S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
7 ottobre 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“Dio non delude mai”
Cosa significa pregare? «È fare memoria davanti a Dio della nostra storia. Perché la nostra storia» è «la storia del suo amore verso di noi». Nella messa celebrata stamane, martedì 7 ottobre, a Santa Marta, Papa Francesco ha scelto come idea guida della propria omelia proprio quella del «fare memoria».
Introducendo la riflessione, ha dapprima spiegato come tante volte la Bibbia ricordi «che il Signore ha scelto il suo popolo e lo ha accompagnato durante il cammino nel deserto, durante tutta la vita». In pratica «gli è stato vicino», avendolo scelto e avendogli promesso «di portarlo in una terra di gioia, di felicità»; ha camminato con questo popolo e ha stretto con lui un’alleanza.
Inoltre quanto «Dio ha fatto con il suo popolo — ha aggiunto il Pontefice attualizzando il discorso — lo ha fatto e lo fa con ognuno di noi». Infatti, ha proseguito, «noi siamo stati scelti». E che si tratti di «una grazia» è talmente evidente che basterebbe chiedersi: «Perché io sono cristiano e non quello di là, lontano, che neppure mai ha sentito parlare di Gesù?». È «una grazia d’amore» ha sottolineato Francesco, ricordando che il Signore «cammina con noi, nel cammino della vita», ci è «affianco», avendoci «promesso la gioia» e avendo fatto con noi un’alleanza».
Da qui l’invito a «fare memoria di questa realtà» nella preghiera quotidiana. Una memoria che non dev’essere astratta ma va fatta «nella sua concretezza», come fa san Paolo nella prima lettura della liturgia (Galati 1, 13-24), quando dice: «Fratelli, voi avete certamente sentito parlare della mia condotta nel tempo del giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo».
In proposito il Papa ha fatto notare che l’apostolo «incomincia la sua presentazione» non dicendo: «Io sono buono, sono figlio di questo, ho una certa nobiltà...». Al contrario si mostra per quello che è: «Io sono stato un persecutore, io sono stato cattivo». E in tal modo «Paolo fa memoria del suo cammino, e così incomincia a fare memoria dall’inizio», come testimoniano le parole: «Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre, mi chiamò con la sua grazia...». Lo stesso, ha chiarito il vescovo di Roma, vale per noi che «siamo cristiani», per «ognuno di noi, perché lui ci ha scelti, e la scelta è sua. Non è nostra. È per grazia, è un regalo».
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Avviandosi alla conclusione Papa Francesco ha sottolineato che «questa è la vera preghiera», suggerendo che «umilmente» si potrebbe «incominciare la nostra preghiera con il bel salmo 138» che è stato proclamato durante la liturgia della Parola: «Signore, tu mi scruti e mi conosci. Tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo. Intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo. Ti sono note tutte le mie vie. Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda!». Perché — ha commentato — «questo è pregare».
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