Possedere o condividere?
Prepararsi alla domenica
(XXVII del T.O.)
di Antonio Savone
Narra di Dio la pagina di Matteo. E narra dell’uomo, narra di noi, narra di me.
Narra di un Dio che si prende cura della sua vigna, immagine del mondo nel quale colloca l’uomo. Luogo preparato a lungo e con amore perché altri potessero goderne.
Narra di un Dio della condivisione, di un Dio che non tiene per sé l’esclusiva, di un Dio innamorato della sua vigna, di un Dio che dà fiducia, si fa da parte, di un Dio instancabile tessitore di opportunità nuove offerte a chi è tentato di impadronirsi di una eredità.
Narra di un uomo – il vangelo – pensato come usufruttuario di quei beni che Dio gli ha messo a disposizione, un uomo chiamato a lavorare quella vigna e a trarne con gioia i frutti. Una gioia da condividere proprio come è stato con noi condiviso il luogo in cui abitiamo. Tuttavia, sembra quasi che uno non riesca a godere appieno se non possiede. E così sulla vigna – la vita, il mondo, il regno, il vangelo, le relazioni – fa capolino la questione del possesso che è trasversale ad ogni tipo di relazione: Dio, l’altro, il creato. Un senso di rapina ci attraversa e si impossessa di noi fino a tenere strette e inutilizzate risorse che potrebbero essere a beneficio di tanti altri uomini e donne, se solo accettassimo di aprirci alla condivisione. Un senso di rapina attraversa anche la comunità cristiana quando non riesce più a mostrare sul proprio volto i lineamenti di un Dio che si è fatto uomo.
...
Sebbene deluso per come siano andate le cose, Dio non si rassegna e ritesse una storia nuova scritta con il dono del Figlio e di quanti come lui al possesso sostituiscono la condivisione.
E se la crisi che sta attraversando la comunità cristiana fosse già il segno che il regno sta passando ad altri?!
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