"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
di Santino Coppolino
Vangelo: Gv 10,1-10
Il capitolo 9 del Vangelo di Giovanni è totalmente occupato dall'episodio della guarigione del cieco nato. Gesù, che di sabato compie un'azione atta a restituire dignità e vita all'uomo, diviene motivo di scandalo ed è accusato di peccato dai responsabili della religione, di essere un nemico di Dio. E' a loro che Gesù, indignato, rivolge le sue invettive. Loro, che hanno la pretesa di essere i pastori di Israele, sono definiti da Gesù come ladri e assassini. Ladri perché si sono impadroniti del popolo, che non appartiene a loro ma a Dio; assassini perché non si fanno scrupolo alcuno di usare la violenza per sottometterlo ed affermare il loro potere. Gesù proclama con forza che solo lui è "il Pastore, quello bello", il pastore legittimo che ha ricevuto dal Padre l'autorità per "entrare, uscire e condurre al pascolo" il gregge a lui affidato, il pastore sulla cui bocca è la Parola del Signore, Parola che è la risposta al bisogno d'amore e di vita piena che ogni uomo si porta dentro. Egli è il pastore che ama i suoi ad uno ad uno, li conosce personalmente e instaura con loro un rapporto unico, personale, "li chiama per nome", li pasce teneramente come fa una madre con i figlioletti, dà la sua vita per la salvezza di ognuno di loro." Non così, non così gli empi"(Sal 1,4), non così i mercenari, i falsi pastori che lavorano solo per danaro, solo per nutrire se stessi, per saziare la loro mai sazia ingordigia. Anche oggi, come al tempo di Gesù, si alza forte il grido del profeta Ezechiele che proclama: "Guai ai pastori di Israele che pascono se stessi ! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge ? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge"(Ez 34,2-3). Poiché è certo, "il Signore lo ha giurato: finirà l'orgia dei dissoluti" (Am 6,7)