Veglia di preghiera con Papa Francesco
Al suo arrivo lo hanno accolto il fondatore di Libera Don Luigi Ciotti e il parroco padre Paolo.
Abbraccio fra don Luigi Ciotti e papa Francesco appena sceso dall'automobile per la visita alla parrocchia San Gregorio VII in occasione della veglia di Libera per le vittime delle mafie.
Papa Francesco poi è entrato in chiesa mano nella mano con don Luigi Ciotti.
All’interno del tempio lo hanno salutato il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi e il sindaco di Roma Ignazio Marino.
Il Santo Padre ha stretto le mani dei famigliari delle vittime, una folla lo aspettava davanti alla chiesa.
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Prima di raggiungere il presbiterio della chiesa, il Papa Francesco ha salutato personalmente molti dei 700 familiari delle vittime innocenti delle mafie, che si assiepavano alle transenne che dividono in due settori i banchi dell’aula liturgica.
... Il saluto al Papa in rappresentanza delle oltre 15 mila persone che hanno perso un loro caro per mano della violenza mafiosa è stato pronunciato daStefania Grasso, figlia di Vincenzo Grasso, l'imprenditore di Locri (Reggio Calabria) assassinato dalla ‘ndrangheta il 20 marzo 1989 per le sue denunce contro le richieste estorsive: «Vogliamo andare avanti per testimoniare il loro esempio, la ringraziamo nella certezza che questo di stasera sarà l'inizio di un percorso, ci guardi, Santo Padre», ha detto. «Guardi ognuno di noi, legga nei nostri occhi il dolore della perdita di un padre, di una madre, di un figlio, di un fratello, di una sorella, di una moglie, di un marito. Guardi nel nostro volto i segni della loro assenza, ma anche del loro coraggio, del loro orgoglio della nostra voglia di vivere». E , ha proseguito,«guardi le nostre mani, il loro continuare a fare. Ci guardi, capaci di andare avanti per testimoniare il loro esempio.
Ma soprattutto guardi e legga nel nostro cuore la speranza di coloro che sono certi che le cose possono cambiare». Per questo «continuano a combattere e noi guardiamo a lei, Santo Padre, per ringraziarla di essere qui adesso, oggi qui con noi, nella certezza che questo non sarà un momento ma un percorso da fare insieme: un percorso, un cammino che porti pace, verità e giustizia nelle nostre vite, ma soprattutto nel nostro paese»...
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Papa Francesco - seduto su una semplice sedia accanto a don Luigi Ciotti - ha ascoltato con il capo chino l’elenco degli 842 nomi delle vittime di mafia, nella cui lettura si sono impegnati diversi dei loro familiari ed infine gli ultimi nomi, tra cui quelli dei bambini uccisi nelle ultime settimane, sono stati letti dall'ex procuratore di Torino Giancarlo Caselli.
Il Papa ha assistito alla lunga lettura in silenzio, con gli occhi lucidi per la commozione.
Poi è stato proclamato il Vangelo delle Beatitudini.
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... Nella chiesa di San Gregorio VII, a due passi dal Vaticano, i familiari delle vittime innocenti uccise dalle mafie sono 900, insieme ai ragazzi di Libera, al presidente del Senato Pietro Grasso, alla presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi e al procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. La chiesa è piena, ci sono anziani che hanno perso figlie e figli, ci sono i giovani e anche qualche bambino che hanno avuto le loro madri e i loro padri uccisi. Volti conosciuti, come quello di Maria Falcone – la sorella del magistrato fatto saltare in aria insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta –, i fratelli di don Puglisi e don Diana, il figlio di Pio La Torre.
E poi tante storie meno note ma ugualmente drammatiche, come quella del crotonese Giovanni Gabriele, il padre di Domenico, morto il 20 settembre 2009, dopo 85 giorni di coma, colpito insieme ad altri ragazzi, mentre giocavano a calcio, dai killer della ‘ndrangheta che erano andati lì per uccidere Gabriele Marrazzo. Da qualche anno Giovanni Gabriele gira l’Italia ed entra nelle scuole a parlare di legalità e di giustizia agli adolescenti. E partecipa alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie promossa da Libera e da Avviso pubblico, «perché è importante tenere viva la memoria», ci dice prima di entrare in chiesa. Oggi, insieme agli altri 900 familiari, sarà a Latina per le manifestazioni della Giornata e sfilerà per le strade del capoluogo pontino con la foto di suo figlio appesa al collo, come facevano e fanno le madres dei desaparecidos argentini.
E poi tante storie meno note ma ugualmente drammatiche, come quella del crotonese Giovanni Gabriele, il padre di Domenico, morto il 20 settembre 2009, dopo 85 giorni di coma, colpito insieme ad altri ragazzi, mentre giocavano a calcio, dai killer della ‘ndrangheta che erano andati lì per uccidere Gabriele Marrazzo. Da qualche anno Giovanni Gabriele gira l’Italia ed entra nelle scuole a parlare di legalità e di giustizia agli adolescenti. E partecipa alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie promossa da Libera e da Avviso pubblico, «perché è importante tenere viva la memoria», ci dice prima di entrare in chiesa. Oggi, insieme agli altri 900 familiari, sarà a Latina per le manifestazioni della Giornata e sfilerà per le strade del capoluogo pontino con la foto di suo figlio appesa al collo, come facevano e fanno le madres dei desaparecidos argentini.
«Le persone che sono qui hanno storie e riferimenti diversi. Ma sono accomunate dal bisogno di verità e di giustizia, un bisogno che per molti è ancora vivo e lacerante», dice don Ciotti durante il suo intervento in cui ricorda non solo i morti di mafia.
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