo per sé, per i figli e per le sue bestie, e poi lo lasciò a noi! Gesù risponde alla donna: — Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete. Invece, se uno beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete: l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente che dà la vita eterna. La donna dice a Gesù: — Signore, dammi quest’acqua, così non avrò più sete e non dovrò più venire qui a prendere acqua.

Commento

Gesù aveva bisogno di aiuto. Dopo un lungo viaggio, la fatica si fa sentire. Esausto, nella calura del mezzogiorno, si sente affamato e assetato (cfr. Gv 4, 6). Inoltre, Gesù è un forestiero, è lui che si trova in territorio straniero e il pozzo appartiene al popolo della donna. Gesù è assetato e, come fa osservare la Samaritana, non ha un secchio per attingere l’acqua. Egli ha bisogno dell’acqua, ha bisogno dell’aiuto della donna: tutti abbiamo bisogno di aiuto!
Molti cristiani ritengono di essere gli unici a possedere tutte le risposte, e di non avere bisogno di aiuto da nessuno. Se manteniamo questa prospettiva, perdiamo molto. Nessuno di noi può raggiungere le profondità del pozzo del divino, e nondimeno la fede ci chiede di scavare più profondamente nel mistero. Non possiamo farlo isolatamente. Abbiamo bisogno dell’aiuto dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in Cristo. Soltanto così potremo raggiungere la profondità del mistero di Dio.
Un elemento comune nella nostra fede – a prescindere da quale sia la chiesa cui apparteniamo – è la consapevolezza che Dio è un mistero oltre la nostra comprensione. La ricerca dell’unità dei cristiani ci porta a riconoscere che nessuna comunità possiede tutti i mezzi per raggiungere le profondità delle acque del divino. Abbiamo bisogno di acqua, abbiamo bisogno di aiuto. Tutti abbiamo bisogno di aiuto! Più cresciamo nell’unità, condividiamo i nostri secchi e uniamo i pezzi delle nostre corde, più profondamente esploriamo nel pozzo del divino. 
La tradizione indigena brasiliana ci insegna ad imparare dalla saggezza degli anziani, e, allo stesso tempo, dalla curiosità e dall’innocenza dei bambini. Quando siamo pronti ad accettare che abbiamo bisogno gli uni degli altri, diveniamo come bambini, disposti ad imparare. Ed è questo il modo in cui il Regno di Dio si apre a noi (cfr. Mt 18, 3). Dobbiamo fare come fece Gesù. Dobbiamo prendere l’iniziativa di entrare in una terra straniera, dove diveniamo forestieri, e coltivare il desiderio di imparare da ciò che è diverso.

Domande per la riflessione personale

1. Ricordi qualche situazione in cui la tua chiesa ha aiutato un’altra chiesa, o è stata aiutata da un’altra chiesa?
2. Ci sono riserve da parte della tua chiesa ad accettare aiuto da altre chiese? Si potrebbero superare queste riserve?

Preghiera

O Dio, sorgente di acqua viva,
aiutaci a comprendere che più uniamo i pezzi delle nostre corde,
più profondamente i nostri secchi raggiungono le tua acque divine!
Risvegliaci alla verità che i doni degli altri
sono espressioni del tuo mistero ineffabile.
Concedici di sederci al pozzo insieme,
per bere della tua acqua
che ci raduna nell’unità e nella pace.
Te lo chiediamo nel nome del tuo Figlio, Gesù Cristo,
che chiese alla Samaritana di dargli dell’acqua. 
Amen!