sabato 19 aprile 2014

"Come le donne – Prepararsi alla Veglia pasquale" di don Antonio Savone



Come le donne
Prepararsi alla Veglia pasquale
di don Antonio Savone 



Lo abbiamo accompagnato nel suo percorso di consegna alle mani del Padre mentre veniva consegnato a quelle degli uomini. Ci siamo fatti compagni di cammino di Giuda e con lui abbiamo riconosciuto di essere soltanto dei poveri uomini; ci siamo poi riconosciuti in Pilato per la cui indifferenza l’acqua nel catino è sempre a temperatura giusta; ci siamo rivisti in Pietro, il discepolo che riserva per sé sempre una via di sicurezza; ci siamo rispecchiati in Simone di Cirene, colui che impara a seguire Gesù per amore dopo averlo fatto per forza; ci siamo riletti nella Veronica, il cui gesto di asciugare il volto dona una brezza di gratuità in un momento drammatico; ci siamo riconosciuti ancora in Giovanni, l’amico che resta accanto anche quando l’altro dovesse toccare il livello più basso; ci siamo messi alla scuola di Maria per apprendere cosa significhi resistere continuando a mettere al mondo la vita quando tutto parla di morte. Forse siamo convinti che questo possa bastare per esprimere il nostro compianto nei confronti del Signore.

E invece no. Questa sera, infatti, ci è chiesto di accodarci al pellegrinaggio delle donne, non già per compiere una visita alla tomba ma per incontrare il Signore Risorto. È vero: troppe nostre notti sono senza memoria e senza attesa. Le attraversiamo non ricordando più ciò che Dio ha compiuto nelle grandi notti dell’umanità e perciò non attendendo più nulla se non che una pietra sigilli tutto definitivamente. Fosse possibile riporteremmo volentieri indietro i nostri orologi a quegli istanti in cui non eravamo segnati dall’esperienza del male, del limite, della morte.

Così facendo noi siamo come quegli altri che non hanno speranza!, parafrasando l’apostolo Paolo.

Una sorta di pensiero magico alquanto adolescenziale ci fa ritenere che la gioia sia qualcosa che rimpiazzi o si sostituisca al dolore, magari cancellandolo o ignorandolo. La gioia che viene dalla Pasqua è la gioia che matura dentro il dolore del mondo, lo cambia dal di dentro. La Pasqua ci attesta che l’amore immenso di Dio si manifesta proprio nell’ora del dramma per vie che noi non conosciamo. Nessuno di noi potrà fare a meno di sperimentare talvolta il dolore, il non senso: ciò che questa notte ci annuncia è che proprio quelle esperienze sono abitate da un amore più forte.
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