domenica 17 agosto 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 38/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


VangeloMt 15,21-28





"Non è bello prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini", risponde Gesù ai suoi discepoli, il pane appartiene ai figli non è per i cani, ma è la fede grande della donna pagana - insieme a quella del centurione (8,5-13) - che costringe Gesù a rivedere i suoi programmi, a modificare il suo progetto. 
Quel Pane che il Signore ha benedetto, spezzato e condiviso non appartiene più soltanto ai figli, è sovrabbondante, ne sono avanzate 12 ceste colme di pezzi (il numero 12 indica totalità) e ora basta per tutti. Da adesso in poi anche i cagnolini potranno sfamarsi. "Cani" era il termine dispregiativo con il quale gli ebrei indicavano i pagani, i non israeliti, coloro che erano esclusi dal banchetto messianico, e la differenza con i figli non poteva essere resa con maggiore disprezzo e chiarezza. Adesso anche per loro - i cani - si spalancano le porte della sala del banchetto. E' la grande intuizione della donna cananea, la quale percepisce che nel Regno che Gesù è venuto a inaugurare il pane non è contato: ce n'è in abbondanza per tutti, e nessuno rischia di rimanerne senza. Questa donna è simbolo ed immagine della nostra Chiesa che proviene dal paganesimo e, nonostante ciò, partecipa anch'essa, per mezzo della fede, alla stessa promessa dei figli di Israele. E' la fede nella potenza liberatrice del Signore Gesù che permette a Dio di intervenire nella nostra storia di malattia e di morte al di là di ogni barriera religiosa e culturale, oggi come 2000 anni fa. 
E' nell'avere sperimentato la forza sanante dell'amore di Gesù, un amore che fa "parlare i muti, sanare gli storpi, camminare gli zoppi e vedere i ciechi"(15,31) che le folle, oramai non più composte da soli ebrei, possono anch'esse dare gloria al Dio di Israele.