venerdì 31 gennaio 2014

Don Ciotti "Io prete di strada con Bergoglio, così Francesco cambierà la Chiesa"

Don Luigi Ciotti, nei giorni scorsi un incontro importante, quello con Papa Francesco a Santa Marta. Cosa ha provato?

"Ho sentito il Papa come Padre e l'ho scoperto fratello. E io, uomo piccolo piccolo, segnato da limiti e fragilità, ho avvertito con forza la grandezza di questo Papa schietto, fraterno, semplice, capace di accorciare le distanze e di rendere normale lo straordinario. Mi ha colpito la sua capacità di ascoltare, la profondità del suo sguardo, la sua attenzione e dedizione al rapporto umano come strumento di amore, di generosità e di gratuità. E la sua felicità. È un uomo felice perché disinteressato a se stesso, totalmente immerso nella vita e nell'attenzione agli altri".

È un Papa anche capace di forti denunce.
"Questo disinteresse a sé, alle forme e ai simboli del potere, è inversamente proporzionale alla sensibilità di fronte alle ingiustizie. Su questo non fa sconti. Chiama il male per nome, e chi lo commette ha le sue responsabilità. Questa capacità di denuncia contagia. Nella Chiesa sta promuovendo un processo di purificazione dal potere, un ritorno alle radici, all'intransigenza etica del Vangelo. Ma spero che il rinnovamento morale tocchi le coscienze di tutti, laici e cristiani, e faccia capire che il più grande peccato oggi è quello di omissione, del volgere la testa dall'altra parte, del guardare il male e restare con le mani in mano".

Cosa la colpisce di più del Papa?
"La sobrietà, l'essenzialità. Non è ostentata, è vissuta. Francesco ti fa toccare con mano come ciò che conta nella vita è l'essere, non l'avere. Gli averi siamo tutti destinati a perderli, e non c'è niente di piùsaggio che metterli in comune. Ma anche l'essere va condiviso. E il Papa fa capire che la vita piena è quella che accoglie e non trattiene".

Di cosa avete parlato?
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