giovedì 8 maggio 2014

Violenza, dolore e morte in Nigeria - #BringBackOurGirls (riportate indietro le nostre ragazze), l’hashtag di solidarietà condiviso in tutto il mondo

Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, interpellato dai giornalisti sul sequestro, in Nigeria, di un gran numero di ragazze giovanissime da parte dei terroristi di Boko Haram, ha detto che tale azione “si aggiunge alle altre forme orribili di violenza che da tempo caratterizzano l’attività di questo gruppo” nel Paese africano.
“La negazione di ogni rispetto per la vita e per la dignità delle persone, anche le più innocenti, vulnerabili e indifese – ha proseguito - richiede la condanna più ferma e suscita la compassione più accorata per le vittime, e l’orrore per le sofferenze fisiche e spirituali e le umiliazioni incredibili che vengono loro inflitte”.
“Ci uniamo ai moltissimi appelli per la loro liberazione e la loro restituzione a una condizione normale di vita – afferma padre Lombardi - Speriamo e preghiamo che la Nigeria, grazie all’impegno di tutti coloro che possono contribuirvi, trovi la via per porre termine a una situazione di conflitto e terrorismo odioso, fonte di incalcolabili dolori”.
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Domenica sera sono state rapite altre otto ragazzine, tra i dodici e i quindici anni, a Warabe, nello Stato del Borno, Nigeria. Due camion con uomini armati sono entrati nel villaggio. Hanno preso le ragazze, ma anche cibo e animali. Mansur Liman, della BBC, specifica che le comunicazioni con quell’area sono assai difficili, ecco perché si è saputo solo ora di questo ennesimo rapimento. La popolazione è terrorizzata e anche i villaggi e cittadine della zona ora temono attacchi simili. Si pensa che anche questa volta siano stati militanti dei Boko Haram a portare via le giovani.
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Mercoledì, 30 aprile, c’è stata una manifestazione nella capitale, Abuja, davanti all’Assemblea Nazionale. Era indetta dalle mamme, dai genitori delle ragazze, dalla comunità di Chibok, per protestare contro il governo che, secondo loro, non avrebbe fatto tutto il possibile per trovare e liberare le studentesse. La partecipazione è stata numerosa. Le donne, in segno di protesta, erano tutte vestite di rosso.
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Ormai la violenza, il dolore, la morte fanno parte della vita quotidiana in Nigeria...

Dalla Nigeria, già scossa per i sequestri delle giovani studentesse destinate a essere vendute, secondo quanto dichiarato dai rapitori di Boko Haram, giungono altre notizie di gravissime violenze. Un nuovo massacro del movimento islamico è avvenuto lunedì scorso nel nord-est del Paese. Trucidate centinaia di persone. Ce ne parla Giulio Albanese
Intanto sul fronte rapimenti, in molti chiedono un intervento più deciso del governo. “Stiamo pregando per queste giovani donne”- racconta mons. Ignatius Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, che definisce “belve” i rapitori... 
"Fa molta paura pensare a ciò che sta capitando a queste ragazze in questo momento. Forse si trovano dentro la foresta, con queste persone, che per me non hanno niente di umano, che hanno un atteggiamento da belve. Non sappiamo cosa stia accadendo adesso a queste ragazze innocenti. Il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, ha parlato di vendere queste ragazze, di forzarle a sposarsi. Sono ragazze di 12, 15 anni! E’ una tragedia. Non so che tipo di persone possano agire in questa maniera. Dicono di fare la guerra nel nome di Dio, ma non so che tipo di Dio abbiano. E’ una grande tragedia! Noi abbiamo paura che possano ammazzare queste ragazze, far loro del male."....

Malala, la giovane presa di mira dai taliban per la sua campagna a favore dell'istruzione femminile, ha dato il via alla campagna web #BringBackOurGirls. La speranza è quella di riuscire a esercitare una maggiore pressione sulle autorità nigeriane, affinché le 300 ragazze rapite dal dormitorio del loro collegio lo scorso 15 aprile vengano restituite alle famiglie.