martedì 10 dicembre 2013

Papa Francesco e l'universo femminile


Il Papa e l'universo femminile


Nella storia della Chiesa, le donne hanno già mosso molto. Hanno mosso vescovi e papi e sono certamente in grado di farlo anche con le conferenze episcopali. Molte grandi sante donne sono riuscite a fare questo nella storia della Chiesa. Sull’esempio di Maria di Magdala, apostola apostolorum, che la mattina di Pasqua ha svegliato gli apostoli dal loro letargo e li ha messi in moto». Così asseriva il cardinale Walter Kasper in una conferenza tenuta nel febbraio di quest’anno sul tema «La collaborazione tra uomini e donne nella Chiesa». Sono parole che anticipano e concorrono nella direzione indicata da papa Francesco nei suoi reiterati interventi riguardo alla questione femminile e al ruolo delle donne nella Chiesa. Dei suoi nove mesi di pontificato non uno è trascorso senza un pronunciamento riguardante le donne, e con dichiarazioni a dir poco incisive, sorprendenti, spiazzanti.
In modo inaudito è il Papa che si sta facendo lealmente interprete delle istanze più profonde e vitali dell’universo femminile. Si sta interrogando e sta interpellando le donne per quello che riguarda il loro destino presente e futuro nella Chiesa.
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Cinquant’anni fa nell’enciclica Pacem in terris Giovanni XXIII annoverava tra i segni dei tempi la partecipazione effettiva della donna nella vita pubblica. È possibile che a cinquant’anni di distanza l’unico risultato compiuto negli organismi centrali della Chiesa sia una concessione spesso simbolica e discutibile di "quote rosa"? Un contesto tutt’altro che roseo se persino il termine "valorizzazione" delle donne è stato spesso inteso come "concessione" alle donne. 
«Io soffro, dico la verità», afferma Papa Francesco, «quando vedo nella Chiesa o in alcune organizzazioni, che il ruolo di servizio – che tutti noi abbiamo e dobbiamo avere – il ruolo di servizio della donna scivola verso un ruolo di servitù». Più volte ha rimarcato questo aspetto e più volte ha chiesto: «Quale presenza ha la donna nella Chiesa?».
Alla luce delle parole del Papa, a questo punto, si prospettano due strade. La prima è quella di un «approfondimento teologico che potrebbe aiutare a meglio riconoscere il possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa», come afferma nell’Evangelii gaudium. «Da qui – dice Francesco – dobbiamo ripartire per quel lavoro di approfondimento e di promozione che già più volte ho avuto modo di auspicare» e che potrebbe anche contemplare un atto magisteriale. Del resto, la Mulieris dignitatem, il primo documento del magistero pontificio dedicato interamente al tema e nel quale Giovanni Paolo II si sofferma sulla pari dignità della donna, offre ulteriori ambiti di indagine e di sviluppo; in particolare per quel che riguarda il concetto di "complementarietà", non del tutto chiarito.
La seconda strada, conseguente o parallela alla prima, è quella della presenza e della collocazione effettiva della donna in quanto tale nell’ambito degli apparati ecclesiali. Strada che si presenta difficile, in assenza ancora di un chiaro pronunciamento magisteriale in questo senso.
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Il crinale storico nel quale attualmente ci troviamo interpella tutti, e un dato è certo: se la Chiesa vuole correre avanti nel segno dei tempi non può lasciare indietro le donne. Semplicemente non può permetterselo.


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