sabato 31 maggio 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 27/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'"
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo

di Santino Coppolino

Vangelo:  Mt 28,16-20









La liturgia oggi ci presenta la finale del Vangelo di Matteo.
Gli Undici (manca Giuda, egli ha fatto la scelta di servire mammona - Mt 6,24 - che, come tutti gli idoli, invece di dare vita, distrugge chi lo adora) salgono in Galilea, "sul monte che Gesù aveva loro fissato" (Mt 28,16). In realtà Gesù aveva chiesto loro di andare in Galilea ma non aveva indicato alcun monte o altro luogo dove incontrarlo. Quella dell'evangelista non è una indicazione geografica, ma teologica, egli non intende indicare una regione e un luogo preciso, ma una realtà. Come sappiamo la Galilea rappresenta ogni situazione di emarginazione, è il simbolo dell'impurità dell'uomo: "Galil ha Gojim - Galilea dei Popoli (pagani)", regione che confina con le nazioni che non conoscono Dio e, per ogni Israelita osservante, fonte di impurità e contaminazione.
E il monte (con l'articolo: "eis to oros"), indica che è un monte che loro già conoscono: il monte dove Gesù ha proclamato le Beatitudini (Mt 5,1) e che ne richiama un altro - il Nebo - dove Mosè morì concludendo la sua esperienza terrena senza poter entrare nella terra promessa, e dove "Dio baciò Mosè e prese la sua anima con un bacio della Sua bocca" (Midrash al Dt). Queste indicazioni allora servono all'evangelista per affermare ancora una volta che Gesù è "colui che il Signore Dio ha suscitato in mezzo ai nostri fratelli" (Dt 18,15), e che da ora in poi, non soltanto i discepoli, ma tutti coloro che credono in Lui possono fare l'esperienza del Risorto, a condizione che si immergano in ogni realtà di emarginazione, di sofferenza, di miseria, uscendo dal tempio, dalle sacrestie, divenendo incarnazione vivente delle Beatitudini in mezzo alla storia dell'uomo. E se ci prende il dubbio di non potercela fare, facciamo memoria di Colui che ci ha amato fino a dare la sua vita per noi, "Egli è con noi, fino alla fine del tempo". 


OREUNDICI - IL QUADERNO DI MAGGIO 2014: LE COMPLESSITA' DELL'EDUCARE - L'EDITORIALE di Mario De Maio - PROMETTETE DI NON SCORAGGIARVI? la tentazione di perdere la speranza di Arturo Paoli



OREUNDICI
IL QUADERNO DI MAGGIO 2014



LE COMPLESSITA' DELL'EDUCARE




L'EDITORIALE 
di Mario De Maio

Scrivo questa lettera sull’aereo di ritorno dall’ultimo mio viaggio a Madre terra. Pensare al miracolo di questo enorme aereo, che a diecimila metri di altezza, mi porta a casa dall’altro capo del mondo, è il frutto dell’intelligenza dell’uomo applicata alla tecnologia, mi pone una grande domanda: “quando la mente dell’uomo con la sua eccezionale creatività, che sa progettare anche cose negative, riuscirà a cambiare la qualità dei rapporti umani, superando egoismi e aggressività? Quando riuscirà a trasformare il mondo in una comunità di amici?”. Nella quotidianità e nelle nostre professioni siamo capaci di inventarci soluzioni a mille problemi. Questa intelligenza, applicata alle relazioni umane, alla politica, fa prevalere il proprio interesse, la propria aggressività, la propria incapacità di accogliere l’altro. 
Questo quaderno che offre riflessioni sull’educare oggi, darebbe un grande contributo se ci aiutasse a educare noi stessi e i giovani nella sfida di cambiare il mondo in positivo. Abbiamo ricevuto questo testimone dai santi e dai saggi di ogni tempo e in particolare da Gesù Cristo. Quali sono i metodi per raggiungere questa utopia? ...


PROMETTETE DI NON SCORAGGIARVI?
la tentazione di perdere la speranza
di Arturo Paoli

“Con questo numero la rubrica Lettera dall’America Latina è affidata alla penna di Arturo Paoli, piccolo fratello del vangelo da molti anni nel continente sudamericano.” Era il mese di gennaio del 1981 quando il direttore del mensile Nigrizia, padre Alex Zanotelli, annunciava ai lettori l’inizio della collaborazione di fratel Arturo. Anche noi iniziamo un viaggio nella vita latinoamericana di Arturo Paoli, con la pubblicazione del primo articolo (ne scriverà 106, nell’arco di dodici anni) da lui scritto per Nigrizia.

Il 25 gennaio, festa della conversione di San Paolo, sono stato invitato a concelebrare con dom Paolo Evaristo Arns, cardinale arcivescovo di San Paolo del Brasile, nella sua cattedrale. Il popolo delle favelas e dei quartieri popolari gremiva la cattedrale che è una riproduzione, non volgare per la verità, di una delle tante cattedrali gotiche dell’Europa. Ormai San Paolo come molte delle metropoli moderne ha rinunziato a una originalità architettonica, per cui non trovo tanto stonato questo immenso edificio, soprattutto oggi che lo scopro aper to ad accogliere il popolo. Lo stile pastorale dell’arcivescovo evidentemente seleziona il pubblico, e qui oggi si assiepa quel pubblico che non siamo abituati a trovare nei templi del centro. Il cardinale mi saluta e mi abbraccia come un vecchio amico, con quella cordialità brasiliana che lui, uomo del sud e di famiglia tedesca, deve essersi fatta lungo il cammino che sta percorrendo dolorosamente col suo popolo da dieci anni...

Educare è aiutare gli altri
a essere quello che devono essere:
il granello una spiga,
la stella una costellazione,
il pensiero un poema,
il palpito un'amicizia.

Primo Mazzolari


venerdì 30 maggio 2014

"Essere coraggiosi nella sofferenza ed avere il seme della gioia" - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
30 maggio 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 



Papa Francesco:
"La vostra tristezza si cambierà in gioia"

“La vostra tristezza si cambierà in gioia”. La promessa di Gesù ai suoi discepoli è stata al centro della Messa mattutina di Papa Francesco a Casa Santa Marta. Nella sua omelia, il Pontefice ha come intonato un inno alla gioia cristiana, che, ha osservato, non si può comprare ma solo ricevere come dono del Signore. La gioia dei cristiani, ha detto ancora, è la “gioia in speranza”

... “Essere coraggioso nella sofferenza e pensare che dopo viene il Signore, dopo viene la gioia, dopo il buio arriva il sole. Che il Signore ci dia a tutti noi questa gioia in speranza. E il segno che noi abbiamo questa gioia in speranza è la pace. Quanti ammalati, che sono alla fine della vita, con i dolori, hanno quella pace nell’anima… Questo è il seme della gioia, questa è la gioia in speranza, la pace. ‘Tu hai pace nell’anima nel momento del buio, nel momento delle difficoltà, nel momento delle persecuzioni, quando tutti si rallegrano del tuo male? Hai pace? Se hai pace, tu hai il seme di quella gioia che verrà dopo’. Che il Signore ci faccia capire queste cose”.

Commento di Christian Albini
In questa omelia, papa Francesco legge la Parola con il realismo della fede cristiana.
La gioia non c'è, non si vede in tante, troppe, situazioni della vita segnate dal dolore, bisogna riconoscerlo.
Questa constatazione sfugge a due estremi egualmente dannosi e non evangelici. Uno è quello di una fede sentimentale, emotiva, di una visione edulcorata dell'esistenza. La fede è anche dramma, ha una componente di agonia, di lotta, perché così è la vita posta sotto la minaccia del male. L'altro estremo è quello di chi vede il dolore come qualcosa di positivo, da accettare, come se Dio lo mandasse per santificarci. Qui siamo ai confini della bestemmia: è come dire che le tragedie, i mali, sono espressamente voluti da Dio. Lui può forse volere la morte di un bambino e lo strazio dei genitori?
Il realismo cristiano è che il dolore c'è, la gioia non si vede, ma noi lottiamo per conservare la speranza, per continuare ad avere fiducia, a credere nella vita e nell'amore quando sembrano totalmente smentiti.
E' la promessa di Gesù, la promessa della Pasqua. Una promessa che costa e non ha niente di facile o consolatorio. E' la Parola che sempre ce l'annuncia e noi ci esercitiamo nella perseverenza ad accoglierla mediante l'ascolto, chiave dell'esistenza di fede.

Guarda il video


Papa Francesco UDIENZA GENERALE 28 maggio 2014 - foto, testo e video


 Piazza San Pietro 
 Mercoledì 28 maggio 2014 

Nuovo bagno di folla per Papa Francesco, alla sua prima udienza del mercoledì dopo il viaggio in Terra Santa. Ed è proprio di questo che parla ai fedeli, che hanno gremito Piazza San Pietro, raccontando del suo incontro con il presidente israeliano, Shimon Peres, e quello palestinese, Abu Mazen, per diventare «artigiani della pace».
Prima di invitare tutti i fedeli alla preghiera, Francesco non ha negato un lungo giro in jeep, fermandosi per stringere le mani ai pellegrini e per baciare i bambini.
  

Guarda il video servizio SIR



La catechesi del Papa dedicata al viaggio in Terra Santa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nei giorni scorsi, come sapete, ho compiuto il pellegrinaggio in Terra Santa. E’ stato un grande dono per la Chiesa, e ne rendo grazie a Dio. Egli mi ha guidato in quella Terra benedetta, che ha visto la presenza storica di Gesù e dove si sono verificati eventi fondamentali per l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam.
...
Una volta in più, come hanno fatto i Papi precedenti, io chiedo perdono per quello che noi abbiamo fatto per favorire questa divisione, e chiedo allo Spirito Santo che ci aiuti a risanare le ferite che noi abbiamo fatto agli altri fratelli. Tutti siamo fratelli in Cristo e col patriarca Bartolomeo siamo amici, fratelli, e abbiamo condiviso la volontà di camminare insieme, fare tutto quello che da oggi possiamo fare: pregare insieme, lavorare insieme per il gregge di Dio, cercare la pace, custodire il creato, tante cose che abbiamo in comune. E come fratelli dobbiamo andare avanti.
...
Un altro scopo di questo pellegrinaggio è stato incoraggiare in quella regione il cammino verso la pace, che è nello stesso tempo dono di Dio e impegno degli uomini.
...

Con questo pellegrinaggio, che è stata una vera grazia del Signore, ho voluto portare una parola di speranza, ma l’ho anche ricevuta a mia volta! L’ho ricevuta da fratelli e sorelle che sperano «contro ogni speranza» (Rm 4,18), attraverso tante sofferenze, come quelle di chi è fuggito dal proprio Paese a motivo dei conflitti; come quelle di quanti, in diverse parti del mondo, sono discriminati e disprezzati a causa della loro fede in Cristo. Continuiamo a stare loro vicini! Preghiamo per loro e per la pace in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. La preghiera di tutta la Chiesa sostenga anche il cammino verso la piena unità tra i cristiani, perché il mondo creda nell’amore di Dio che in Gesù Cristo è venuto ad abitare in mezzo a noi.

E vi invito tutti adesso a pregare insieme, a pregare insieme la Madonna, Regina della pace, Regina dell’unità fra i cristiani, la Mamma di tutti cristiani: che lei ci dia pace, a tutto il mondo, e che lei ci accompagni in questa strada di unità.

[Ave Maria]

Leggi il testo integrale dell'udienza:
Udienza generale del 28 maggio 2014



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giovedì 29 maggio 2014

"Fare giustizia prendendosi cura dell'altro" p.Gregorio Battaglia,ocarm (VIDEO)

"Fare giustizia 
prendendosi cura dell'altro"
 p.Gregorio Battaglia, ocarm (VIDEO)

Introduzione dell'incontro del 26 maggio 2014
tenuto presso l’Auditorium San Vito - Barcellona P.G. 
promosso 
dalla Biblioteca Comunale “Nannino Di Giovanni” 
in collaborazione 
con il gruppo di impegno laicale “Gaudium et spes” 
e l’Associazione culturale “Intervolumina”di Messina



"Fare giustizia prendendosi cura dell'altro" (Gregorio Battaglia)

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Guarda gli estratti già pubblicati:

- "LA GIUSTIZIA NELLA BIBBIA" di Mons. Gaillot (VIDEO)

"Liberarsi reciprocamente per vivere felici" di Mons. Gaillot (VIDEO)






Commozione, abbracci, lacrime e tanta gioia a Ciampino...


Benvenuti a casa !!!

Con un volo di Stato partito da Kinshasa sono arrivati ieri in tarda mattinata a Ciampino i 34 bambini congolesi adotatti da 24 famiglie italiane. Le adozioni erano state bloccate lo scorso settembre dal governo dello Stato africano per alcune irregolarità con altri Paesi. A bordo dell’aereo con i bambini c’era una delle 24 famiglie adottive e inoltre una mamma, anche lei italiana, che in questi giorni aveva raggiunto Kinshasa perché il piccolo adottato stava poco bene. A bordo il ministro Maria Elena Boschi, inviata dal governo in Congo, insieme a lei, c’erano il presidente della commissione adozioni internazionali, Silvia Della Monica, il vicedirettore generale della Farnesina per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, Marco Del Panta, e il funzionario della Farnesina che ha seguito in prima persona sul posto per lunghi mesi l’intricata vicenda.
"In viaggio i bambini - ha detto il ministro Boschi - hanno dormito molto perché erano stanchi. Sono impazziti di gioia quando una volta atterrati a Ciampino dai finestrini dell'aereo hanno riconosciuto i genitori che li aspettavano sulla pista".Le famiglie hanno accolto i bambini con manifestazioni di gioia, gratitudine e profonda commozione, ma per descrivere la gioia dei bambini e dei genitori lasciamo spazio alle immagini che sono più eloquenti delle parole...


 




e dopo gli abbracci... un inno davvero speciale!!!

mercoledì 28 maggio 2014

"Verso l'unità tra le chiese sorelle" di Enzo Bianchi


Verso l'unità tra le chiese sorelle 
di Enzo Bianchi

Oggi viene scritto un altro capitolo del Tomos agapis, di quel “libro dell’amore” che Paolo VI e Athenagoras iniziarono a redigere cinquant’anni fa. Avevano raccolto i primi germogli del lavoro e della preghiera di pochi coraggiosi pionieri che avevano intuito come solo l’unità dei cristiani avrebbe potuto rendere credibile l’annuncio del vangelo nel mondo contemporaneo.

Il vescovo di Roma e il patriarca di Costantinopoli avevano anche fatto tesoro dell’eredità lasciata da papa Giovanni e dato voce all’anelito che nel concilio stava prendendo forma ed espressione. Oggi a Gerusalemme un altro successore di Pietro e un altro successore di suo fratello Andrea si incontrano non per una semplice celebrazione commemorativa di un anniversario, ma perché – come dice il patriarca Bartholomeos – “la storia non deve essere dimenticata: può diventare maestra nel presente”.

E non dimenticare la storia significa sì non ignorare il millennio di divisione, di contrapposizioni, di accuse o di diffidenze reciproche, ma significa anche riconoscere che oggi l’atteggiamento di fondo nei rapporti tra cattolici e ortodossi è profondamente mutato. Basterebbe riascoltare le parole scambiate tra Paolo VI e Athenagoras nel colloquio privato (registrato solo per un disguido tecnico) - «Nessuna questione di prestigio, di primato, che non sia quello... stabilito da Cristo.

Ma assolutamente nulla che tratti di onori, di privilegi. Vediamo quello che Cristo ci chiede e ciascuno prende la sua posizione; ma senza alcuna umana ambizione di prevalere, d’aver gloria, vantaggi. Ma di servire» - per capire come Bartholomeos possa affermare che “gli ortodossi non percepiscono ora nell’istituzione papale nessun tratto di prepotenza, quella che in passato aveva molto ostacolato i rapporti tra cattolici e ortodossi”.
...

Sì, molto cammino è stato fatto in questi cinquant’anni – talora con esitazioni o timori, talaltra con maggiore o minore calore e convinzione, altre volte ancora incespicando in contraddizioni più o meno consapevoli – e molto ne resta ancora da fare, non certo più agevole. Papa Francesco e il patriarca Bartholomeos, così come quanti accanto a loro da anni tessono giorno dopo giorno rapporti di fraterna fiducia, ne sono pienamente consapevoli: “moltissima strada resta da compiere e il percorso pare essere lungo”, ma di fronte alle esigenze del vangelo “riconosciamo di non avere altra alternativa”. L’invito del patriarca Bartholomeos è in piena sintonia con il cuore e l’agire di papa Francesco: entrambi chiedono che tutti i cristiani vogliano “camminare insieme con loro in questo viaggio verso la riconciliazione” e pregano affinché questo si realizzi. Oggi affrontiamo insieme a loro una tappa decisiva di questo pellegrinaggio.

Leggi tutto: Verso l'unità tra le chiese sorelle di Enzo Bianchi

Enzo Bianchi racconta la Terra santa

"Liberarsi reciprocamente per vivere felici" di Mons. Gaillot (VIDEO)

"Liberarsi reciprocamente
 per vivere felici" 
di Mons. Gaillot (VIDEO)



Estratto dell'incontro del 26 maggio 2014
tenuto presso l’Auditorium San Vito - Barcellona P.G. (ME)
promosso 
dalla Biblioteca Comunale “Nannino Di Giovanni” 
in collaborazione 
con il gruppo di impegno laicale “Gaudium et spes” 
e l’Associazione culturale “Intervolumina”di Messina



"Operare la giustizia secondo il programma che Gesù ci ha consegnato con le Beatitudini.
Liberarsi reciprocamente per vivere felici" (Jacques Gaillot)

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Guarda l'estratto già pubblicato:
"LA GIUSTIZIA NELLA BIBBIA" di Mons. Gaillot (VIDEO)


JACQUES GAILLOT è nato l'11 settembre 1935 a Saint-Dizier in Champagne. Nel marzo 1961 è ordinato sacerdote. Nel maggio 1982 è nominato vescovo di Evreux. 
Uomo di azione, è spesso intervenuto negli avvenimenti dell'attualità. Nel 1991 proclama la sua opposizione alaa guerra del Golfo facendo uscire il libro "lettera aperta coloro che predicano la guerra e la fanno fare agli altri". Ha scritto molti libri, tra cui uno (Reprimenda contro l'esclusione) nel quale critica severamente le leggi sull'immigrazione del ministro francese dell'epoca. In tutti questi interventi, Jacques Gaillot ha il convicimento che i media, qualunque essi siano, costituiscono il luogo privilegiato della comunicazione nel mondo moderno. La sua fedeltà al Vangelo si esprime attraverso qualche caratteristica fondamentale: il pensiero per i poveri e gli emarginati, il rifiuto di ogni compiacenza, l'attaccamento al diritto, alla giustizia ed alla pace, il convincimento che Gesù appartiene all'umanità e non ai soli cristiani, l'evidenza che le pecore fuori dall'ovile meritano che si lascino le altre a casa per andarle a cercare. Nel 1995, convocato a Roma, gli viene comunicato che dal giorno successivo, venerdì 13 gennaio a mezzogiorno, non sarà più vescovo di Evreux. Jacques Gaillot diventa vescovo di Partenia, un vescovado situato sugli altipiani di Sétif in Algeria, là dove fece il suo servizio militare. Scomparsa ne V secolo, la diocesi di Partenia diventa il simbolo di tutti coloro i quali, nella società come nella Chiesa, hanno la senzazione di non esistere. Lasciato il vescovado di Evreux, diventa vescovo dei poveri, sovente chiamato fuori dalla Francia per la difesa dei prigionieri politici e per quella dei diritti umani e viene poi accolto nella comunità dei Padri del Santo Spirito a Parigi dove risiede abitualmente. Nel maggio 2000, in occasione dell'anno del Giubileo, il Presidente della Conferenza dei vescovi francesi l'invita a Lione per un incontro ecumenico con i vescovi indirizzandogli una lettera resa pubblica: "E' importante che i cattolici, e forse più largamente, l'opinione pubblica sappiano che la comunione che ci lega come dei fratelli è reale, anche se è vissuta in modo particolare". Egli termina la sua lettera precisando: "Tu resti comunque nostro fratello nell'episcopato".


Papa Francesco - Pellegrinaggio in Terra Santa (24-26 MAGGIO 2014) - Celebrazione Ecumenica (cronaca, foto, testi e video)

PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA 
IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DELL’INCONTRO A GERUSALEMME 
TRA PAPA PAOLO VI E IL PATRIARCA ATENAGORA 
(24-26 MAGGIO 2014)


DOMENICA 25 MAGGIO 2014






Nel pomeriggio il Papa si è recato a Gerusalemme per l’incontro col Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo. Nella Delegazione Apostolica si è svolto l’incontro privato, prioprio dove, 50 anni fa, ci fu lo storico abbraccio tra Paolo VI e Atenagora. Qui hanno firmato una Dichiarazione comune.

Celebrazione Ecumenica in occasione del 50° anniversario dell’incontro a Gerusalemme tra Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora (Jerusalem, Basilica del Santo Sepolcro, 25 maggio 2014)

Entrano mano nella mano Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo nella Basilica del Santo Sepolcro. In quella stretta di mano ci sono 1500 anni di storia e le vicende di due fratelli figli dello stesso Padre inseguitisi per secoli tra incomprensioni e riconciliazioni. L’ultima pacificazione avvenuta proprio 50 anni fa, con lo storico abbraccio tra Paolo VI e Athenagora che ha segnato la fine delle reciproche scomuniche.
A caricare di emozione un evento già di per sé storico è la cornice dell’incontro: il Santo Sepolcro, il luogo nel quale i cristiani leggono la risurrezione di Gesù; il luogo in cui conferiscono tutte le chiese e le comunità cristiane. Il luogo dove i fedeli hanno pregato l’uno accanto all’altro o, a volte, l’uno contro l’altro. Il luogo che, secondo diverse tradizioni antiche, è “centro e ombelico del mondo”.
L’incontro tra i Successori degli Apostoli Pietro e Andrea avviene al centro della piazza: il Papa entra dalla Porta del Muristan, il Patriarca invece dalla Porta di S. Elena. L’abbraccio fraterno è immortalato dalle dirette televisive e dai fotografi di tutto il mondo, mentre le campane suonano a festa.
Francesco e Bartolomeo poi fanno il loro ingresso nella Basilica, insieme, in penombra, cadenzati da un canto greco di accoglienza. Sempre insieme si inginocchiano per venerare la “Pietra dell’unzione”, alla sinistra delle rocce identificate col Calvario. Anche questo un luogo intriso di storia, fede e simboli: una reliquia della Passione di Cristo, dove, per la tradizione, il corpo morto del Figlio di Dio fu adagiato da Giuseppe di Arimatea per essere preparato alla sepoltura.
Il Papa e il Patriarca si chinano e baciano la Pietra. Bartolomeo solleva il capo per primo; il Papa si sofferma qualche istante di più, poi alza la testa, si leva lo zucchetto, e si raccoglie in un’intima orazione che, seppur duri pochi istanti, lo assorbe totalmente.
Prima di loro sono i tre Superiori delle Comunità dello “Statu quo” (Greco-Ortodossa, Francescana ed Armena Apostolica) a venerare la reliquia: il Patriarca Greco-Ortodosso di Gerusalemme, Theophilos III; il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, OFM, ed il Patriarca Armeno Apostolico, Nourhan.
Tutti procedono verso il “Coro dei Francescani”, di fronte all’Edicola del Santo Sepolcro dove vengono poi accompagnati il Santo Padre e il Patriarca per sedersi su due sedie rosse vicine e dare il via alla Celebrazione ecumenica dei Vespri.
Alla funzione – introdotta dalle parole di accoglienza di Theophilos III - partecipano gli Ordinari Cattolici di Terra Santa, l’Arcivescovo copto, l’Arcivescovo siriaco, l’Arcivescovo etiopico, il Vescovo anglicano, il Vescovo luterano e altri Vescovi.
Viene poi cantato l’Alleluja e proclamato il Vangelo della Risurrezione. Seguono i rispettivi discorsi del Patriarca Bartolomeo e di Papa Francesco: in inglese il primo, in italiano il secondo. Due lingue diverse, ma un messaggio identico e un comune obiettivo: rinsaldare l’amore fraterno al di là delle divisioni che, nonostante i passi avanti, continuano a permanere. Bartolomeo parla deciso; Francesco quasi sussurra.
Al termine di ciascun intervento, i rappresentanti delle due “Chiese sorelle” replicano la scena dell’abbraccio amorevole. In un momento di commozione, il Pontefice addirittura si piega e bacia la mano del Patriarca. Gesti forti, non scontati. 
Un altro di questi è la preghiera comune del “Padre Nostro”, in italiano; dopodiché entrambi si recano verso la Tomba vuota.
Ancora mano per mano, si chinano insieme per passare nella porta stretta del sepolcro e si inginocchiano per pregare lì dove Cristo è risuscitato, stretti con le mani giunte su quella tomba di un morto che continua a dare la vita per il mondo.
Dopo l’uscita del Papa e del Patriarca Ecumenico, le Delegazioni e le Personalità invitate si dirigono ai piedi del Patriarcato Latino per la cena. La giornata si conclude con i due “fratelli” che si ritirano viaggiando nella stessa vettura, forti della comune preghiera e della consapevolezza di perseguire la medesima strada. (fonte: Zenit)

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“Non abbiate paura. Togliete dai vostri cuori ogni paura, non esitate, non disperate”. Così il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo durante la sua omelia nella Celebrazione ecumenica presieduta insieme a Papa Francesco nella Basilica del Santo Sepolcro.

Santità, carissimi fratelli Vescovi, carissimi fratelli e sorelle,
in questa Basilica, alla quale ogni cristiano guarda con profonda venerazione, raggiunge il suo culmine il pellegrinaggio che sto compiendo insieme con il mio amato fratello in Cristo, Sua Santità Bartolomeo. Lo compiamo sulle orme dei nostri venerati predecessori, il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora, i quali, con coraggio e docilità allo Spirito Santo, diedero luogo cinquant’anni fa, nella Città santa di Gerusalemme, allo storico incontro tra il Vescovo di Roma e il Patriarca di Costantinopoli...


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Vedi i nostri precedenti post:


martedì 27 maggio 2014

Papa Francesco - Pellegrinaggio in Terra Santa (24-26 MAGGIO 2014) - Conferenza stampa durante il volo di ritorno (foto, testo e video)

PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA 
IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DELL’INCONTRO A GERUSALEMME 
TRA PAPA PAOLO VI E IL PATRIARCA ATENAGORA 
(24-26 MAGGIO 2014)
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CONFERENZA STAMPA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
DURANTE IL VOLO DI RITORNO DALLA TERRA SANTA
Volo Papale
Lunedì, 26 maggio 2014


Papa Francesco, nonostante il ritmo massacrante sostenuto in questo storico viaggio, durante il volo di ritorno, come aveva promesso, si è sottoposto per un'ora, senza rete alle domande dei giornalisti che l'hanno accompagnato in Terra Santa rispondendo con la consueta spontanea schiettezza.
Proponiamo la trascrizione integrale pubblicata nel sito ufficiale del Vaticano.


(Padre Lombardi)
Intanto, ringraziamo moltissimo il Papa di essere qui: dopo un viaggio così massacrante, è a disposizione per incontrarci. Quindi, gli siamo molto grati.
Allora, ci siamo organizzati – si sono organizzati autonomamente, gli agenti dell’informazione – per alcuni gruppi principali linguistici, che presentano alcune persone che fanno le domande. Io non ho messo limiti perché so che Lei vuole lavorare a tutto campo, a meno che volesse dire Lei qualche cosa di introduzione prima… rispondiamo alle domande.

Allora, la prima domanda viene fatta per il gruppo italiano:
D. - Santo Padre, in questi giorni Lei ha compiuto dei gesti che sono rimbalzati in tutto il mondo: la mano sul muro di Betlemme, il segno della croce, il bacio ai sopravvissuti, oggi allo Yad Vashem, ma anche il bacio al Santo Sepolcro ieri, insieme, in contemporanea con Bartolomeo, e tanti altri. Volevamo chiederLe se tutti questi gesti Lei li aveva pensati, voluti; perché li ha pensati e quali saranno poi, secondo Lei, le ricadute di questi gesti, oltre – naturalmente – a quello grandissimo di avere invitato Peres e Abu Mazen in Vaticano…

R. – (Santo Padre)
I gesti, quelli che sono più autentici, sono quelli che non si pensano, quelli che vengono, no? Io ho pensato: si potrebbe fare qualcosa…; ma il gesto concreto, nessuno di questi è stato pensato così. Alcune cose, per esempio l’invito ai due Presidenti alla preghiera, questo era pensato un po’ di farlo là, ma c’erano tanti problemi logistici, tanti, perché loro devono anche tenere conto del territorio, dove si fa, e non è facile. Per questo, si pensava ad una riunione… ma alla fine è uscito questo invito, che spero che venga bene. Ma non sono stati pensati e… non so, a me viene di fare qualcosa, però è spontaneo, è così. Almeno, per dire la verità, qualcuno … “ma, lì si potrebbe fare qualcosa”, ma il concreto non mi viene. Per esempio, allo Yad Vashem, niente; e poi è venuto. E’ così.

(Padre Lombardi)
Bene. Allora, una seconda domanda da parte del gruppo di lingua inglese.
D. – Lei ha parlato con parole molto dure contro l’abuso sessuale dei minori da parte del clero, dei preti. Lei ha creato una commissione speciale per affrontare meglio questo problema a livello della Chiesa universale. In senso pratico: sappiamo ormai che in tutte le Chiese locali ci sono norme che impongono un forte obbligo morale e spesso legale a collaborazione con le autorità civili locali, in un modo o nell’altro. Cosa farà Lei, qualora ci fosse un vescovo che chiaramente non abbia onorato, non abbia osservato questi obblighi?

R. – (Santo Padre)
In Argentina, ai privilegiati noi diciamo: “Questo è un figlio di papà”. In questo problema non ci saranno figli di papà. In questo momento, ci sono tre vescovi sotto indagine: sotto indagine, tre, e uno è già condannato e si sta valutando la pena da comminare. Non ci sono privilegi. Questo abuso dei minorenni è un reato tanto brutto, tanto… Noi sappiamo che è un problema grave dappertutto, ma a me interessa la Chiesa. Un sacerdote che fa questo, tradisce il Corpo del Signore, perché questo sacerdote deve portare questo bambino, questa bambina, questo ragazzo, questa ragazza alla santità; e questo ragazzo, questa bambina si fida, e questo invece di portarli alla santità, abusa di loro. E questo è gravissimo! E’ proprio come… farò un paragone soltanto: è come fare una Messa nera, per esempio. Tu devi portarlo alla santità e lo porti a un problema che durerà tutta la vita…. Prossimamente ci sarà una Messa con alcune persone che hanno subito abusi, a Santa Marta, e poi una riunione con loro: io e loro, con il Cardinale O’Malley che è della commissione. Ma su questo si deve andare avanti, avanti: tolleranza zero.

(Padre Lombardi)
Grazie mille, Santità. E allora, adesso il gruppo di lingua spagnola
D. –. Dal primo giorno del Suo pontificato, Lei ha lanciato questo messaggio forte di una Chiesa povera e per i poveri, poveri in semplicità, austerità. Che vuole fare perché non ci siano contraddizioni a questo messaggio di austerità? (La domanda ha fatto riferimento a situazioni di cui si è parlato negli ultimi tempi, tra cui un’operazione allo IOR di 15 milioni di euro).

R. – (Santo Padre)
Il Signore Gesù una volta ha detto ai suoi discepoli – è nel Vangelo – “E’ inevitabile che ci siano gli scandali”. Siamo umani, peccatori tutti. E ci saranno, ci saranno. Il problema è evitare che ci siano in più! Nell’amministrazione economica, onestà e trasparenza. Le due commissioni, quella che ha studiato lo IOR e la commissione che ha studiato tutto il Vaticano, hanno fatto le loro conclusioni, hanno dato piani e adesso, con il ministero, diciamo così, con la Segreteria dell’economia diretta dal Cardinale Pell, si porteranno avanti le riforme che queste commissioni hanno consigliato. Ma ci saranno incongruenze, ancora ci saranno sempre, perché siamo umani, e la riforma deve essere continua. I Padri della Chiesa dicevano: Ecclesia semper reformanda. Dobbiamo stare attenti per riformare ogni giorno la Chiesa, perché siamo peccatori, siamo deboli e ci saranno i problemi. L’amministrazione che questa Segreteria dell’economia porta avanti, aiuterà tanto ad evitare gli scandali, i problemi… Per esempio, nello IOR credo che a questo punto sono stati chiusi più o meno 1.600 conti, di persone che non avevano diritto ad avere un conto allo IOR. Lo IOR è per l’aiuto alla Chiesa, hanno diritto i Vescovi delle diocesi, i dipendenti del Vaticano, le loro vedove o i vedovi per prendere la pensione … E’ una cosa così. Ma non hanno diritto altri privati … Le ambasciate, mentre dura l’ambasciata, e niente di più. Non è una cosa aperta. E questo è un buon lavoro: chiudere i conti che non hanno diritto. Io vorrei dire una cosa: la domanda che Lei ha fatto, ha menzionato quell’affare dei 15 milioni. E’ una cosa che è allo studio, non è chiara quella cosa. Forse potrebbe essere vero, ma in questo momento non è definitivo, quel problema: è sotto studio, per essere giusto. Grazie. 

(Padre Lombardi)
Allora, adesso diamo la parola al gruppo di lingua francese:
D. – Santo Padre, dopo il Medio Oriente, adesso ritorniamo in Europa. Lei è preoccupato per la crescita del populismo in Europa, che si è manifestata ancora ieri nelle elezioni europee?

R. – (Santo Padre)
In questi giorni, io ho avuto giusto il tempo di pregare il Padre Nostro…, ma non ho notizie delle elezioni, davvero. Non ho i dati, chi ha vinto, chi non ha vinto. Non ho ricevuto notizie. Il populismo in che senso, Lei mi dice? 

D. – Nel senso che oggi molti europei hanno paura, pensano che non ci sia futuro in Europa. C’è molta disoccupazione e il partito anti-europeista ha avuto una forte crescita in queste elezioni… 
R. – Questo è un argomento che ho sentito. Dell’Europa, della fiducia o della sfiducia nell’Europa. Anche sull’euro, alcuni vogliono tornare indietro… Di queste cose, io non capisco tanto. Ma Lei ha detto una parola chiave: la disoccupazione. Questo è grave. E’ grave perché io l’interpreto così, semplificando. Noi siamo in un sistema economico mondiale dove al centro è il denaro, non è la persona umana. In un vero sistema economico, al centro devono essere l’uomo e la donna, la persona umana. E oggi, al centro c’è il denaro. Per mantenersi, per equilibrarsi, questo sistema deve andare avanti con alcune misure “di scarto”. E si scartano i bambini – il livello di nascita in Europa non è tanto alto! Credo che l’Italia abbia l’1,2 per cento; la Francia, voi avete il 2, un po’ di più; la Spagna, meno dell’Italia: non so se arriva all’1… Si scartano i bambini. Si scartano gli anziani: non servono, i vecchi; congiunturalmente, in questo momento, vanno a trovarli perché sono pensionati e hanno bisogno, ma è una cosa congiunturale. Gli anziani si scartano, anche con situazioni di eutanasia nascosta, in tanti Paesi. Cioè, le medicine si danno fino a un certo punto, e così... E in questo momento, si scartano i giovani, e questo è gravissimo: è gravissimo. In Italia, credo che la disoccupazione giovanile è quasi al 40%, non sono sicuro; in Spagna, sono sicuro, è sul 50. E in Andalusia, nel Sud della Spagna, il 60! Questo significa che c’è tutta una generazione di “ni-ni”: né studiano, né lavorano, e questo è gravissimo! Si scarta una generazione di giovani. Per me, questa cultura dello scarto è gravissima. Ma questo non è soltanto in Europa, è un po’ dappertutto, ma in Europa si sente forte. Se fa il paragone, 10 anni fa, con la cultura del benessere. E questo è tragico. E’ un momento difficile. E’ un sistema economico inumano. Io non ho avuto paura di scrivere nell’esortazione Evangelii gaudium: questo sistema economico uccide. E lo ripeto. Non so se mi sono avvicinato un po’ alla sua inquietudine… Grazie.

(Padre Lombardi)
Allora, adesso c’è il gruppo di lingua portoghese: 
D. – Vorrei chiederLe, Santità, come risolvere la “questione Gerusalemme” per ottenere una pace stabile, come ha detto Lei, e duratura? Grazie. 

R. – (Santo Padre)
Ci sono tante proposte sulla questione di Gerusalemme. La Chiesa cattolica, il Vaticano, diciamo, ha la sua posizione dal punto di vista religioso: sarà la Città della pace delle tre religioni. Questo dal punto di vista religioso. Le misure concrete per la pace devono uscire dal negoziato. Si deve negoziare. Io sarò d’accordo che dal negoziato forse venga questa parte: sarà capitale di uno Stato, dell’altro… Ma queste sono ipotesi. Io non dico: “deve essere così”, no, sono ipotesi che loro devono negoziare. Davvero, io non mi sento competente per dire: “si faccia questo o questo o questo”, perché sarebbe una pazzia, da parte mia. Ma credo che si debba entrare con onestà, fratellanza, mutua fiducia sulla strada del negoziato. E lì si negozia tutto: tutto il territorio, anche i rapporti. Serve coraggio, per fare questo, e io prego tanto il Signore perché questi due Leaders, questi due Governi abbiano il coraggio di andare avanti. Questa è l’unica strada per la pace. Soltanto dico quello che la Chiesa deve dire e ha detto sempre: Gerusalemme, che sia custodita come capitale delle tre religioni, come riferimento, come una città di pace –mi veniva anche la parola “sacra”, ma non è giusta – ma di pace e religiosa. 

(Padre Lombardi)

Grazie, Santità. Adesso chiediamo di venire al rappresentante di lingua tedesca.
D. – Grazie, Santità. Lei, durante il suo pellegrinaggio, ha parlato a lungo e ha incontrato più volte il Patriarca Bartolomeo. Noi ci stiamo chiedendo se avete parlato anche dei passi concreti di avvicinamento, e se c’è stata occasione anche di parlare di questo. Mi chiedo anche se magari la Chiesa cattolica potrà imparare qualcosa dalle Chiese ortodosse – mi riferisco ai preti sposati, una domanda che preme a molti cattolici, in Germania. Grazie.

R. – (Santo Padre)
Ma la Chiesa cattolica ha preti sposati, no? I cattolici greci, i cattolici copti… no? Ci sono, nel rito orientale, ci sono preti sposati. Perché il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, sempre c’è la porta aperta: in questo momento non abbiamo parlato di questo, come programma, almeno per questo tempo. Abbiamo cose più forti da intraprendere. Con Bartolomeo, questo tema non si è toccato, perché è secondario, davvero, nei rapporti con gli ortodossi. Abbiamo parlato dell’unità: ma l’unità si fa lungo la strada, l’unità è un cammino. Noi non possiamo mai fare l’unità in un congresso di teologia. E lui mi ha detto che è vero quello che io sapevo, che Atenagora ha detto a Paolo VI: “Noi andiamo insieme, tranquilli, e tutti i teologi li mettiamo in un’isola, che discutano tra loro, e noi camminiamo nella vita!”. E’ vero, io pensavo che fosse… No, no, è vero. Me l’ha detto in questi giorni Bartolomeo. Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme in tante cose che possiamo fare insieme, aiutarci insieme. Per esempio, con le chiese. A Roma, e in tante città, tanti ortodossi usano chiese cattoliche al tale orario o al tal altro, come un aiuto per questo andare insieme. Un’altra cosa di cui abbiamo parlato, che forse nel Consiglio pan-ortodosso si faccia qualcosa, è la data della Pasqua, perché è un po’ ridicolo: - Dimmi, il tuo Cristo quando resuscita? – La settimana prossima – Il mio è resuscitato la scorsa… Sì, la data della Pasqua è un segno di unità. E con Bartolomeo parliamo come fratelli. Ci vogliamo bene, ci raccontiamo difficoltà del nostro governo. E, una cosa di cui abbiamo parlato abbastanza è il problema dell’ecologia: lui è molto preoccupato, e anch’io; abbiamo parlato abbastanza di fare insieme un lavoro congiunto su questo problema. Grazie. 

(Padre Lombardi)
Allora, adesso, dato che non siamo solo europei o americani o così via, ma anche asiatici, qui, facciamo fare una domanda al rappresentante del gruppo asiatico, dato che Lei si sta anche preparando a fare dei viaggi verso l’Asia. 
D. – Il suo prossimo viaggio sarà nella Corea del Sud, e quindi vorrei chiederLe a proposito delle regioni asiatiche. In Paesi vicini alla Corea del Sud non c’è libertà di religionelibertà di espressione. Cosa pensa di fare in favore delle persone che soffrono di queste situazioni? 

R. – (Santo Padre)
Rispetto all’Asia, ci sono in programma due viaggi: questo in Corea del Sud, per l’incontro dei giovani asiatici, e poi, a gennaio prossimo, un viaggio di due giorni in Sri Lanka e poi nelle Filippine, nella zona che ha subito il tifone. Il problema della non libertà di praticare la religione non è soltanto in alcuni Paesi asiatici: in alcuni, sì, ma anche in altri Paesi del mondo. La libertà religiosa è una cosa che non tutti i Paesi hanno. Alcuni hanno un controllo più o meno leggero, tranquillo, altri adottano misure che finiscono in una vera persecuzione dei credenti. Ci sono martiri! Ci sono martiri, oggi, martiri cristiani. Cattolici e non cattolici, ma martiri. E in alcuni luoghi non si può portare il crocifisso o non puoi avere un Bibbia. Non puoi insegnare il catechismo ai bambini, oggi! E io credo – ma credo di non sbagliare – che in questo tempo ci sono più martiri che non ai primi tempi della Chiesa. Dobbiamo avvicinarci, in alcuni posti con prudenza, per andare ad aiutarli; dobbiamo pregare tanto per queste Chiese che soffrono: soffrono tanto. E anche i Vescovi, anche la Santa Sede lavora con discrezione per aiutare questi Paesi, i cristiani di questi Paesi. Ma non è una cosa facile. Per esempio, ti dico una cosa. In un Paese è proibito pregare insieme: è proibito. Ma i cristiani che sono lì vogliono celebrare l’Eucaristia! E c’è un tale, che fa l’operaio, che è sacerdote. E lui va lì, al tavolo, fanno finta di prendere il the, e celebrano l’Eucaristia. Se vengono i poliziotti, nascondono subito i libri e stanno prendendo il the. Questo succede oggi. Non è facile. 

(Padre Lombardi)
… Allora riprendiamo con la serie del gruppo di lingua italiana
D. – Santità, Lei nel Suo pontificato affronta una grande mole di impegni e lo fa anche in maniera molto serrata, come abbiamo visto in questi giorni. Se un domani, diciamo in un giorno molto lontano, dovesse sentire di non avere più la forza per reggere il suo ministero, pensa che farebbe la stessa scelta del suo predecessore, e cioè lascerebbe il pontificato

R. – (Santo Padre)
Io farò quello che il Signore mi dirà di fare. Pregare, cercare la volontà di Dio. Ma io credo che Benedetto XVI non sia un caso unico. E’ successo che non aveva le forze e onestamente - è un uomo di fede, tanto umile - ha preso questa decisione. Io credo che lui sia un’istituzione. 70 anni fa, i vescovi emeriti non esistevano, quasi. E adesso, ce ne sono tanti. Cosa succederà con i Papi emeriti? Io credo che dobbiamo guardare a lui come ad un’istituzione. Lui ha aperto una porta, la porta dei Papi emeriti. Ce ne saranno altri, o no? Dio lo sa. Ma questa porta è aperta: io credo che un Vescovo di Roma, un Papa che sente che le sue forze vengono meno – perché adesso si vive tanto tempo – deve farsi le stesse domande che si è posto Papa Benedetto. 

(Padre Lombardi)
Adesso ritorniamo ai gruppi di lingua inglese: 
D. – Santo Padre, proprio oggi Lei ha incontrato un gruppo di sopravvissuti all’Olocausto. Ovviamente, Lei sa bene che una figura che ancora suscita perplessità per il suo ruolo durante l’Olocausto è il Suo predecessore, Papa Pio XII. Lei prima del Suo pontificato ha scritto o ha detto che Lei stimava Pio XII, ma anche avrebbe voluto vedere gli archivi aperti prima di giungere ad una conclusione definitiva. Quindi, vorremmo sapere se Lei ha intenzione di andare avanti con la causa di Pio XII, o di aspettare qualche altra svolta nella procedura prima di prendere una decisione? Grazie. 

R. – (Santo Padre)
Grazie a Lei. La causa di Pio XII è aperta. Io mi sono informato: ancora non c’è nessun miracolo, e se non ci sono miracoli non può andare avanti. E’ ferma lì. Dobbiamo aspettare la realtà, come va la realtà di quella causa, e poi pensare di prendere delle decisioni. Ma la verità è questa: non c’è nessun miracolo ed è necessario almeno uno per la beatificazione. Questo è come oggi è la causa di Pio XII. E io non posso pensare: “Lo farò beato o no?”, perché il processo è lento. Grazie. 

(Padre Lombardi)
Allora, adesso andiamo in Argentina, un’altra domanda del gruppo di lingua spagnola 
D. Lei è diventato un leader spirituale, anche un leader politico, e sta aprendo molte aspettative tanto dentro la Chiesa come nella comunità internazionale. Dentro la Chiesa, per esempio, cosa succederà con la comunione ai divorziati risposati, e nella comunità internazionale questa mediazione con cui ha sorpreso il mondo, per cui ci sarà questo incontro in Vaticano… La domanda è se non teme un fallimento, sollevando molte aspettative: non teme possa esserci qualche fallimento? Grazie. 

R. – (Santo Padre)
Prima farò un chiarimento su questo incontro in Vaticano: sarà un incontro di preghiera, non sarà per fare una mediazione o cercare soluzioni, no. Ci riuniremo a pregare, soltanto. E poi, ognuno torna a casa. Ma io credo che la preghiera sia importante e pregare insieme senza fare discussioni di altro tipo, questo aiuta. Forse io non mi sono spiegato bene, prima, su come sarebbe stato. Sarà un incontro di preghiera: ci sarà un rabbino, ci sarà un islamico e ci sarò io. Ho chiesto al Custode di Terra Santa di organizzare un po’ le cose pratiche.
Secondo, e grazie per la domanda sui divorziati. Il Sinodo sarà sulla famiglia, sul problema della famiglia, sulle ricchezze della famiglia, sulla situazione attuale della famiglia. L’esposizione preliminare che ha fatto il Cardinale Kasper aveva cinque capitoli: quattro sulla famiglia, le cose belle della famiglia, il fondamento teologico, alcune problematiche familiari; e il quinto capitolo, il problema pastorale delle separazioni, delle nullità matrimoniali, i divorziati… In questo problema rientra quello della comunione. E a me non è piaciuto che tante persone – anche di Chiesa, preti – hanno detto: “Ah, il Sinodo per dare la comunione ai divorziati”, e sono andati proprio lì, a quel punto. Io ho sentito come se tutto si riducesse ad una casistica. No, la cosa è più e più ampia. Oggi, tutti lo sappiamo, la famiglia è in crisi: è in crisi mondiale. I giovani non vogliano sposarsi o non si sposano o convivono, il matrimonio è in crisi, e così la famiglia. E io non vorrei che noi cadessimo in questa casistica: si potrà, non si potrà?... Per questo ringrazio tanto per questa domanda, perché mi dà l’opportunità di chiarire questo. Il problema pastorale della famiglia è molto, molto ampio, molto ampio. E si deve studiare caso per caso. Una cosa che Papa Benedetto ha detto tre volte sui divorziati, a me aiuta tanto. Una volta, in Valle d’Aosta, un’altra volta a Milano e la terza nel Concistoro, l’ultimo Concistoro pubblico che ha fatto per la creazione dei Cardinali: di studiare le procedure di nullità matrimoniale, perché alcuni sono […] o solo per poche persone; studiare la fede con la quale una persona va al matrimonio e chiarire che i divorziati non sono scomunicati, e tante volte sono trattati come scomunicati. E questa è una cosa seria. Questo sulla casistica di questo problema, il Sinodo sarà sulla famiglia: le ricchezze, i problemi della famiglia. Soluzioni, nullità, tutto questo. E ci sarà anche questo problema, ma nell’insieme. Adesso io vorrei dirle perché un Sinodo sulla famiglia: questa è stata un’esperienza spirituale per me molto forte. Nel secondo mese di pontificato è venuto da me mons. Eterovic, Segretario – allora – del Sinodo, con i tre temi che il Consiglio post-sinodale proponeva per il prossimo Sinodo. Il primo era molto forte, buono: l’apporto di Gesù Cristo all’uomo di oggi. Questo era il titolo. E in continuazione del Sinodo dell’evangelizzazione. Ho detto di sì, abbiamo parlato un po’ sulla riforma della metodologia e alla fine, ho detto: “Mettiamo qualcosa di più: l’apporto di Gesù Cristo all’uomo di oggi e alla famiglia”. Sta bene. Poi, nella prima riunione del Consiglio post-sinodale, io sono andato e ho visto che si diceva il titolo tutto intero, tutto completo ma lentamente si diceva: “Sì, sì, l’apporto alla famiglia”, “Cosa porta Gesù Cristo alla famiglia”… e senza accorgersene, la commissione post-sinodale ha finito parlando della famiglia. Io sono sicuro che sia stato lo Spirito del Signore a guidarci fino alla scelta di questo titolo: sono sicuro, perché oggi davvero la famiglia ha bisogno di tanti aiuti pastorali. Grazie. 

(Padre Lombardi)
Allora, adesso abbiamo ancora il gruppo francese
D. – Lei ci può dire, Santità, quali sono gli ostacoli alla Sua riforma della Curia Romana, e a quale punto siamo oggi? 

R. – (Santo Padre)
Ma… il primo ostacolo sono io… [ride] No, siamo ad un buon punto, perché credo che… non ricordo la data, ma tre mesi… o poco meno dopo l’elezione è stato nominato il Consiglio degli otto Cardinali… 
(Padre Lombardi)
… un mese dopo l’elezione … 
R. – (Santo Padre)
… un mese dopo l’elezione. Poi, i primi giorni di luglio ci siamo riuniti per la prima volta e da quel momento si lavora. Cosa fa, il Consiglio? Il Consiglio studia tutta la Costituzione Pastor Bonus e la Curia Romana. Ha fatto consultazioni con tutto il mondo, con tutta la Curia e incomincia a studiare alcune cose. “Questo si può fare in questo modo, questo in quell’altro modo…”. Accorpare alcuni dicasteri, per esempio, per alleggerire un po’ l’organizzazione… Uno dei punti chiave è stato quello economico, e quel dicastero dell’economia aiuterà tanto. Deve lavorare insieme con la Segreteria di Stato, perché è le cose sono collegate, si fa tutti insieme… Adesso abbiamo, a luglio, quattro giorni di lavoro con questa commissione, e poi a settembre, credo, altri quattro. Si lavora, si lavora abbastanza. E i risultati ancora non si vedono tutti, ma la parte economica è quella che è venuta fuori prima perché c’erano alcuni problemi di cui la stampa ha parlato abbastanza, e dobbiamo vederli. Gli ostacoli sono gli ostacoli normali di tutto il processo. Studiare la strada… La persuasione è tanto importante. Un lavoro di persuasione, di aiutare… Ci sono alcune persone che non ci vedono chiaro, ma ogni riforma comporta queste cose. Ma io sono contento: davvero, sono contento. Si è lavorato abbastanza e questa commissione ci aiuta tanto. Grazie. 

(Padre Lombardi)
Santità, grazie della Sua disponibilità, scusi se interrompo la Sua conversazione: Lei è stato generosissimo, tanto più dopo un viaggio straordinario che ci ha emozionati tutti, non dico come Lei, ma quasi. Abbiamo seguito molto anche i momenti dell’emozione spirituale che Lei ha vissuto nei Luoghi Santi e L’abbiamo sentita e ci ha toccato. Le auguriamo di continuare bene questo viaggio e queste altre infinite cose che mette continuamente in moto, anche in particolare questo incontro di preghiera, che è la continuazione naturale e il completamento di questo viaggio: che possa avere i frutti che Lei desidera e tutti desideriamo, credo, per la pace nel mondo. Grazie, di cuore, Santità! 

(Santo Padre)
Vi ringrazio tanto per la compagnia, per la benevolenza… e per favore, vi chiedo di pregare per me. Ne ho bisogno, abbastanza! Grazie.

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