"Cari giovani, sentinelle del futuro"
di Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto
Lettera pubblicata su "Il Centro",
Domenica 20 Marzo 2014,
- Pasqua -
“Scrivo a voi, giovani, perché... siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui… E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” (1 Gv 2, 13ss).
Queste parole della prima lettera di Giovanni mi hanno aiutato a scegliere come destinatari di questa riflessione i giovani, in una Pasqua, ancora segnata dalla crisi che riguarda particolarmente loro, dato l’altissimo tasso di disoccupazione che caratterizza oggi il nostro Paese.
Provo a dire come immagino i giovani creatori del mondo che verrà, partendo da una immagine biblica, che si trova nel libro dei Numeri (cap. 13), dove si narra degli esploratori mandati da Mosè a visitare la terra promessa. Ritornando, essi portano il grappolo d’uva, il melograno e il fico, e raccontano quello che hanno visto, trasmettendo una tale emozione, che tutto il popolo decide di affrontare il rischio e di entrare in quel Paese dove abitano i giganti. È l’immagine di quanto dovrebbero fare i giovani di fronte alla crisi in cui ci troviamo. Come gli esploratori, i giovani non sono i capi del popolo, non sono né Mosè, né Aronne; essi non sono neanche i sacerdoti o i leviti, e neppure la grande massa costituita dalle famiglie, dagli anziani, dai bambini. I giovani sono per loro natura gli esploratori, mandati a scoprire il futuro di tutti.
Chi entrerà nella terra promessa, chi la vedrà e la farà sua? Chi ne intuisce già i tratti, ne avverte il sapore e il profumo? Siete Voi, giovani! Voi siete le sentinelle del mattino, che annunciano con i loro sogni e le loro attese il giorno che verrà. Voi siete i primi destinatari del sì che Dio non si stanca di dire al mondo. Voi anticipate il futuro, ce lo fate assaggiare. Chi sta a contatto con voi e sa ascoltarvi, riceve una carica stupefacente di giovinezza e di speranza. Mi chiedo, allora, quali caratteristiche dovrete avere per essere veri esploratori della terra promessa. Come agli inviati del libro dei Numeri, è chiesto a voi di raccontare un mondo ai più sconosciuto: dovete essere dei narratori! Narrare non significa aver capito tutto o voler spiegare tutto. Narrare vuol dire comunicare un’esperienza vissuta in maniera così intensa, da risultare contagiosa di futuro. È questo che è giusto aspettarsi da voi: che ci aiutiate a conoscere, attraverso i vostri racconti, che sono i vostri sogni, le vostre attese, le vostre speranze, un mondo che per tanti aspetti non conosciamo, quello che condividete ogni giorno nelle scuole, negli ambienti di vita, con i vostri amici, con quanti sanno dialogare con voi. Da questo mondo gli adulti spesso sono distanti, incapaci di capirlo. È
evidente, peraltro, che non si può imparare la lingua degli altri senza conoscerli. Chi conosce la lingua dei giovani, chi esplora il mondo che deve venire, siete anzitutto voi. Perciò, noi adulti abbiamo bisogno di voi, perché senza di voi non potremo parlare al futuro; è grazie a voi, se accettate di coinvolgervi nell’avventura di sognare insieme e di organizzare la speranza, che anche noi potremo parlare al domani e costruirlo con voi.
Oltre a essere i narratori della speranza, i giovani, ..." (Bruno Forte)