Papa Francesco ha incontrato i partecipanti all’incontro mondiale dei movimenti popolari, promosso dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace e dalla Pontificia Accademia delle scienze sociali (che si tiene dal 27 al 29 a Roma), concedendo una lunga udienza svoltasi martedì mattina, 28 ottobre, nell’Aula vecchia del Sinodo in Vaticano, erano presenti, tra gli altri, il vescovo Sánchez Sorondo, alcuni presuli e circa 150 persone provenienti da 80 Paesi in rappresentanza dei cinque continenti.
All’inizio, il cardinale Turkson, presidente di Iustitia et pax, ha rivolto un breve saluto al Pontefice, sottolineando che l’incontro ha lo scopo «di consolidare la rete delle organizzazioni popolari, di favorire la conoscenza reciproca e di promuovere la collaborazione tra esse e le Chiese locali» per la promozione e la tutela «della dignità e dei diritti della persona umana».
Papa Francesco in un discorso ampio e personale, tutto in spagnolo, ha denunciato la “globalizzazione dell’indifferenza” e la “cultura dello scarto”, espressioni a lui care, ha promesso che nell’enciclica sull’ecologia che sta scrivendo saranno presenti le “preoccupazioni” dei movimenti popolari, e, menzionando le tre “t” del titolo dell’incontro, “Tierra, techo y trabajo”, terra, abitazione e lavoro, ha sottolineato (con implicita citazione di Helder Camara): “E’ strano ma se parlo di questo per alcuni risulta che il Papa è comunista”.
Un intervento appassionato, di speranza e di denuncia al tempo stesso. Un discorso che, per ampiezza e profondità, ha il valore di una piccola enciclica di Dottrina Sociale. Del resto, che Papa Francesco sarebbe stato particolarmente sollecitato dall’incontro con i Movimenti Popolari era naturale. In Argentina, infatti, da vescovo e poi cardinale Bergoglio era sempre stato vicino alle comunità popolari come “cartoneros” e “campesinos”. In questa udienza ha dunque ripreso il filo di un impegno infondo mai interrotto.
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