sabato 7 dicembre 2013

JESUS, dicembre 2013 Caro Diogneto - 60 di ENZO BIANCHI


JESUS, dicembre 2013


Caro Diogneto - 60
Rubrica di ENZO BIANCHI



Non posso dimenticare che uno dei miei primi interventi pubblici con una certa risonanza avvenne durante un convegno organizzato da p. Balducci e p. Turoldo a Firenze, nel primo post-concilio, e divenne poi un articolo pubblicato su Rocca. Era la stagione dell’entusiasmo dovuto alla primavera inaugurata da papa Giovanni e dal Vaticano II: stagione della “vittoria” di un nuovo modo di vivere la chiesa e di edificarla da parte di tutti i cristiani; stagione di “riforma” contrassegnata da un’atmosfera di fervore e di impazienza; stagione sulla quale io avvertivo però tanta presunzione, circa gli sviluppi possibili di quella straordinaria svolta.
Sorprendendo non poco gli amici con i quali si dialogava intensamente di riforma liturgica, allora ancora allo studio, di vita ecclesiale in stato di conversione per una conformità più profonda alla chiesa come il Signore l’aveva voluta e di dialogo nella mitezza e nella povertà dei mezzi con l’umanità contemporanea, io misi in guardia da un facile ottimismo.
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Oggi è nuovamente in atto per la chiesa una primavera, inaugurata da papa Francesco. L’entusiasmo è molto: non voglio certo spegnerlo, ma ancora una volta sento il dovere di mettere in guardia me stesso e i miei fratelli e sorelle nella fede. Siamo disposti a bere il calice che Gesù ha bevuto (cf. Mc 10,38; Mt 20,22)? Ogni riforma della chiesa, se è evangelica, è a caro prezzo: per tutti e anche per il successore di Pietro che non potrà attendersi, almeno dall’interno della chiesa, dai suoi, dalla sua casa, facile riconoscimento e facile obbedienza. Sarà più facile che lo ascoltino – come è avvenuto per il Battista e per Gesù – “pubblicani e prostitute” (cf. Mt 21,2; Lc 7,34; 15,1), “samaritani e stranieri” (cf. Lc 17,38; Gv 4,39-40).
Queste ipotesi turbano e non vorremmo sentirle; eppure, se è accaduto a Gesù, al Signore, c’è forse un discepolo che è più grande del maestro (cf. Mt 10,24; Lc 6,40; Gv 15,20)? O un un successore di Pietro che non conosca la passione e la tentazione di sfuggirla rinnegando il Signore e il Vangelo? È ora più che mai di pregare per Pietro, non per una gloria mondana che non può essere sua, ma perché, consolato dal suo Signore, resti saldo e possa confermare noi suoi fratelli (cf. Lc 22,31-32) nel faticoso cammino verso il Regno.

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