domenica 8 dicembre 2013

Omelia di don Angelo Casati nella 2ª Domenica di Avvento



Omelia di don Angelo Casati 


nella 2ª Domenica di Avvento
Anno A - 8 dicembre 2013




Is 11, 1-10
Sal 71
Rm 15, 4-9
Mt 3, 1-12


Nel tempo dell'attesa ogni anno incrociamo la figura del Battista. Lui fiaccola dell'attesa, fiaccola con la sua parola rovente, ma, ancor prima, con la sua vita non accomodata ai modelli mondani.
Oggi ce ne parlava Matteo. E il fascino era subito nell'incipit della sua narrazione, un fascino impallidito dal fatto che noi da piccoli ne abbiamo sentito il racconto e se n'è attenuata la sorpresa.
Perché parlo di sorpresa? Perché ancora una volta assistiamo, come spesso ci accade leggendo le Scritture Sacre, a una sorta di dirottamento. Ci saremmo aspettati qualcosa di diverso. Viene il Messia, è alle porte il regno di Dio. Dove il luogo della preparazione dell'attesa? "Comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea". La preparazione spirituale è dirottata dai luoghi sacri, il tempio, al deserto. Sto pensando che se in qualche misura le nostre chiese, questa nostra chiesa, non fossero angoli di deserto, non sarebbero, nonostante la loro pretesa, luoghi dell'attesa. Sarebbero luoghi del frastuono, del frastuono religioso, e non delle parole del sottovoce, che si ritraggono e si annullano davanti al mistero, alla venuta di Dio. Il deserto, nell'assenza di voci, è il luogo dell'esperienza di Dio, del faccia a faccia con Dio.
E, lasciatemi dire questo, lo dico a me prima che a voi: se non c'è questo silenzio della Presenza, non succede niente. Usciamo da celebrazioni scenografiche, ma non accade niente. Penso che questa, del deserto, sia una condizione perché accada qualcosa anche a Natale e non sia il Natale di quest'anno un Natale da aggiungere a quelli in cui non è accaduto niente.
Le cose vere accadono nel deserto. Ma dove lo troviamo oggi il deserto?
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