sabato 29 marzo 2014

"Il primo Papa incontra i pagani" di Silvano Fausti

"Il primo Papa incontra i pagani" 
di Silvano Fausti

Gesuita, biblista e scrittore




«Sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone» (leggi Atti 10, 23b-48 e 11, 1-18)

Il Padre, per smuovere Pietro ad andare dai pagani, mobilita truppe celesti e terrestri. Scomoda anche se stesso e lo Spirito Santo. È in gioco l’identità del Figlio e sua. Il primo Papa, futuro vescovo di Roma pagana, pur riluttante e con molti distinguo è costretto a incontrare chi vorrebbe evitare. Pietro ignora il senso della sua visione e perché debba seguire i tre uomini. Neppure sa che dire o che fare con Cornelio. Capirà lentamente, da ciò che avviene. La realtà è l’unica maestra.
A malincuore e scortato da sei fratelli (At 11,12), segue il soldato e i due che hanno ricevuto l’ordine di «tradurlo» a Cesarea. Cornelio lo aspetta da quattro giorni. Al vederlo, gli si getta ai piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialza dicendo: «Sono uomo anch’io!». È la grande conversione: Pietro si riconosce uomo, come ogni altro; come il Figlio dell’uomo, Figlio di Dio. 

Entrando in casa, «trova riuniti molti». Tra questi ci siamo anche noi. Dietro quella porta c’è la moltitudine del mondo pagano in cui Pietro entra come ospite. Ospite è chi si adatta a chi lo ospita. La vera dimora del cristiano non è la Chiesa, ma il mondo, quel mondo perduto, per il quale il Padre ha dato suo Figlio.
Pietro si premura di dire subito che lui, giudeo, non potrebbe entrare. Ma Dio gli «ha mostrato che non si deve dire immondo nessun uomo». Lui e Cornelio si raccontano le loro visioni. Sono così importanti che, nei capitoli 10 e 11, sono ripetute di continuo: quattro volte quella di Cornelio e tre quella di Pietro. Bisogna ricordarle spesso. Dicono le verità più importanti. Quelle che tendiamo a dimenticare, degradandole a ovvietà scontate. Nessuno dei due sa come finirà la storia. 
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