venerdì 1 agosto 2014

Morti senza nome. Morti due volte - I parenti dei migranti cercano i morti in mare, ma spesso è una lotta senza speranza

Morti senza nome... morti due volte.
Basta aggiungere dolore al dolore!

... Dopo la strage di Lampedusa dello scorso 3 ottobre, i migranti, i loro familiari e le organizzazioni per i diritti dell’uomo hanno fatto pressione sui governi: è loro diritto sapere se il congiunto è deceduto. Quando non c’è un corpo, quando il figlio, fratello, marito sparisce in mare, è impossibile eseguire l’esame del DNA e il compito per dare risposte alle famiglie è ancora più arduo.

Simon Robins ricercatore dell’University of York’s Centre for Applied Human Rights e Iosif Kovras della Queen’s University, Belfast sostengono che è imperativo, dal punto di vista umano e morale, oltre che un dovere dal punto di vista legale, identificare i corpi recuperati dalla guardia costiera e dargli una degna sepoltura. Ma, c’è un grande ma: non esiste alcun capitolo di spesa nella contabilità della ragioneria dell’UE per i funerali dei migranti /richiedenti asilo deceduti durante la traversata in mare. Dunque i corpi o ciò che resta, viene sepolto in tombe anonime e i familiare non potranno mai piangere sul sepolcro del proprio caro.
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Oggi, dopo oltre nove mesi dalla sciagura di Lampedusa, il cinquanta percento dei oltre 350 deceduti non è stato ancora identificato, anche se il personale incaricato ha raccolto il materiale necessario per effettuare il test del DNA, ma se manca quello di un familiare stretto, impossibile fare un confronto per stabilire se il corpo appartiene al congiunto. Morti senza nome. Morti due volte. Famiglie intere e mamme disperate, che continuano a vivere con il dubbio, dubbi che uccidono corpo e anima.
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Canali sicuri, basta morti in mare. Basta corpi senza nome, basta congiunti disperati alla ricerca dei loro familiari, che hanno dovuto lasciare il proprio Paese per guerre, persecuzioni, miseria. Basta aggiungere dolore al dolore.