giovedì 26 giugno 2014

OREUNDICI - IL QUADERNO DI GIUGNO 2014: PERDONARE - L'EDITORIALE di Mario De Maio - IL RACCONTO DEI POVERI l’impegno di amare l’uomo come Cristo di Arturo Paoli - NAPOLI, RIONE SANITÀ di padre Alex Zanotelli



OREUNDICI
IL QUADERNO DI GIUGNO 2014


PERDONARE


L'EDITORIALE 
di Mario De Maio

Il verbo perdonare è uno dei più difficili da coniugare nella nostra vita, se vogliamo esprimere il senso profondo del concetto di misericordia come ci viene trasmesso dalle sacre scritture. L’idea del perdono implica molto di più ed è legata con la compassione. “In confronto al perdono la misericordia è qualche cosa di più radicale. C’è in essa uno spostamento dello sguardo, del cuore e della sua sensibilità dall’io all’altro: mentre nel perdono mi ricordo del male che ho subito, nella misericordia sento soprattutto il dolore per il male che l’altro infligge a se stesso facendo del male. Oltre a generare la disponibilità a perdonare, la misericordia oltrepassa dunque la memoria del male ricevuto e si da come sentimento di vicinanza totale nei confronti dell’altro e di premura per la sua sorte. Questo sentimento evoca universalmente l’idea dell’amore materno... Non una sorta di pietismo patetico e inconsistente. Entra in gioco semmai una capacità di sentire gli altri, di sentire come loro, anzi, di sentire sé stessi insieme a loro”. (Roberto Mancini, Dalla disperazione alla misericordia)Èquesto il sentimento che traspare in modo sorprendente e illuminante nella parabola del Padre buono e della pecorella smarrita...




IL RACCONTO DEI POVERI
l’impegno di amare l’uomo come Cristo
di Arturo Paoli

Questo articolo di fratel Arturo Paoli prosegue il cammino con lui intrapreso lungo le strade latinoamericane. Fu pubblicato sul mensile dei missionari comboniani Nigrizia nel mese di luglio del 1982, quando l’Italia era inebriata dalla vittoria del campionato mondiale di calcio in Spagna. Così come il mondo dello sport si accinge a celebrare nuovamente il campionato, questa volta in Brasile, così il “racconto dei poveri” che fratel Arturo faceva allora trova oggi infelici corrispondenze. 

Il tempo minaccia di far rientrare nella monotonia del quotidiano le aggressioni selvagge all’uomo che si compiono in tutta l’America Latina, il cui epicentro è ora nell’America centrale. Tutti coloro che occupano dei posti di potere partecipano della comune insensibilità per la persona nonostante tutte le declamazioni sulla grandezza, l’inviolabilità della stessa. Nell’imminenza di un naufragio si gettano a mare anche le cose più preziose pur di salvare la vita, e in questo momento le cose preziose sono le persone. Quelli che hanno un impegno di fede si rifugiano nell’astratto, nell’anonimo, e li soccorre una lunga tradizione cristiana: nell’area cristiana è possibile parlare di uomo, di giustizia, di libertà, di uguaglianza come di idee platoniche verissime in cielo, irriconoscibili in terra, nascoste nel polverio che solleva la storia.
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Hitler e Stalin hanno certamente superato i limiti raggiunti dai governi sudamericani, ma Hitler e Stalin non credevano in Cristo, irridevano la pietà, pensavano che il vangelo era la grande alienazione umana. Ma chi dichiara di credere al vangelo deve accettare le tremende conseguenze che sorgono sull’impegno di amare l’uomo come Cristo, perché “tutto quello che avete fatto all’ultimo dei miei fratelli lo avete fatto a me”. Nonostante tutte le affermazioni pietistiche, le sacralizzazioni delle imprese politiche e militari di un governo che afferma di credere nella protezione divina, Dio non può dimenticare queste persone che sono “ossa e carne” del suo Figlio, il Cristo Gesù, non può essere sordo al gemito rinchiuso in migliaia di focolari e in migliaia di cuori. Dio non sarebbe più Dio. Il mondo cattolico e credente pare essersi piegato, coscientemente o incoscientemente, al piano dei detentori del potere di formare una cappa religiosa per ricoprire, con il fragore di canti e di manifestazioni imponenti di fede, l’ingiustizia di cui si è macchiato il governo militare. Le ore dure e difficili che sta vivendo ora l’Argentina indurranno certamente il popolo a svegliarsi e ad esigere più chiarezza, più lealtà e a partecipare con più responsabilità all’elaborazione di progetti che lo chiamano ad assumere conseguenze che possono anche essere dolorosissime. Così per l’amore immenso che porto a questo paese, chiedo a dio che in mezzo al miserabile conformismo cattolico si levino voci profetiche che esigano, da quelli che si proclamano cristiani, di cominciare ad essere cristiani. È urgente che nel silenzio e nella povertà dell’orazione “a porte chiuse e nella propria camera”, dei veri cristiani riscoprano il vero Volto del vero Dio vivente, protettore dei poveri.
Caracas (Venezuela) Luglio 1982

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NAPOLI, RIONE SANITÀ
di padre Alex Zanotelli 

Nei pressi della chiesa e del campanile dove abito incontro tanta gente. Sono importanti le conversazioni con queste persone e sono importanti i loro volti. E proprio entrando e uscendo dai locali in cui vivo trovo sempre qualcuno seduto sul gradino d’ingresso, e spesso devo chiedere permesso per poter passare. Così scambiamo qualche parola, ci conosciamo. E questo è bello. Poi sono tanti quelli che bussano alla porta, che peraltro è sempre aperta, o che chiamano dalla strada. Ci sono i giorni i cui c’è una sorta di processione di gente dei quartiere.
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E va ricordato che a dare una mano concreta c’è tutta una rete di aiuto nel rione Sanità. Tutta un’umanità che bisogna ascoltare, confortare, accompagnare. Credo che missione sia camminare con le persone, portare i loro pesi. Mi sento profondamente in missione in questo quartiere. 
da Nigrizia, maggio 2014



Vinci il male con il bene:
non vuol dire eliminare il male,
ma riprendere sempre il cammino
in modo che prevalga il bene.

don Carlo Molari