I migranti morti soffocati nella stiva
Guernica di carne. No all’indifferenza
di Marina Corradi
Quello che al traino di una motovedetta, lentamente, entra nel porto di Pozzallo è un vecchio motopeschereccio azzurro che dondola quieto al moto delle onde. Ha un’aria innocente. Da lontano fa pensare a quei barconi che d’estate portano i turisti in gita lungo le coste. Ma il barcone azzurro è carico di morti. Trenta, forse, accatastati nella stiva. I sopravvissuti han raccontato che, da là sotto, urlavano per uscire; e che gli scafisti invece hanno sbarrato il boccaporto – ed è stato come sigillare una tomba. Asfissiati dai gas di scarico, come topi in trappola, così sono morti in trenta. E il dirigente della Squadra mobile di Ragusa che fra i primi si affaccia alla botola racconta atterrito che quella mischia di facce, braccia, gambe gli ha ricordato immagini che aveva visto solo nei libri di storia: fosse comuni, dice, o lager.
Quando poi il barcone attracca al molo se ne distinguono le cime logore, le bitte arrugginite, l’assito sconnesso. Pare incredibile che su una carretta lunga venti metri appena siano state ammassate oltre 500 persone. Pare incredibile che abbiano pagato 2.000 euro a testa, e 1.500 in più i bambini non accompagnati. E 200 euro per acqua e tonno, il "kit di sopravvivenza", 300 per il giubbotto salvagente, 300 per un posto di "prima classe", sul ponte, i più miserabili, nella stiva. Non si può portare una coperta, ma per 200 euro se ne può comprare una. Si sa, l’arrivo dei profughi siriani, in grado di pagare di più, di essere derubati di più, ha alzato i prezzi. E sì, pare incredibile, ma accade oggi, alle frontiere d’Europa, di morire come bestie, così...
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Dopo il recupero dei corpi è stata celebrata la cerimonia religiosa con rito cristiano e musulmano dal parroco di Pozzallo, don Michele Iacono, e dall'Imam di Scicli Ziri.
L'abbraccio del parroco e dell'imam |
«Ci vuole più cuore, altrimenti le parole girano a vuoto e non servono a niente, dobbiamo pregare per i nostri fratelli e le nostre sorelle, ma soprattutto aprirci a loro, spero che dopo questa commozione e mobilitazione non si ritorni indietro dimenticandosi quello che è accaduto, c’è bisogno dell’impegno di tutti e delle istituzioni, e se hanno già fatto occorre che facciano di più». Così don Michele, il suo più che un appello è una sommessa riflessione.
«È un colpo al cuore degli esseri umani - osserva l'Imam - Perché al di là della religione, del colore della pelle sono pur sempre esseri umani è una tragedia per tutti. Un dolore che non si può colmare».