In partenza per Rio... |
Sono in molti a parlare di nuovo di "primavera della chiesa" inaugurata da papa Francesco.
Chi ha vissuto la primavera annunciata da Pio XII nel maggio 1958 e inaugurata da papa Giovanni e dal concilio Vaticano II, non si aspettava più una nuova stagione ricca di speranza e di aperture. Soprattutto dopo gli ultimi due decenni. E invece? Anche questo va riconosciuto: papa Francesco ha acceso nei cuori un'attesa, delle speranze per una chiesa che si rinnova, che continua la sua incessante riforma.
Questo giudizio positivo e soprattutto questa attesa dipendono e da alcune parole e da alcuni gesti: come quelli compiuti ieri, che ci hanno mostrato per la prima volta un Papa salire la scaletta dell'aereo portando in mano la sua cartella, senza affidarla ai suoi collaboratori. Come se Francesco dicesse: nessuno deve portare un peso al posto mio. E poi atterrato in Brasile, è salito su una piccola utilitaria, una Fiat Idea, che era la macchina più piccola del corteo. Cominciamo, dunque, con i gesti. In quattro mesi non possono essere tanti, anche se quei pochi sono stati subito raccontati come "i fioretti di papa Francesco", perché semplici, eloquenti e anche singolari, come quelli del Poverello di Assisi. Eletto papa il 13 marzo, Francesco si è affacciato in piazza San Pietro e prima di impartire la benedizione apostolica al popolo, ha chiesto che il popolo invocasse per lui la benedizione di Dio e si è inchinato in un silenzio di adorazione a Dio, di preghiera a Dio, ma anche di profonda comunione. Questa azione di Francesco, che ha stupito e toccato i cuori di quanti nel mondo volevano conoscere l'identità del nuovo papa, va valutata in se stessa, come gesto suo personale, che appartiene al suo stile nell'esercizio del ministero pastorale.
Sì, con papa Francesco si è avvertito "qualcosa di nuovo oggi nel sole" (Giovanni Pascoli)… E così, senza maggiorare ma neppure dimenticare tale atto, occorre raccontare la sua volontà di semplicità, di cui i credenti avevano nostalgia fin dalla morte di papa Giovanni. La sua veste sobria, la sua croce pettorale non d'oro e non gemmata, la scomparsa del trono e di orpelli che ricordavano "i diritti della corona", il suo viaggiare in autobus con gli altri cardinali per fare ritorno a Casa Santa Marta, il suo sedersi alla tavola dei confratelli per i pasti senza pensare subito a una sua tavola e a suoi invitati, il suo salutare con entusiasmo e coinvolgimento negli abbracci e nelle strette di mano chi lo incontra, il suo linguaggio umanissimo: tutto questo ci ha dato una nuova immagine del vescovo di Roma...
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... al rientro a Roma. |
Durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo in ritorno da Rio, Papa Francesco a proposito del contenuto della borsa di cuoio nera
«Sono salito sull'aereo portando la mia borsa perché sempre faccio così. Che cosa c'è dentro? Il rasoio, il breviario, l'agenda e un libro da leggere: ho portato un libro su Santa Teresina, della quale sono molto devoto. È normale portarsi la borsa, dobbiamo essere normali, dobbiamo abituarci a essere normali e sono un po' sorpreso del fatto che l'immagine della borsa abbia fatto il giro del mondo. Comunque non era la valigetta con la chiave per la bomba nucleare...».