È misericordioso con tutto e con tutti, ma quando si tratta di bambini maltrattati, abusati, costretti a subire ogni tipo di violenza, Papa Francesco è intransigente. L'argomento tocca così a fondo le intime corde del suo animo che il Pontefice si sente in dovere di chiedere perdono per tutto “il male” e i danni compiuti spesso da uomini di Chiesa nei confronti dei minori.
Come ha fatto ricevendo una delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia (Bice), davanti alla quale, con profonda radicalità, ha detto: “Mi sento chiamato a farmi carico” e “a chiedere perdono” “di tutto il male che alcuni sacerdoti” hanno compiuto e “per gli abusi sessuali sui bambini”. “La Chiesa è cosciente di questo danno”, ha affermato il Santo Padre, “è un danno personale e morale loro, ma di uomini di Chiesa. E noi non vogliamo compiere un passo indietro in quello che si riferisce al trattamento di questo problema e alle sanzioni che devono essere comminate. Al contrario, credo che dobbiamo essere molto forti”.
Il Papa ha espresso gratitudine, invece, ai membri del Bice per l’impegno in favore dei bambini: “una espressione concreta e attuale della predilezione che il Signore Gesù ha per loro" - l'ha definito - da parte di un organismo "nato dalla maternità della Chiesa"
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Prima della benedizione, Papa Francesco ha sintetizzato il suo vigoroso discorso in un’immagine: il logo della Commissione della protezione dell’infanzia e dell’adolescenza a Buenos Aires che ritrae la Sacra Famiglia sopra un asinello in fuga verso l’Egitto per difendere il Bambino. “A volte – ha concluso il Pontefice - per difendere, è necessario scappare; a volte è necessario fermarsi per proteggere; a volte è necessario combattere. Però sempre bisogna avere tenerezza”.
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Un vivacissimo uditorio, composto da quasi 500 persone, in prevalenza mamme con i loro bambini, ha accolto stamattina papa Francesco nella Sala Clementina, in occasione dell’udienza concessa al Movimento per la Vita italiano (MPV).
Ribadendo che “la vita umana è sacra e inviolabile”, Francesco ha sottolineato: “Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tanto meno ideologica”.
Per assicurare il diritto alla vita e per salvaguardarne il valore, ha aggiunto, citando laEvangelii Gaudium (53), “dobbiamo dire no a un’economia dell’esclusione e della inequità” che, considera l’essere umano come “un bene di consumo, che si può usare e poi gettare”. Si tratta di un’economia che incoraggia la “cultura dello scarto” e che “uccide”.
Nella nostra epoca, ha proseguito il Pontefice, viviamo un “divorzio tra economia e morale”, in cui ogni “novità tecnologica” che approda sul mercato va a calpestare “le norme etiche elementari della natura umana, sempre più trascurata”.
Il Santo Padre ha quindi esortato a “ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia”...
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