venerdì 19 settembre 2014

«Divieto di elemosina»?

La notizia è del 9 settembre, ma è solo l'ultima della serie. A Pontremoli il sindaco Lucia Baracchini ha emesso un'ordinanza, che vieta di chiedere l'elemosina nel centro storico, nei mercati, davanti alle chiese e di fronte ai negozi, pena multe dai 25 ai 250 euro. Motivazione: evitare "potenziali situazioni di pericolo per pedoni e veicoli" e "garantire l'incolumità delle persone". Verrebbe da obiettare che se c'è qualche mendicante che ha comportamenti pericolosi, si agisce su di lui, non sull'intera categoria: sarebbe come dire che siccome ho un collega assenteista, il mio datore di lavoro licenzia tutti i dipendenti.

Ma quello che mi interessa sottolineare è che esistono non pochi precedenti a questa scelta. A Bressanone l'ordinanza antiaccattonaggio è del 2013, a Cairo del 2012, a Ugento del 2011, a Mantova del 2010, a Cesenatico del 2009, a Civitanova del 2008 e via elencando. Il sindaco di Padova ha promesso che la farà a settembre. A questo tipo di provvedimenti si aggiungono anche le multe e i rimpatri per i senza fissa dimora e altre cose simili adottate in diverse città. Sindaci di destra e di di sinistra, con l'appoggio di molti cittadini e dei privati.

In agosto, a Catania, sulla porta di un supermercato è comparso un cartello che diceva: «la direzione del supermercato invita i propri clienti a non elemosinare gli accattoni davanti al negozio. Il loro elemosinare gli permette di raccogliere dai 60 ai 100 euro al giorno, tanto quanto un operaio specializzato italiano considerando un importo netto senza tasse». La sottolineatura nasce dal fatto che nel cartello la parola "italiano" è evidenziata, il che tradisce una vaga sfumatura razzista. Ma sfumature e inciampi grammaticali a parte, in questo caso a provocare la reazione - secondo la direzione del supermercato - sarebbe stato il fatto che da anni una famiglia Rom chiedeva l'elemosina davanti all'ingresso, allontanando i clienti indispettiti dall'insistenza.

D'altra parte, il problema è antico. Già nel medioevo i mendicanti venivano espulsi dalla nostre città, con la motivazione che erano stranieri: solo i nativi erano autorizzati a chiedere. Anche in età moderna hanno subito spesso persecuzioni, in quanto vagabondi e fannulloni. E in Italia, formalmente mendicare è stato proibito fino al 1995. I divieti però non hanno mai funzionato, pare neanche in età medievale.

Queste piccole guerre civili contro i mendicati sono comunque una sconfitta su tutti i fronti. Su quello politico, perché sono conseguenza e sanciscono l'incapacità della politica e delle Pubbliche amministrazioni di mettere in campo politiche contro la povertà e per l'inclusione sociale. Su quello culturale, perché sono conseguenza e sanciscono la perdita di valori che pure erano fondanti per la nostra civiltà cristiana e occidentale: il riconoscimento della dignità delle persone, il rispetto dei diritti, la pietà per i deboli. Su quello individuale, perché è conseguenza e sancisce l'incapacità delle persone di "guardare negli occhi" i poveri e di aprire gli occhi sul problema...

... La lotta all’illegalità e ai falsi poveri è sacrosanta, anche perché può finire per ledere proprio le fasce deboli, anziani in primis, che vengono molestati dai professionisti dell’elemosina. E lo Stato non dovrebbe lasciar da sole le amministrazioni in questa battaglia.
Ma allora: come distinguere i veri indigenti dai furbi e i profittatori? Perché una cosa è certa: sui nostri marciapiedi come nei treni, davanti ai centri commerciali come sul sagrato delle nostre chiese non stazionano solo imbroglioni vestiti da accattoni, ma veri poveri, gente disperata che altro non tiene se non il cappello teso per chiedere una moneta. Il contrasto all’accattonaggio molesto e al racket, se non è accompagnato da una conoscenza reale del territorio, rischia di colpire anche chi è davvero nel bisogno. 
“Elemosina” deriva da un verbo greco che significa “avere pietà, compassione”. Se è vero che esercitare la pietà rischia di attirare speculatori e approfittatori, è altrettanto vero che la carità non si può vietare, perché sul gesto solidale, anche a partire dalla semplice elemosina, si costruisce la comunità civile, si rafforza la convivenza sociale. La Chiesa, nella sua storia millenaria, ha sempre provocato la generosità nei confronti dei poveri, “scandalo” che interpella quotidianamente. Proprio a Catania, a non troppa distanza da quel supermercato, sorge la Basilica Collegiata, che in realtà ha un altro nome: Santa Maria dell’Elemosina. 
In un mondo dove “tutto è calcolo e misura”, ha detto recentemente papa Francesco, “L’elemosina ci aiuta a vivere la gratuità del dono, che è libertà dall’ossessione del possesso, dalla paura di perdere quello che si ha, dalla tristezza di chi non vuole condividere con gli altri il proprio benessere”.

L’elemosina? E’un atto dovuto di giustizia, prima ancora che opera di carità. A spiegarlo bene è padre Giordano Muraro, teologo moralista: «Chi fa l’elemosina dovrebbe sempre ricordare le parole del catechismo, il quale afferma che “quando doniamo ai poveri le cose indispensabili, non facciamo loro delle elargizioni personali, ma rendiamo loro ciò che è loro. Più che compiere un atto di carità, adempiamo un dovere di giustizia”»...



Vedi anche:
Vietato chiedere l’elemosina: il sindaco multa i poveri

Non solo Catania. Sbarca anche a Pordenone e a Ferrara la protesta di alcuni commercianti contro i mendicanti che stazionano davanti ai negozi. A Pordenone un cartello che invita a non dare soldi ai mendicanti è spuntato nella vetrina di un grande negozio di oggettistica, mentre davanti a un supermercato di Ferrara è comparsa una lavagna che invita i clienti "a non elemosinare gli accattoni davanti al negozio": "Il loro elemosinare - si legge - gli permette di raccogliere dai 60 ai 100 euro al giorno, tanto quanto un operaio specializzato italiano, considerando un importo netto senza tasse".
Sulla stessa linea il cartello comparso nei giorni scorsi davanti a un supermarket catanese: "Non fate l'elemosina agli zingari davanti la porta, perché guadagnano 60-80 euro al giorno, più di un operaio specializzato italiano e in maniera netta, esentasse". (Adnkronos)