sabato 2 novembre 2013

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 45 di Santino Coppolino

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 45 di Santino Coppolino
Rubrica
'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica
di Santino Coppolino



Vangelo: Lc 19,1-10










Nel suo Esodo verso Gerusalemme Gesù percorre la nostra terra, la nostra storia, non tralasciando di visitarci in ogni nostro dramma, in ogni nostra miseria, fin nelle nostre depressioni più profonde, fino a Gerico che ne è il simbolo, situata a circa 400 mt sotto il livello del mare.
Già nel Vangelo di domenica scorsa Egli ci ha detto che nessuno è escluso dall'amore del Padre, e che la Buona Notizia è per tutti, buoni e cattivi, santi e peccatori, farisei e pubblicani, e anche oggi la liturgia ci presenta la figura di un uomo, un pubblicano, anzi il capo dei pubblicani ("hic princeps erat pubblicanorum", traduce San Girolamo). Un principe si, ma servo a sua volta "del principe di questo mondo"(Gv 12,30-31), reso tale dalla bramosia del potere e del denaro.
Il suo nome è Zaccheo (che significa:"Yahweh ricorda") ed è basso di statura e cioè che, essendo ricco è schiacciato dal peso del potere e dei beni e non riesce a vedere la presenza di Gesù, non ne è all'altezza. Anche di uno come lui "Yahweh si ricorda", perché "anche lui è figlio di Abramo" , cioè figlio della promessa, di quel patto al quale il Signore è rimasto sempre fedele nonostante le nostre tante infedeltà. Gesù "deve" fermarsi a casa di Zaccheo perché questo è il progetto del Padre; quello che Gesù compie corrisponde al sogno di Dio sull'umanità, "che nessuno di loro vada perduto"(Gv 17,12) . Il frutto di questo incontro fra Gesù e Zaccheo è la trasformazione della vita di quest'ultimo, è la "metànoia", il cambiamento di mentalità necessario per potere entrare nel Regno (Mc 1,15), è la scoperta che "c'è più gioia nel dare che nel ricevere" (At 20,35), perché questa è l'essenza stessa di Dio: puro dono di sé per amore. Trasformazione che porterà Zaccheo "a fare giustizia", a liberarsi di quella zavorra che gli impediva di vedere Gesù, "fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo"(Ef 4,13).