domenica 28 settembre 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 43/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica 
di Santino Coppolino




Vangelo: Mt 21,28-32



"Il battesimo di Giovanni da dove veniva ? Dal Cielo o dagli uomini ?"(Mt 21,25)
A questa domanda, rivolta ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo, Gesù non riceve risposta perché loro, benché sapessero che il Battista era un uomo di Dio, non vi hanno creduto, così come adesso non credono in Gesù. "Gli esattori delle tasse e le prostitute invece gli credettero"; coloro che erano ritenuti la causa diretta del ritardo dell'avvento del Regno di Dio, sono già nel Regno anzi: "vi passano avanti", che non indica precedenza (prima loro e poi voi) ma esclusione, ne hanno preso il posto. Per questo motivo il Signore compie un segno che provoca scandalo fra i sacerdoti e gli scribi, e turbamento nel popolo: caccia dal tempio "tutti quelli che vendevano e compravano"(Mt 21,12), (ne dichiara cioè la fine), accusa i 'professionisti del sacro' di averlo trasformato in "una spelonca di ladri", ed apre le porte a coloro ai quali ne è vietato l'ingresso perché impuri (cfr. 2Sam 5,6-8): i ciechi e gli storpi (Mt 21,14). Nelle parole di accusa di Gesù si percepisce l'eco della denuncia del profeta Isaia: "Questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora solo con le labbra"(Is 29,13). Gesù ribadisce che non basta dire: "Signore, Signore" (Mt 7,21) per entrare nel Regno, ma la sola cosa che conta è "fare la volontà del Padre". La volontà del Padre è il cuore del Vangelo di Matteo, il riconoscersi figli nel Figlio vivendo da fratelli: diventiamo figli solamente se viviamo da fratelli. Ascoltiamo questa parabola credendo di identificarci con un terzo fratello, che agisce come il primo e parla come il secondo. "Ma questo fantomatico fratello non esiste: chi dice sì, non fa come dice; chi dice di no, può sempre convertirsi" (S. Fausti). La Chiesa è la 'casta meretrix', la prostituta che diventa casta sposa in quanto si riconosce  peccatrice; diventa "sì" ogni qualvolta riconosce il proprio "no". A che giova perciò conoscere tutte le minuzie della Torah, tutta la Teologia, la filosofia e la cultura di questo mondo, a cosa serve tutta questa sapienza, quando poi la vita dice altro? Siamo come il fico sterile (Mt 21,18-22) bello a vedersi, stracarico di foglie ma privo di frutti, e destinato a seccarsi. Siamo come il Tempio Santo di Dio, che è posto sulla cima del monte per essere "Beth Tefillàh LeAmmim - Casa di Preghiera per tutti i Popoli" (Is 56,7) e trasformato invece in una spelonca per ladri, che è utile solo ad ammassare il bottino (l'idolo che realmente serviamo) che abbiamo sottratto ai poveri. Diventiamo realmente figli di Colui del quale si ascolta la parola: o del Padre o del serpente.