martedì 20 agosto 2013

Don Stefano Giaquinto: non un eroe, non un prete anticamorra, ma... un prete!

«Io continuo sulla mia strada, non mi fermano. Sono solo un prete, non un eroe. E le mie porte sono aperte a tutti, anche a loro. Ma questa terra deve cambiare, non solo terra di camorra, ma di don Peppe Diana e della tante vittime innocenti». Così don Stefano Giaquinto, parroco di Santa Maria della Vittoria a Casagiove si rivolge agli autori dell’ennesima intimidazione. Nella notte di Ferragosto qualcuno ha ammassato rifiuti ingombranti e speciali accanto al centro "Il Nazareno" che si occupa di tossicodipendenti e di altre situazioni difficili. Meno di due mesi fa lo stesso centro parrocchiale, fondato 15 anni fa dal giovane sacerdote, era stato danneggiato: distrutte le fioriere e il piccolo monumento ai "martiri per la pace" e imbrattata l’edicola della Madonna. Don Stefano, piccolo (ma solo di statura...) e combattivo sacerdote casertano alle minacce c’è abituato. Anche quelle di chi è entrato con le pistole nella chiesa. Una chiesa che ogni domenica ospita cinque Messe affollatissime e che per la festività dell’Assunta non è stata sufficiente. Messa in piazza con più di mille fedeli. E il parroco all’omelia ha pronunciato parole molto forti. «Ho ricordato che nella città si spaccia droga, si chiede il pizzo, che c’è tanta illegalità». 
Parole di denuncia ma accompagnate anche da altre non meno importanti. «Qui c’è tanto impegno, c’è tanta speranza. Ho ricordato quello che ha detto Papa Francesco: "Non lasciatevi rubare la speranza"». É quello che don Stefano ripete ai tantissimi giovani che partecipano alle iniziative parrocchiali...

Ha coniato una nuova definizione di Gesù di Nazareth: il primo diffidato della storia. Come a sottolinearne la volontà di ribellione rispetto al malcostume di quell’ epoca. Don Stefano Giaquinto, parroco a Casagiove, ieri sera ha fatto di nuovo ricorso a quella definizione nel corso della funzione religiosa celebrata in piazza nel giorno di Ferragosto dedicata all’Assunta ed è tornato a parlare di “antimafia sociale”, a richiamare i cittadini ad assumere un atteggiamento fermo di condanna contro l’illegalità.Don Stefano Giaquinto ha ringraziato i suoi giovani dall’altare (“il pilastro della mia vita”) e qualche minuto dopo la fine della funzione religiosa ha postato sul suo profilo di Facebook l’ennesimo atto di sfida alla criminalità: “Noi siamo + forti della camorra”. Ma qualche ora dopo, secondo la ricostruzione dello stesso sacerdote alle 3.30 della notte, qualcuno ha inteso lanciargli un messaggio dando fuoco a masserizie e rifiuti ammassati in fretta e furia in piazzale Montecupo, poco distante dalla sua chiesa: “Vergognatevi… – ha attaccato don Stefano – agite sempre all’ oscuro… Questo è lo spettacolo di stanotte” ha scritto postando le foto dell’incendio. Concludendo così: “Vado x la mia strada… Non siete nessuno!!!”...

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Don Stefano è un prete. Non un prete anticamorra, il prete anticamorra non esiste. Un prete, cioè un uomo che vive tra gli uomini, veste come loro, mangia come loro, lavora come loro, Un uomo, però, affascinato, ammaliato, sedotto da Cristo. Non è il desiderio di fare il bene o l’impegno a favore dei derelitti a fare il cristiano. No, si è cristiani perché credenti e innamorati del Dio fatto uomo. La lotta tra il bene e il male ha radici antiche. A prima vista sembra che il male vinca. L’egoismo umano spinge gli uomini a farsi furbi, a non andare per il sottile, a mentire, a rubare per aver di più. I cristiani sanno che le cose stanno all’esatto opposto. Tra loro c’è chi avverte un richiamo particolare, una voce che gli altri non possono sentire e che li invita a percorrere la strada del sacerdozio. 
All’inizio: sconcerto, imbarazzo, paura. Poi scelgono. Vanno. Con un pizzico di incoscienza e un coraggio che non sapevano di avere. Vanno per strade sconosciute, sapendo di dover fare i conti con le loro fragilità. Qualche volta ha paura, il prete. Altre volte, invece, sente dentro una forza che lo fa più forte di Sansone. E parla un linguaggio chiaro. Trasparente. Bello da sentire. Tocca le corde più profonde dell’essere umano e lo trasforma. Lo converte. La vita del prete è un’avventura unica. Stupenda. Meravigliosa. Parola di prete. Provare per credere...

Pubblichiamo, di seguito, la lettera aperta ad un camorrista che il parroco della chiesa di Santa Maria della Vittoria, don Stefano Giaquinto, ha diffuso durante le festività pasquali. (Pasqua 2010)